L’Unione europea è a un punto cruciale della sua storia. Lo si capisce sin dalle prime dichiarazioni dei leader al vertice informare di Bruxelles sul divisivo argomento dell’immigrazione.
In sintesi: prende sempre più corpo l’idea degli hotspot in Paesi terzi, possibilmente sotto egida Onu; ma anche una revisione dell’accordo di Dublino, chiesta non solo dall’Italia. Infine, in mancanza di una posizione unanime potrebbe prefigurarsi una sorta di “intesa” di volenterosi: è quanto potrebbe trasparire dalle parole si di Angela Merkel sia di Emmanuel Macron. «Trovare una soluzione comune» senza puntare il dito su altri Paesi è il messaggio del premier maltese Joseph Muscat e anche di quello austriaco Sebastian Kurtz.
La proposta italiana
Con la proposta italiana sulla gestione dei flussi, intitolata “European Multilevel Strategy for Migration”, l’Italia, ha detto Giuseppe Conte al suo arrivo a Bruxelles, «vuole affrontare il problema in maniera strutturale, lo chiedono le nostre opinioni pubbliche». La proposta italiana «è basata su un nuovo paradigma di soluzione dei problemi della migrazione». Il governo italiano punta al superamento totale dell’accordo di Dublino, che prevede, lo ricordiamo, il criterio del “primo paese di sbarco” e rilancia l’idea dei «Centri di protezione internazionali nei Paesi di transito, intensificando i rapporti tra Ue e Paesi terzi». Uno scenario che, dalle prime dichiarazioni, potrebbe raccogliere numerose adesioni da parte degli altri paesi presenti al summit.
Merkel e Macron
Mentre il premier italiano Giuseppe Conte annuncia la richiesta di «superamento totale dell’accordo di Dublino» – vale a dire il «criterio del primo paese d’arrivo» che deve farsi carico dei migranti e troppo spesso rischia di essere proprio l’Italia – la cancelliera tedesca Angela Merkel dice di non intravedere una posizione unanime tra pochi giorni all’incontro ufficiale del 28 e 29 maggio. E che quindi potrebbero servire nel frattempo intese tra due o tre Stati.
Le fa eco il presidente francese Emmanuel Macron: «Può esserci cooperazione tra i 28 Paesi membri della Ue, oppure tra più Stati che vogliono proseguire insieme». Una frase che suona come un warning verso quegli Stati che sul tema immigrazione stanno mostrandosi meno collaborativi e con le posizioni più dure, come il gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca), infatti oggi non presenti. «Questo richiede la responsabilità di ciascuno e spirito di solidarietà per condividere il peso che alcuni Paesi conoscono», ha detto Macron.
«Dobbiamo ridurre l’immigrazione clandestina, lo dobbiamo fare in modo umano, e con metodo – ha proseguito il presidente francese –. Il metodo che adotteremo oggi è quello che la Francia sta spingendo da alcune settimane: lavorare assieme, con i Paesi di origine o transito, fuori dell'Unione europea. Abbiamo già cominciato a farlo e ha dato i primi risultati. Continueremo, che si tratti della Libia, di altri Paesi africani, o Balcani».
Macron ha poi proseguito con un’esortazione: «Non ci dimentichiamo mai chi
siamo e da dove veniamo, non ci dimentichiamo mai i nostri principi e i nostri valori e su questo punto sono irremovibile. Quando l’Europa tradisce i suoi valori dà il peggio di sè». Il presidente francese ha anche sottolineato l’importanza di cercare «soluzioni efficaci».
La cancelliera tedesca
«Oggi è un incontro molto importante» per trovare «accordi bilaterali e trilaterali sul tema della migrazione» ha detto Angela Merkel. «L’aspettativa è che si possa trovare una soluzione comune in questi giorni», in vista del vertice europeo di giovedì. «Sappiamo – ha aggiunto – che non esiste ancora una soluzione europea, quindi si tratta di trovare accordi bilaterali, di come possiamo aiutarci a vicenda e trattarci reciprocamente in modo equo e onesto».
Le tre priorità indicate dal Belgio
«Una riunione per arrivare a mediazioni, per arrivare a prendere delle decisioni». È il parere del premier belga Charles Michel al suo arrivo al minivertice convocato a Bruxelles dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, che ha indicato gli elementi più importanti sul tavolo. Tre le priorità del summit sui migranti sul quale aleggiano le fortissime tensioni incrociate tra Italia e Francia e al quale si presenta una Germania in una posizione delicata a causa degli equilibri interni. Proprio la cancelliera Merkel, arrivando al summit ha detto lapidariamente di non intravere un accordo unanime al vertice ufficiale della prossima settimana sui temi dell’immigrazione e che saranno necessari accordi bilaterali o trilaterali tra i vari Paesi.
«La prima priorità - ha detto Michel - se vogliamo salvaguardare la libera circolazione all'interno dell'area Schengen, è avere un controllo forte alle frontiere esterne europee. La seconda priorità è andare a fondo su questi hotspot nei Paesi terzi per vedere come funzionano sotto il profilo del diritto internazionale» Una soluzione caldeggiata anche dal Lussemburgo, con l’ipotesi di supervisione Onu. E la terza priorità, per il premier belga, è che «Dublino possa essere riformata, in modo tale che si possa coniugare responsabilità e solidarietà».
L’appello e il richiamo dell’arcivescovo di Milano
Il vertice europeo informale sui migranti, a Bruxelles, è il naturale destinatario del documento firmato dal Consiglio pastorale diocesano con l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.
«Che cosa sta succedendo nel Mediterraneo, in Italia e in Europa? I cristiani che sono cittadini italiani vorrebbero sapere, vorrebbero capire», si legge nel documento rivolto impolicitamente alle istituzioni italiane, oltre che alla comunità cristiana, ma anche alla comunità internazionale: «L’Europa e l’Italia non possono rassegnarsi all’impotenza, a interventi maldestri, a logorarsi in discussioni e contenziosi, mentre uomini e donne, bambini e bambine muoiono in mare, vittime di mercanti di esseri umani».
E i governanti italiani – prosecue il documento – non possono sottrarsi «al compito di spiegare quello che stanno facendo, di argomentare di fronte ai cittadini il loro progetto politico, che onori la Costituzione, la tradizione del popolo italiano, i sentimenti della nostra gente».
«Vorremmo che nessuno rimanga indifferente, che nessuno dorma tranquillo, che nessuno si sottragga a una preghiera, che nessuno declini le sue responsabilità»: si chiude così il documento firmato dal Consiglio Pastorale Diocesano con l'arcivescovo di Milano Mario Delpini, che esprime «un condiviso disagio» per quanto sta accadendo sulla questione migranti
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