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Est Europa, sulle fatture 2 mesi di ritardo

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Est Europa, sulle fatture 2 mesi di ritardo

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La frenata tedesca e l’avvitamento dell’economia turca. C’è una doppia lettura dietro all’edizione 2018 del “Barometro Atradius sui comportamenti di pagamento tra aziende a livello internazionale” che, questa volta, fotografa i ritardi nella liquidazione delle fatture clienti-fornitori nell’area dell’Est Europa. Nel report – come di consueto – vengono riportati i risultati di un sondaggio sui comportamenti di pagamento condotto presso 1.400 aziende della regione, attive sui mercati domestici e sull’export.

Il barometro

Il sondaggio è stato condotto in Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Romania e Turchia ed evidenzia come i ritardi di pagamento sfiorino, mediamente, i 2 mesi (55 giorni, per l’esattezza).

Si va dai “soli” 41 giorni di ritardo della Repubblica Ceca ai 42 di Slovacchia e Ungheria. Si toccano, in media, i 47 e 48, rispettivamente, in Romania e Bulgaria, sino ai 56 giorni di ritardo medio, nella liquidazione delle fatture, della Polonia. Fuori standard – per questioni strettamente legate alle proprie difficoltà economiche e al tracollo del valore della moneta locale – il caso della Turchia, che ormai paga le fatture a quasi 100 giorni (per l’esattezza, 97).

Non solo. Il 25% delle aziende intervistate (cioè 1 su 4) prevede un ulteriore peggioramento, con ulteriore dilazione dei tempi, nel corso dei prossimi 12 mesi. I maggiori timori, in tal senso, sono espressi dalle aziende in Turchia (43% degli intervistati) e Romania (30 per cento). Un rallentamento dei tempi di pagamento delle fatture da parte dei clienti può indebolire la posizione di liquidità dei fornitori, rallentandone di conseguenza le tempistiche di pagamento, a loro volta, ai propri fornitori. In Est Europa, nell’arco dei prossimi 12 mesi solo il 13% degli intervistati si attende un miglioramento.

Rispetto allo scorso anno, sono aumentati in Est Europa i ritardi di pagamento su fatture dovuti a liquidità insufficiente da parte dei clienti sul mercato domestico. È quanto riporta il 68,8% delle aziende fornitrici intervistate nella regione (contro il 58,4% dello scorso anno).

Ma c’è un aspetto che colpisce. Il 31% degli intervistati ritiene i ritardi di pagamento su fatture una forma alternativa di finanziamento messa in atto dai clienti. A questo si aggiunge che il motivo più frequente per l’inesigibilità dei crediti commerciali insoluti è stato il fallimento o la cessazione di attività del cliente, casistica riportata dal 64,2% delle aziende fornitrici intervistate (contro il 55,8% dello scorso anno). Si rileva, tuttavia, che il 66% delle aziende intervistate nella regione utilizza la fatturazione elettronica dallo scorso anno. Una pratica diffusa maggiormente in Repubblica Ceca (78% degli intervistati ne fa uso), Polonia (72,6%) e Slovacchia (70,2 per cento). Metà delle aziende che la utilizzano ritiene che l’e-invoice abbia portato a un netto miglioramento delle tempistiche di incasso delle fatture.

«Il minor traino dell’export, fortemente legato alla produzione tedesca – ha spiegato Silvia Ungaro - Corporate communications manager di Atradius Italia e responsabile del Barometro – è certamente tra i motivi che rendono comunque importanti i ritardi di pagamento nell’area. In pratica, per economie come la Polonia, la Repubblica Ceca o l’Ungheria, quando diminuiscono gli ordini dalla Germania, l’intero sistema, che è fortemente interconnesso, ne risente. Un altro aspetto che fa riflettere è l’affermazione di alcuni intervistati, secondo i quali, mancati o ritardati pagamenti sarebbero legati a carenze di liquidità e all’utilizzo di questa pratica come forma alternativa all’autofinanziamento. In questo modo, però, si rischia di mandare in crisi le capacità di investimento di interi comparti».

I rischi in prospettiva

Il sondaggio Atradius in Est Europa riporta, inoltre, le opinioni delle aziende in merito ai principali rischi di un possibile rallentamento della crescita economica globale nei prossimi sei mesi. Al momento, la crescita economica globale continua a rafforzarsi e si prevede che acceleri ad un 3,2% nel 2018. Tuttavia sono in significativo aumento i fattori di rischio, tra cui in primis il protezionismo e la politica monetaria statunitense, il riposizionamento dell’economia cinese oltre a rischi di natura geopolitica. È comunque il rischio che il protezionismo statunitense possa trasformarsi in una vera guerra commerciale l’elemento di pregiudizio per la crescita economica globale più temuto da parte delle aziende intervistate in Est Europa. Circa il 38% a livello regionale, fino al 53% in Turchia, si esprime il tal senso.

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