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Servizio |numeri del terzo trimestre

Facebook aumenta i profitti ma frena la crescita: ricavi su «solo» del 33%

Facebook regge l’impatto di scandali e crisi, ma la sua crescita frena nel terzo trimestre dell’anno. E il re dei social network avverte di essere ancora in mezzo al guado, impegnato in una lenta, incerta e faticosa trasformazione dell’attività che dovrebbe puntare a una nuova maturità, fatta di maggiori controlli e sicurezza come di superiori costi e di un'espansione continua, seppur meno rapida. Mark Zuckerberg ha ammesso che la società, nonostante spese trimestrali aumentate del 53%, è distante almeno un anno da obiettivi interni di prevenzione di voluta e pericolosa disinformazione, di abusi e di violazioni della privacy attraverso i suoi molteplici servizi.

Gli investitori, che temevano risultati e outlook più negativi, nel dopo mercato hanno premiato il titolo del gigante fondato e guidato da Zuckerberg e oggi assediato da cadute d’immagine e allarme per lo spazio trovato sul social da manipolazioni e incitamenti all’odio. Ha guadagnato il 4,5% limando i protratti ribassi di quest’anno che finora hanno eroso un quinto del suo valore. Dalle quotazioni che aveva raggiunto a luglio, la flessione è stata ancora più profonda, del 34 per cento.

Ecco intanto i numeri del bilancio di quello che dal punto di vista del modello di business, come Google, resta al momento anzitutto e semplicemente un gigante della raccolta pubblicitaria digitale, glorificato o vilificato che sia: i profitti hanno battuto le attese salendo del 9%, totalizzando 5,13 miliardi di dollari pari a 1,76 dollari per azione contro gli 1,59 dollari dell’anno scorso e gli 1,46 dollari pronosticati alla vigilia. Resta il fatto che è stato l’incremento minore dal secondo trimestre del 2015. Il giro d’affari è contemporaneamente lievitato del 33% a 13,73 miliardi, in questo caso deludendo attese di 13,77 miliardi. E la comunque forte percentuale non inganni: per Facebook quella crescita di un terzo è la più debole in sei anni.

Le cifre degli utenti - o amici che siano - sono altrettanto rivelatrici. Sono circa 1,5 miliardi gli utenti medi quotidiani globali, aumentati del 9%, e 2,3 miliardi quelli globali, saliti del 10 per cento. Il maggior sviluppo è però adesso ormai concentrato in Asia, dove generano solo una frazione delle entrate nei mercati “ricchi”, vale a dire Stati Uniti e Europa. Qui gli utenti sono o diminuiti - è il caso dell’Europa - o rimasti stagnanti, negli Usa. I 2,67 dollari per utente generati in Asia si confrontano con gli 8,82 dollari europei e i 27,61 dollari nordamericani.

Infine, la risposta di Zuckerberg e dei suoi dirigenti alle sfide dell’anno finora più duro nella vita dell’azienda, iniziato all’ombra del grande scandalo di Cambridge Analytica sulla violazione dei dati personali e proseguito tra le polemiche: ancora ieri il New York Times ha denunciato un vero e proprio diluvio, persino all’indomani del massacro alla Sinagoga di Pittsburgh da parte di un suprematista bianco, di oltre 11mila “post” antisemiti, pro-nazisti e violenti sul servizio Instagram di Facebook che non sono stati rimossi. Il prossimo anno vedrà «significativi investimenti», ha assicurato Zuckerberg. Ci sarà la continua transizione da un servizio oggi “core” quale News Feed a format in evoluzione quali Stories e video fuori appunto da News Feed, nonostante promettano minori impennate e minori guadagni. Sarà inoltre un anno importante, ha detto, per i miglioramenti dei meccanismi interni di supervisione, dove Facebook ricorre sia a persone, proseguendo piani di migliaia di assunzioni, che a interventi di intelligenza artificiale. Facebook, in tutto questo, non rinuncia all’obiettivo di una significativa crescita. «Stiamo costruendo il miglior servizio di private messaging e storie e esistono vaste opportunità nei video e nel commercio» digitale, ha dichiarato Zuckerberg. Sperando di sapere fare davvero abbastanza per superare la crisi e ritrovare lo smalto perduto.

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