La Babele fiscale europea provoca un danno di almeno 70 miliardi di euro all’anno ai Paesi della Ue. I pochi fortunati che non subiscono questa emorragia sono i “magnifici sette” che la Commissione europea definisce testualmente «aggressivi». L’elenco comprende il Lussemburgo, il Belgio, l’Olanda, Irlanda, Malta, Cipro e (parzialmente) l’Ungheria.
«Il risultato pratico della pianificazione fiscale aggressiva è la distorsione della competizione tra le società e la distrazione sleale di risorse dagli obiettivi di spesa dei governi nazionali»: è la stessa Commissione europea che il 7 marzo 2018 lo afferma in un report inviato al Parlamento e al Consiglio europeo, alla Bce e all'Eurogruppo.
Paradisi fiscali
È inutile girarci intorno. Come afferma Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze nei governi di centro-sinistra tra il 1996
e il 2008, «in Europa esistono paesi che sono sostanzialmente dei paradisi fiscali». Picchia ancora più duro Giulio Tremonti,
ex ministro delle Finanze nei governi di centro-destra tra il 1994 e il 2011, sostenendo che nella Ue «esiste una zona di
Stati piccoli che effettivamente fregano gli altri» e che la cifra dei 70 miliardi è ampiamente sottostimata.
In effetti il dato tiene conto soltanto dei mancati introiti fiscali all'interno dei paesi Ue ma dal calcolo resta esclusa la perdita di gettito per tutti gli altri paesi, Stati Uniti inclusi, dove i giganti del web - da Apple ad Amazon, passando per Google - la fanno da padroni.
Vista con gli occhi del contribuente e se si guarda il parametro delle imposte dirette per le società, l’Unione europea è una chimera. Anche quando sembra che le aliquote non siano poi così penalizzanti o così differenti da paese a paese.
Prendiamo il caso di Malta. Sulla carta l’aliquota ordinaria è del 35%, contro il 24% dell'Italia, ma in realtà Malta prevede un meccanismo di rimborsi ai soci delle imposte corrisposte dalla società, anche se gli azionisti non sono residenti nell'isola. E che dire del Lussemburgo? L'aliquota ordinaria è del 18%, alla quale si aggiungono una sovrattassa del 7% e una addizionale comunale variabile. In realtà anche qui la cronaca recente ha rivelato come con il meccanismo degli accordi fiscali tra governo e singole società, per alcune multinazionali l'aliquota si riduceva a percentuali irrisorie, vicine allo zero. Per non parlare della vicenda che riguarda McDonald’s e del paradosso che le imposte non sono state pagate né negli Usa né nel Granducato, come ha ammesso la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager.
Il labirinto tributario
Su dividendi, royalties e capital gain ci si addentra in un vero labirinto fiscale, senza tener conto che gli accordi bilaterali
tra i singoli paesi e Stati extra Ue rendono ancora più complesso il panorama tributario.
Nonostante il fiato sul collo della Commissione europea e l'indicazione di recepire la direttiva anti-elusione fiscale entro la fine dell'anno, i sette paesi continuano per la loro strada. Un esempio classico è l’Olanda, che ha deciso di cancellare la tassa sui dividendi per i non residenti. Una misura che ha sollevato le proteste dei sindacati olandesi perché causerebbe un minor introito fiscale di circa due miliardi di euro all’anno che obbligherebbe il governo a tagliare la spesa sociale.
Non è un caso che nelle ultime settimane a protestare siano stati gli insegnanti, gli infermieri e le forze dell’ordine, per i quali questa riforma sarebbe dettata dalle grandi multinazionali presenti nel paese, che sarebbero le prime a beneficiarne. Per il momento gli scioperi sono stati sospesi ma gli ultimi sondaggi indicano che il 77% degli olandesi è contro l’abolizione della tassa.
La cassaforte di Amazon
C’è un luogo-simbolo, nascosto in una piccola stradina del centro di storico di Lussemburgo che testimonia il grado di attrattività
di questi sette paesi. È un piccolo edificio che ospita la sede di Amazon Eu Sarl, la società dove vengono convogliati tutti
i pagamenti degli acquisti effettuati in ogni parte del globo, ad eccezione degli Stati Uniti. Lo scorso anno sono stati fatturati
in questi uffici 24,9 miliardi di euro, con una impennata rispetto all'anno precedente, quando i ricavi si erano fermati a
21,6 miliardi. Soldi che vengono fatturati in Lussemburgo e non negli stati dove gli acquisti vengono realmente effettuati.
Uno dei più piccoli paesi europei riesce dunque a risucchiare una quantità impressionante di denaro con il timbro dell’Unione
europea. Che non riesce a riformare il fisco europeo perché difficilmente riuscirà a raggiungere l’unanimità nelle decisioni.
