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Migranti, Merkel cede ai falchi per sopravvivere in casa. Oggi vertice…

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accordo fra germania e 1 4 Paesi

Migranti, Merkel cede ai falchi per sopravvivere in casa. Oggi vertice decisivo con Seehofer

Il summit sui migranti non è servito a trovare un accordo fra 28 Paesi Ue ma a fare in modo che ogni leader portasse a casa un risultato immediatamente spendibile. «L’accordo è fragile», titola il Monde, «l’Europa si arrangia», scrive il Financial Times; «è stato un grande esercizio di crisis management in cui però si è fallito l’obiettivo di riscrivere il regolamento di Dublino sui richiedenti asilo. Anzi, si è tornati a soluzioni pre-Dublino», scrive Politico. Soprattutto è crollata l’unità di intenti di facciata.

Al di là di vincitori e vinti - classifica più che mai aleatoria - rimane un accordo vago che pone nuove questioni più che risolvere quelle esistenti: nessuno, né paesi Ue né quelli nordafricani si è fatto avanti per dare ospitalità ai nuovi centri migranti né alcun governo di buona volontarietà ha detto che in futuro accetterà richiedenti asilo.

Merkel incassa i respingimenti e allontana la crisi

Come sa bene un politico di classe come Angela Merkel, la vaghezza è la soluzione migliore in situazioni difficili. È stata il capo di governo che più si è battuto per i migranti durante la crisi del 2015 accogliendo oltre un milione di rifugiati in Germania ma in queste ore ha dato prova, forse costretta, del suo leggendario pragmatismo: ha infatti firmato un sottoaccordo con 14 Paesi Ue che si riprenderanno i rifugiati che lì hanno fatto la prima richiesta d’asilo. Mai come stavolta un negoziato politico ha rivelato la sua vera natura, il perseguimento dei propri interessi attraverso la mediazione. Mai come questa volta Merkel non è riuscita a tenere tutto insieme: semplificando brutalmente, tra un’Unione pur di facciata e la sua sopravvivenza ha scelto la seconda. Anche se lo aveva detto giorni fa, un accordo a 28 è impossibile, si procederà attraverso la cooperazione fra singoli stati.

Dodici ore dopo un summit su una invasione che non c’è, Merkel torna in casa e incassa l’apertura di Markus Söder, governatore della Baviera, falco della Csu che considera il risultato «più di quanto si era pensato inizialmente». Gli accordi bilaterali renderanno più semplice l’espulsione dei rifugiati che si sono precedentemente registrati altrove.

Si può comprendere la strana reazione del falco Söder ma soprattutto si registra l’improvviso atteggiamento conciliante del ministro dell’Interno Horst Seehofer, colui che ha aperto la crisi di governo ai danni della cancelliera e che oggi vedrà la cancelliera per fare il punto sulle conclusioni del vertice europeo, in un incontro decisivo per le sorti del governo tedesco.

Merkel ha oggi inviato un documento di otto pagine ai leader che sostengono la sua coalizione con la lista dei 14 Paesi Ue che hanno fatto un accordo con la Germania. Un suo portavoce si è poi affrettato a precisare «non vi saranno repingimenti unilaterali» così smentendo la lettura più dura del capogruppo bavarese Csu, Alexander Dobrindt.

La lista dei 14 Paesi sorprende. Ecco dunque che tre Paesi del famigerato quartetto di Visegrad, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca si sono detti disposti a stringere patti con Berlino, secondo il documento ottenuto da Reuters (Ungheria e Repubblica Ceca hanno poi smentito l’esistenza di simili accordi). Una firma che a ben vedere comunque sarebbe costata poco perché il numero dei richiedenti asilo in quei paesi è già di per sé basso (nel 2017, ad esempio, solo 3.400 hanno presentato richiesta in Ungheria).

Fra gli altri Paesi che hanno firmato questo accordo con la Germania, anche Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia. Ai 14 poi 12 si aggiungono Grecia e Spagna che hanno siglato con la Germania accordi separati ufficializzati subito dopo il vertice a Bruxelles.

Nell’elenco manca l’Austria, il giovane cancelliere Sebastian Kurz si muove sul filo, da una parte dice che non vuole acuire le tensioni nella Ue ma dall’altra si oppone a questo sottoaccordo che placa gli amici bavaresi. Una soluzione unilaterale della Germania, con il respingimento al confine dei migranti, dice Kurz al tabloid Bild, porterebbe ad un «effetto domino» e l'Austria metterebbe in atto analoghe misure al confine meridionale.

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