
«La Russia ha bisogno dell'Europa, e l'Europa della Russia». Antonio Fallico, presidente di Conoscere Eurasia e di Banca Intesa
Russia, teme che il rinnovo automatico delle sanzioni europee - passaggio che avviene ogni sei mesi a Bruxelles, e a cui fu
il governo Renzi a chiedere di arrivare in seguito a discussione - porti a un congelamento anche politico dei rapporti, mentre
il peso dell'asse che lega la Ue all'Eurasia si sposta a vantaggio della Cina.
Per quanto riguarda l'Italia, la settimana che si apre dimostrerebbe il contrario: mercoledì il presidente del Consiglio Giuseppe
Conte sarà a Mosca per una visita di Stato, a cui parteciperanno diversi imprenditori che avranno anche un incontro con Vladimir
Putin. Giovedì, a Verona, si apre invece il XI Forum Economico Eurasiatico dedicato allo sviluppo della cooperazione e del
business tra Italia, Europa e la regione eurasiatica. Organizzata dall'Associazione Conoscere Eurasia di Fallico, da Roscongress
e dal Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, la “Davos di Verona” è diventata un momento di confronto di alto
livello tra politici, imprenditori e studiosi dell'area. Questi e i prossimi appuntamenti - tra cui il Consiglio ministeriale
dei Paesi Osce del 6 dicembre a Milano - vengono registrati con soddisfazione dal ministero degli Esteri russo: è un momento
di contatti intensi tra Russia e Italia. E' il momento, osserva Fallico, «di passare dalle parole ai fatti». E di studiare
nuove strategie di business.
I principali partner commerciali della Russia, in miliardi di dollari (Fonte: Confindustria Russia)

Le sanzioni, le barriere e i fili spinati, continua, ostacolano le relazioni nel commercio, nella cooperazione industriale,
nello sviluppo. E tutti, chiarisce Fallico, «vogliamo le cose che ci stiamo dicendo». Il Forum di Verona, a cui parteciperà
anche il direttore generale della Direzione cooperazione internazionale e sviluppo della Commissione europea, sarà occasione
di condividere con la Commissione Ue le ragioni del business europeo. Non a caso, se pure l'Italia è tra i Paesi più esposti
nell'opporsi alle sanzioni, ora che l'economia russa ha imboccato la ripresa sono anche gli altri - Germania, Francia, perfino
Stati Uniti - a registrare un aumento dei flussi commerciali.
Ricostruire un'economia della fiducia e una diplomazia del business dall'Atlantico al Pacifico è il filo conduttore delle
discussioni in programma a Verona. Che si potranno appoggiare a un'analisi, a cura di Intesa Sanpaolo, delle dinamiche geopolitiche
ed economiche che attraversano la regione eurasiatica. «Nello sfondo - spiega Gianluca Salsecci, responsabile per l'International
Research Network della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo - un contesto mondiale in transizione. Termine quanto
mai appropriato in questo momento, perché il peso e le strategie dei principali attori mondiali si stanno muovendo. In questo
contesto, cosa sta succedendo sul piano del commercio?».
Numeri e valutazioni contrastanti dimostrano quanto sia difficile dare una dimensione precisa all'impatto delle sanzioni ma anche, proiettandosi nel futuro, alle altre barriere commerciali che si stanno alzando nel mondo con le rispettive ritorsioni. Lo studio di Intesa Sanpaolo analizza i dati più recenti inserendoli nella proiezione più profonda dell'ultimo decennio, dando naturalmente particolare attenzione all'Italia, alle sue regioni e ai suoi distretti e alle rispettive esportazioni nel legame con la Russia e con le altre economie dell'Unione Economica Eurasiatica che ha ereditato alcune tra le ex repubbliche sovietiche: oltre alla Russia Armenia, Bielorussia, Kazakhstan e Kirghizstan. «Il commercio di tutta la regione - spiega Salsecci - ha avuto una forte ripresa, del 25% nel 2017 e del 20% nel primo semestre 2018, dopo un triennio di contrazione». A sostegno dell'export il prezzo del petrolio e il miglioramento registrato dai partner commerciali, a sostegno dell'import la ripresa delle loro stesse economie.