Italia | Paesi Bassi | Lussemburgo | Cipro | |
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Aliquota | Aliquota ordinaria: 24% | 20% fino a euro 200.000 di reddito annuo imponibile. 25% per importi superiori a tale valore. | 26,01% (aliquota ordinaria: 18%, sovrattassa: 7% (sul 18%), addizionale comunale (città di Lussemburgo): 6.75%) | Aliquota ordinaria: 12.5% |
Dividendi in entrata | Gli utili distribuiti da una società non residente generalmente non concorrono per il 95% del loro ammontare alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti (tassazione effettiva dell'1.20%). | Gli utili distribuiti da una società non residente generalmente non concorrono alla formazione del reddito , nel rispetto di determinati requisiti. | Gli utili distribuiti da una società non residente generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. | Gli utili distribuiti da una società non residente non concorrono alla formazione del reddito, salvo che il dividendo non sia deducibile nello Stato di residenza del pagatore. In base ad alcune norme antielusive, i dividendi potrebbero essere soggetti ad una tassazione del 17% (defence contribution). |
Capital gains da cessione partecipazioni non residenti | Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti generalmente non concorrono alla formazione del reddito per il 95% del loro ammontare , nel rispetto di determinati requisiti (tassazione effettiva dell'1.20%). | Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. | Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. | Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti non concorrono alla formazione del reddito. |
Interessi in uscita | Ritenuta ordinaria 26%. Possibilità di beneficiare dell'esenzione o di un'aliquota ridotta ai sensi della direttiva interessi-royalty. Possibilità di beneficiare delle aliquote ridotte ai sensi delle convenzioni per evitare le doppie imposizioni. | Esenzione da ritenute | Esenzione da ritenute. | Esenzione da ritenute. |
Royalties in uscita | Ritenuta ordinaria del 30% sul 75% della royalty corrisposta. Possibilità di beneficiare dell'esenzione o di un'aliquota ridotta ai sensi della direttiva interessi-royalty. Possibilità di beneficiare delle aliquote ridotte ai sensi delle convenzioni per evitare le doppie imposizioni. | Esenzione da ritenute | Esenzione da ritenute. | Generalmente, ritenuta ordinaria del 10% se le royalties si riferiscono a diritti utilizzati in Cipro. 0% in ogni altro caso. |
Dividendi in uscita | Ritenuta ordinaria 26%. Generalmente, ritenuta del 1.20% per utili distribuiti a società residenti in uno Stato Membro dell'Ue. Possibilità di beneficiare dell'esenzione o di un'aliquota ridotta ai sensi della direttiva madre - figlia. Possibilità di beneficiare delle aliquote ridotte ai sensi delle convenzioni per evitare le doppie imposizione. | Generalmente esenzione da ritenute. | Ritenuta ordinaria: 15%. Tuttavia, generalmente esenzione da ritenute. | Esenzione da ritenute. |
Società controllate estere (Cfc) | Si | No | No | No |
Malta | Irlanda | Belgio | Ungheria | |
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Aliquota | Aliquota ordinaria 35%. Tuttavia, Malta prevede un meccanismo di rimborso ai soci, anche non residenti, delle imposte corrisposte dalla società (full imputation system) per cui l'aliquota effettiva può variare dallo 0% al 6,25%. | Aliquota ordinaria: 12.5%. | Aliquota ordinaria: 29% (25% dal 2020) | Aliquota ordinaria: 9% |
Dividendi in entrata | Gli utili distribuiti da una società non residente generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. | Gli utili distribuiti da una società non residente generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. | Gli utili distribuiti da una società non residente generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. | Gli utili distribuiti da una società non residente non concorrono alla formazione del reddito. |
Capital gains da cessione partecipazioni non residenti | Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti generalmente non concorrono alla formazione del reddito , nel rispetto di determinati requisiti. | Tassazione separata ad un effective tax rate del 33%. Tuttavia, le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti generalmente non concorrono alla formazione del reddito , nel rispetto di determinati requisiti. | Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. | Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società non residenti generalmente non concorrono alla formazione del reddito, nel rispetto di determinati requisiti. |
Interessi in uscita | Generalmente, esenzione da ritenute. | Generalmente, esenzione da ritenute. | Ritenuta ordinaria: 30%. Possibilità di beneficiare dell'esenzione o di un'aliquota ridotta ai sensi della direttiva interessi-royalty (per le società residenti in uno Stato membro dell'Ue) o di una convenzione per evitare le doppie imposizioni. | Esenzione da ritenute. |
Royalties in uscita | Generalmente, esenzione da ritenute. | Ritenuta ordinaria: 20%. Tuttavia, generalmente, esenzione da ritenute. | Ritenuta ordinaria del 30% sull'85% della royalty corrisposta. Possibilità di beneficiare dell'esenzione o di un'aliquota ridotta ai sensi della direttiva interessi-royalty (per le società residenti in uno Stato membro dell'Ue) o di una convenzione per evitare le doppie imposizioni. | Esenzione da ritenute. |
Dividendi in uscita | Generalmente, esenzione da ritenute. | Ritenuta ordinaria: 20%. Tuttavia, generalmente, esenzione da ritenute. | Ritenuta ordinaria: 30%. Tuttavia, generalmente, esenzione da ritenute. | Esenzione da ritenute. |
Società controllate estere (Cfc) | No | No | No | Si |
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