Quaranta minuti e nessun appaluso. Quando dice «Ho fatto più di qualunque altro nella storia» dall’assemblea si leva un brusio
che diventa risata generale. «Non mi attendevo questa reazione, ma ok...». Questa la seconda volta di Donald Trump all’Assemblea
generale dell’Onu che non è molto diversa dalla prima: i toni sono sempre bellicosi, solo che stavolta il destinatario delle
minacce non è più la Nord Corea - addirittura il tycoon ringrazia Kim Jong Un per i progressi fatti assieme agli altri leader
asiatici - il nemico è l’Iran, il regime «corrotto».
Gli Stati Uniti, dice, «sono pronti a imporre nuove sanzioni sull'Iran che deve rimanere isolato fino a che continuerà a
sostenere il terrorismo e finchè le sue
aggressioni continueranno», dice Trump, chiedendo a tutti i Paesi di isolare Teheran.
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Poi il presidente Usa torna ad attaccare l’Opec: «I paesi dell’Opec devono smetterla di aumentare i prezzi», ma soprattutto con la Cina gli scambi commerciali devono essere giusti e reciproci, dice Trump. Le parole del presidente americano seguono l’imposizione di dazi per 200 miliardi di dollari sul Made in China. Trump lancia così il suo monito alla Cina: le distorsioni del mercato da parte di Pechino «non possono essere tollerate».
«Aiuteremo solo i Paesi che ci rispettano» dice solineando come «la
libertà sopravvive solo in Paesi dove regna la sovranità e l'indipendenza».
La sua dottrina che non è solo politica ma anche economica, infine: contro il globalismo, a favore del patriottismo: «Non rinunceremo mai alla nostra sovranità in favore di una burocrazia globale non eletta e non perseguibile. L'America è governata da americani». Il presidente Usa ha messo in guardia le nazioni del mondo la cui sovranità è messa a rischio anche da «nuove forme di dominio e coercizione».
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