I rischi sistemici paventati dalle autorità di Pechino non sono mai stati così vicini dopo che l'Ufficio nazionale di statistica ha rivelato la frenata del Pil del terzo trimestre a +6,5% annuo, vale a dire la crescita più lenta dal primo trimestre 2009, sotto il +6,6% atteso e il +6,7% di aprile-giugno.
Su base congiunturale, la crescita è dell’1,6%, in linea con le previsioni della vigilia e meno dell'1,8% del trimestre precedente. Si tratta del dato più debole dai tempi della grande crisi finanziaria del 2009 ed è anche il conto, salato, dell'effetto dazi americani.
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Lo yuan ha ceduto altri 112 punti base sul dollaro dopo che la Banca centrale cinese ha fissato la parità bilaterale a 6,9387, al livello più basso dal 4 gennaio2017: il renminbi, in mattinata ha fatto segnare un onshore rate di 6,9415 (+0,07%) e un offshore di 6,9432 (+0,09%).
Le Borse cinesi hanno reagito in maniera positiva e a meno di un'ora dalla chiusura degli scambi l’indice Composite di Shanghai sale dell'1,96%, a 2.535,24 punti, mentre quello di Shenzhen segna un progresso del 2,22%, a 1.259,31.
A tre anni dallo scoppio della bolla del mercato azionario, il copione sembra ripetersi con oltre 3 trilioni di dollari bruciati da gennaio a oggi, pari alla capitalizzazione dei mercati finanziari francesi. La bufera finora non ha risparmiato nemmeno i giganti della tecnologia Tencent e Alibaba.
Lo yuan indebolito innesca a sua volta il rischio di una nuova fuga di capitali, che si combina ai pesanti dazi americani e soprattutto alla mancanza di liquidità delle aziende.
In questo scenario le Borse cinesi lottano per invertire la rotta sugli indicatori ai minimi da quattro anni a questa parte.Con oltre 600 miliardi di azioni cinesi date in pegno come garanzia per i prestiti, pari a circa l'11% della capitalizzazione di mercato cinese, la preoccupazione è che la caduta dei prezzi azionari possa innescare una spirale al ribasso delle vendite.
Almeno 144 società cinesi hanno impegnato più della metà delle loro azioni, spesso a causa del fatto che i fondatori utilizzano le loro poste per raccogliere denaro, secondo le cifre fornite da Bloomberg. Di questi, 60 hanno visto il valore delle loro azioni precipitare di oltre il 50 per cento quest'anno.
Mentre l'indice composito di Shanghai è diminuito del 30% rispetto al massimo di quest'anno, l'indicatore si è quasi dimezzato quando il boom del 2015 si è trasformato in un fallimento.
Anche il benchmark cinese sta diventando più volatile, registrando almeno tre diminuzioni di oltre il 2,5% da quando i mercati hanno ripreso a operare l'8 ottobre dopo le festività del National Day.
La pressione a vendere sta aumentando. La scorsa settimana, due terzi dei listini erano scesi ai minimi di un anno, la percentuale più alta dal 2011. L'indice Composite di Shanghai è sceso dell'1,1% registrando un nuovo minimo di quattro anni.
L'invito alla calma dei regolatori del mercato sta giocando un ruolo cruciale. Guo Shuqing, presidente della Commissione di regolamentazione bancaria e assicurativa della Cina, ha detto che le recenti «fluttuazioni anomale» nei mercati finanziari non riflettono i fondamentali economici del Paese e il suo «sistema finanziario stabile». Liu Shiyu, capo dell'autorità che regola le Borse, ha ribadito di aver incoraggiato i fondi sostenuti dal governo locale per alleviare le pressioni create dai rischi di pignoramento delle azioni.
I commenti di Liu e Guo (che è anche segretario del Partito Comunista della Banca centrale) arrivano a sostegno di un mercato finanziario che registra tra le peggiori performance al mondo.
Guo ha anche aggiunto che la Cina consentirà alle compagnie assicurative di introdurre prodotti concepiti per facilitare i rischi di liquidità causati dal sistema della costituzione in pegno delle società quotate. Centinaia di miliardi di dollari di azioni sono stati impegnati a garanzia per prestiti nel mercato cinese di 5,4 miliardi di dollari. Liu ha rivelato una serie di misure per incoraggiare i fondi di private equity a prendere parte alle ristrutturazioni aziendali, a migliorare i meccanismi di riacquisto delle azioni e ad esplorare modalità per aiutare le società private a emettere obbligazioni.
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