In miliardi di euro
2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | I sem. 2018* | |
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Importazioni italiane | 16,09 | 12,14 | 14,63 | 16,90 | 18,32 | 20,20 | 17,28 | 14,41 | 10,62 | 12,31 | 6,95 |
Var. % annua | 10,10 | -24,50 | 20,50 | 15,50 | 8,40 | 10,20 | -14,50 | -16,60 | -26,30 | 15,90 | 6,60 |
Esportazioni italiane | 10,47 | 6,43 | 7,91 | 9,31 | 9,98 | 10,77 | 9,50 | 7,09 | 6,72 | 7,98 | 3,58 |
Var. % annua | 9,50 | -38,60 | 22,90 | 17,70 | 7,20 | 7,90 | -11,80 | -25,40 | -5,30 | 18,80 | -4,60 |
Interscambio | 26,56 | 18,57 | 22,54 | 26,21 | 28,3 | 30,97 | 26,78 | 21,50 | 17,34 | 20,29 | 10,54 |
Var. % annua | 9,90 | -30,10 | 21,40 | 16,30 | 8,00 | 9,40 | -13,50 | -19,70 | -19,40 | 17,00 | 2,50 |
(*) Primo semestre 2018 dati provvisori. Fonte: Istat; Intesa Sanpaolo |
E tuttavia, Salsecci sottolinea come all'interno di queste variazioni, gli equilibri tra il blocco eurasiatico e i suoi due
grandi vicini - Unione Europea e Cina - siano cambiati. Con un aumento del peso della Cina e un allentamento dei legami con
i Paesi Ue. «In questa parziale riallocazione degli scambi - nota Salsecci - nel 2017 la quota di idrocarburi esportati dalla
Russia nella Ue è scesa sotto il 45% dal 54% del 2012, mentre è aumentata dal 6,7 al 12% quella diretta alla Cina. Nello stesso
tempo, si è ridotta la quota di macchinari esportati nell'area dalla Ue (dal 42 al 33%) mentre aumentano le forniture di macchinari
cinesi (dal 23 al 34%)» che vanno a incontrare lo sforzo di diversificazione intrapreso dalle autorità russe.
«L'Italia - dice Salsecci - riflette seppure in modo più marcato la struttura e le tendenze del commercio presenti tra Russia
e Ue». Se nel 2017 l'interscambio ha evidenziato un deciso incremento (+17%), dopo tre anni di flessione, portandosi a 20,3
miliardi di euro, il valore degli scambi resta lontano dai record del 2013, 31 miliardi. E nel primo semestre 2018 (dopo un
brillante 2017 con +19%) le nostre esportazioni hanno subìto una contrazione quasi del 5%, a 3,6 miliardi, «imputabile principalmente
- sottolinea lo studio di Intesa Sanpaolo - a un calo dell'export di macchinari meccanici».
Un fenomeno transitorio, un freno legato alla congiuntura o un segnale che qualcosa di più profondo sta cambiando sul piano
globale? Di sicuro l'avvicinamento tra Russia e Cina riflette il deterioramento del clima sia nei confronti della Ue che tra
Cina e Stati Uniti. Mentre la Russia guarda con preoccupazione e cerca strategie di risposta alla possibilità che una nuova
ondata di sanzioni e inasprimenti tariffari - influenzata verosimilmente dall'andamento delle elezioni americane di Midterm
- arrivi a colpire più duramente le relazioni commerciali e finanziarie con l'Occidente. «Io sono uno di quelli che prende
l'ombrello quando piove - riflette Fallico -, preferisco pensarci quando succede. Stiamo a vedere». E accenna alla possibilità
che sia la politica a ridare all'economia una soluzione a problemi che dalla politica sono nati: un appianamento del fronte
siriano, oltre che nordcoreano.
Anche se la strada non potrà che passare anche dall'Ucraina. Che tornerà in primo piano l'anno prossimo, con le elezioni presidenziali.
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