MONACO DI BAVIERA - «Die Grünen non è un partito di sinistra»: a dirlo è una delegata della Csu, mentre ascoltava le prime proiezioni in Parlamento a Monaco e indicava il suo vestito bicolore, una stoffa a fiorami sgargianti nero e verde che sembrava presagire la formazione del prossimo governo di coalizione in Baviera: il nero dell’Unione cristiana sociale e il verde dei Grünen. «Die Grünen non è un partito di destra», ha detto ieri un giovane elettore uscendo dal seggio. «Ho chiuso con l’Spd per iscrivermi al partito dei Verdi».
Il successo di Die Grünen alle elezioni in Baviera si può spiegare per certi versi proprio così: anche in Germania stanno saltando i vecchi schemi della contrapposizione tra destra e sinistra. Ancor di più nella ricca e prospera Baviera, che cresce vicino al 3%, ha un’occupazione piena e una disoccupazione al 2,3% e che non è mai stata terreno fertile per la sinistra ma lo è stata per colossi come Siemens, Bmw, Audi, Allianz.
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Se ai Verdi piace la Heimat
I Verdi hanno conquistato ieri una quota del 17,8% degli elettori (in base alla proiezione delle 22.47 di domenica notte),
più che raddoppiando l’8,6% dei consensi del 2013: nessun altro partito è arrivato a tanto. Die Grünen hanno preso voti dalla Csu, da quegli elettori di centro destra logorati
dall’atteggiamento rissoso del leader Horst Seehofer contro Angela Merkel, dai toni populisti e urlati del primo ministro
Markus Söder, dall’aggressività sull’immigrazione che ha scimmiottato l’Afd senza demolirlo. Il tono dei Verdi è tutto all’opposto:
«Basta con l’odio e con l’esclusione», ha detto e ridetto Katharina Schulze, la 33enne che assieme al 40enne Ludwig Hartmann
ha portato il partito alla vittoria in Baviera, promettendo la «difesa della democrazia», l’«apertura verso l’Europa», il
«fare politica con umanità e cuore» e dunque contrapponendosi alla deriva autoritaria e anti-immigrazione della leadership
di Söder. Anche la corrente più pragmatica dei Verdi usa il termine Heimat (patria) caro alla Csu, per indicare che l’ambientalismo
in realtà altro non è che la difesa della bellezza dei paesaggi bavaresi, la conservazione della paese natio: messaggio che
ha fatto presa sui più delusi dalla Csu.
Il segreto del successo verde
I Verdi hanno raddoppiato i consensi anche attraendo gli elettori a sinistra, reclutando chi ha deciso di non votare più Spd,
non riconoscendosi in un partito diventato molto poco «sociale» e troppo centrista, rappresentato da ministri moderati nella
GroKo come Heiko Maas agli Esteri ed Olaf Scholz alle Finanze, che sono spesso sovrapponibili alla corrente di sinistra nella
Cdu. L'Spd è stato il partito che è andato peggio, è crollato dal 20,6% al 9,6% secondo le proiezioni notturne: più che dimezzato
il consenso quando i Verdi l'hanno più che raddoppiato. I Verdi parlano un linguaggio chiaro a favore del pluralismo e seminano
tolleranza: non attirano però la classe operaia ma piuttosto gli intellettuali benestanti che vivono nelle grandi città. In
Baviera Die Grünen sono andati meglio della Csu,con consensi al 30% contro il 25% dei cristiano sociali, proprio nelle otto
grandi città: Monaco, Norimberga, Augusta, Ratisbona, Würzburg, Ingolstadt, Erlangen e Fürth.
Potenziale asse Csu-Verdi: i timori della grande industria
Ma i liberali Verdi e i liberali Csu non sono ancora la stessa cosa. La Csu si prende il merito di aver fatto crescere i colossi
dell’industria manifatturiera che nel dopoguerra si insediarono in Baviera per la presenza degli americani. E sempre la Csu
promuove politiche favorevoli - almeno a parole - all’innovazione tecnologica più d’avanguardia: le lobby industriali temono
un governo Csu con i Verdi, un partito che punta sulla società ecologica per arrivare alla tecnologia. Una coalizione nero
verde sarebbe molto solida con una larga maggioranza, ma la Csu potrebbe decidere di governare con un partito che in passato
ha tenuto molto a distanza, definendolo «la nostra brutta copia» e non prendendolo sul serio: si tratta dell’Fw (Freien Wähler),
il partito dei liberi elettori guidato da Hubert Aiwanger, un uomo politico che è una vera potenza a livello locale in Baviera
e molto attento ai temi locali e regionali. Fw è arrivato all’11,5% dal 9% del 2013.
Il nodo immigrazione
Anche i Verdi, se da un lato sono pronti a governare e lo hanno dimostrato in Baden-Württemberg e in Assia, non sono pronti
ad accettare la Csu in blocco, soprattutto sull’immigrazione: «Non siamo disposti a negoziare sulla politica del respingimento»,
è il messaggio che i leader dei verdi hanno lanciato a Söder. E la Csu, che temeva la catastrofe con un voto al 32-33% a seguito
del quale avrebbe rischiato di rimanere fuori dal governo per la prima volta dagli anni Cinquanta per la formazione di una
coalizione Arcobaleno (Afd esclusi), si considerava ieri sollevata per una sconfitta pesante ma ridimensionata al 37,3% (se
confermato alla fine degli scrutini e di un complesso conteggio basato su un sistema proporzionale stratificato su vari livelli
locali). L’afflusso alle urne è stato molto elevato, il 72,5% degli aventi diritto al voto contro il 63,9% delle ultime elezioni
in Baviera nel 2013: sarebbero stati in decine di migliaia ad aver deciso all’ultimo di andare a votare, per «salvare» la
Csu in seria difficoltà. E questo tesoro ritrovato andrà conservato.
C’era una volta il 60% della Csu
Non si tornerà più ai tempi dei consensi al 60%, la Csu non è più l’unico partito che rappresenta la Baviera. Peter Hausmann,
ex direttore del giornale di partito «Bayernkurier», alla Tv pubblica Bayerischer Rundfunk ha detto ieri sera: «I tempi del
60% rimangono un bel ricordo». Il paesaggio politico bavarese è cambiato, è arrivato a una svolta storica. Ma la Csu ha capito
con queste elezioni che la minaccia di Afd, che è entrato per la prima volta nel parlamento bavarese con il 10,2% dei voti,
è circoscritta perché la Baviera e i suoi partiti sono tagliati fuori dall’estremismo di destra proveniente dall’ex-Germania
dell’Est. Ora la Csu deve fare altro. Fare di tutto per evitare di far crescere in casa Die Grünen.
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