Sarà una Brexit «hard», «soft» o addirittura non ci sarà un accordo? Ciascuno di questi scenari avrebbe un impatto diverso da punto di vista doganale e delle scelte di pianificazione delle imprese.
Una hard Brexit comporterebbe il fallimento dei negoziati tra la Ue e Londra sul lato doganale, il disconoscimento dei criteri di origine preferenziale e di conseguenza l’applicazione dei dazi per tutte le merci movimentate tra i due sistemi.
Al polo opposto, se il negoziato andrà a buon fine si porrebbero le basi per un accordo di libero scambio fondato, come tutti gli accordi del genere, sui protocolli di origine preferenziale. Questo significa che le merci originarie dalla Ue arriverebbero senza dazio in Gran Bretagna e viceversa. Verrà istituita un’unione doganale pura (sul modello di quella già siglata tra Bruxelles e la Turchia) o, come più probabile, verrà approvata un’area di libero scambio (sul modello di quella esistente con la Svizzera). Nel primo caso, una volta immesse in libera pratica in uno dei due sistemi, le merci potranno liberamente circolare senza dazio; nel secondo caso, invece, solo le merci effettivamente originarie dalla Ue o dalla Gran Bretagna potranno viaggiare in esenzione, e non anche quelle immesse in libera pratica ma originarie di altri Paesi.
Che cosa succederebbe, invece, nel caso di un no deal? Se non dovessero essere raggiunti accordi commerciali, i due sistemi potranno continuare a dialogare utilizzando la base normativa e, soprattutto, la base tecnica condivisa. Il Regno Unito ha infatti recepito con un atto normativo tutta la disciplina e la giurisprudenza doganale unionale, cautelandosi dunque da lacune normative che si sarebbero presentate con eventuali strappi improvvisi.
Per la Ue la Gran Bretagna sarebbe però a tutti gli effetti un Paese terzo, come la Cina, il Brasile o l’Australia. Questo significa che tutte le merci da lì provenienti o originarie sconterebbero un dazio all’importazione.
In ogni caso, la pianificazione dei flussi delle imprese sarà strategica, come decisivo sarà il ruolo svolto dalle compagnie di logistica e dai regimi sospensivi previsti dalla regolazione doganale. Spostare un hub o differenziare i flussi di mercato permetterà alle imprese di risparmiare i costi diretti dei dazi e quelli indiretti della gestione operativa di inutili duplicazioni. I prodotti destinati alla Gran Bretagna, ad esempio, dovranno essere trattati nella Ue in regime sospensivo, quando non direttamente inviati a destino; insomma, i canali di ingresso e di uscita devono essere riconsiderati per trasformare la Brexit in una chance di business.
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