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bruxelles in pressing

Dai lavoratori ai trasporti, corsa contro il tempo per un nuovo accordo quadro Ue-Svizzera

(Marka)
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Sono settimane importanti, queste, per i rapporti tra Svizzera ed Unione Europea. Da qui a fine anno potrebbero esser messi in gioco gli equilibri raggiunti da Berna e Bruxelles negli anni passati. «Il tempo stringe per la Svizzera», ha detto nei giorni scorsi alla televisione pubblica elvetica Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea. «Negoziate con me, concludete con me, perché tra un anno non ci sarò più», ha aggiunto Juncker, che ha indicato di volere una nuova intesa d’insieme con Berna ma di non volere che questa intesa si accavalli con Brexit. E un’accelerazione è stata chiesta ieri anche da Johannes Hahn, commissario europeo per la politica di vicinato.

I settori coinvolti
Ma su cosa l’intesa, visto che sono sempre in vigore gli Accordi bilaterali tra Svizzera ed Ue? Il fatto è che l’Unione Europea da tempo vuole un nuovo Accordo quadro con Berna, in modo da confermare gli accordi su trasporti, libera circolazione, commerci e quant’altro, ma anche da aggiungere altri capitoli, tra cui quelli del tribunale arbitrale per le vertenze sui bilaterali stessi, delle misure di sostegno ai lavoratori residenti in Svizzera (viste come protezionistiche da Bruxelles), delle garanzie concesse alle banche cantonali pubbliche elvetiche (idem). C’è a questo punto anche da regolare la piena equivalenza della Borsa svizzera, passaggio fondamentale sul versante finanziario dal punto di vista elvetico, concessa dalla Ue solo sino alla fine di quest’anno.

Le posizioni dei partiti elvetici...
Il Governo svizzero, di cui fanno parte esponenti di tutti i principali partiti, in linea di principio è favorevole ad un nuovo Accordo quadro. Ma deve fare i conti con forti opposizioni nel Paese. L’uomo in prima linea è il ministro degli Esteri, il liberale ticinese Ignazio Cassis, che si trova nello scomodo ruolo di duplice mediatore: tra Berna e Bruxelles, tra Governo e opposizioni interne. All’estero, anche in Italia, è stato accusato di essere sovranista; in patria viene accusato a Berna dalla destra più nazionalista e in Ticino dai leghisti di essere invece al servizio della Ue; infine ci sono malumori nella sinistra sindacale, schierata a difesa delle misure per i lavoratori residenti. Cassis nelle scorse settimane ha lasciato intendere di essere favorevole anche ad un “accordo-light” con l’Ue, rinviando le questioni più spinose. Un’intesa leggera potrebbe riguardare anzitutto il tribunale arbitrale.

...e quella di Bruxelles
Bruxelles però sin qui non ha dato il suo assenso ad un accordo solo light. L’Udc, partito della destra nazionalista, d’altro canto respinge l’idea di “giudici stranieri” e, in più, ha raccolto le firme per un nuovo voto popolare sulla libera circolazione. Nel febbraio 2014 l’Udc vinse di misura nel voto che poneva alcuni limiti alla libera circolazione, il Governo poi trovò un faticoso compromesso, che andava bene anche alla Ue. Ma ora l’Udc ci riprova, per un no completo. Se, quando si voterà, passasse questo no, tutta la costruzione degli Accordi bilaterali verrebbe messa in discussione, perché la Ue non accetta accordi “à la carte”.

I rapporti economici Ue-Svizzera
L’Unione Europea rappresenta circa il 50% dell’export elvetico e quasi il 60% dell’import, è dunque la principale area economica di riferimento per la Svizzera. I sondaggi continuano a mostrare un no della maggioranza degli svizzeri all’adesione alla Ue. Ma liberali, democristiani, socialisti, seppure in modo diverso tra loro, vogliono comunque avere ampi Accordi bilaterali con Bruxelles. L’Udc, che pure a suo tempo si era schierata a favore dei bilaterali (in alternativa all’adesione alla Ue), negli ultimi anni ha cambiato idea e ora sostiene che la Svizzera se la può cavare bene anche senza i bilaterali con Bruxelles. In questo l’Udc è tra l’altro in singolare contrasto con il mondo delle imprese, in gran parte schierato per i bilaterali.
La Ue dovrà badare nella prossima fase alla Brexit ed alle elezioni europee che si avvicinano. La Svizzera dal canto suo rischia equilibri interni ancora più complessi. Se non ci fosse nessuna nuova intesa tra Berna e Bruxelles entro fine anno, la partita potrebbe allungarsi a data da destinarsi, con esito incerto.

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