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Kurz, nuova beffa ai sovranisti: l'università di Soros si trasferisce a Vienna

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha incontrato domenica 18 novembre George Soros, il finanziere e filantropo statunitense, per discutere i dettagli del trasferimento della Central European University da Budapest a Vienna. Un piano che sarà definito meglio oggi in un secondo colloquio con Heinz Faßmann, il ministro dell'Istruzione del governo austriaco. Il meeting, raccontato dal quotidiano viennese Kurier, formalizza una trattativa in corso da mesi per trasferire parte del polo accademico (specializzato in master post lauream) nella capitale viennese.

L'ateneo si è trovato costretto a ripensare la sua collocazione dopo essere finito nel mirino del primo ministro ungherese Viktor Orbán, apertamente ostile alla Ceu e soprattutto al suo fondatore, considerato fra i nemici numero uno della destra populista Ue per le sue attività di promozione di diritti umani e cultura liberal.

GUARDA IL VIDEO: Soros si arrende e lascia l’Ungheria

Secondo gli accordi attuali, siglati con un memorandum di intesa ad aprile 2018, Vienna ospiterà già nell'autunno 2019 i primi corsi in uno spazio vicino all'ospedale Otto Wagner. Non è ancora chiaro se la Ceu abbandonerà definitivamente Budapest, ma negli scorsi mesi è emersa l'ipotesi di un “piano B” per il trasloco in blocco di tutti gli studenti dell'anno accademico 2019-2020. I vertici dell'università avevano sempre dichiarato di voler mantenere il proprio campus in Ungheria, ma il pressing del governo sta rendendo sempre più probabile un addio definitivo.

Perché l'Università di Soros è costretta a spostarsi
Fondata da Soros nel 1991, con una dotazione iniziale di 880 milioni di dollari, la Central European University è un istituto privato che conta oggi quasi 1.500 studenti, distribuiti fra master e dottorati in 13 dipartimenti. L'ateneo è accreditato sia in Ungheria che negli Stati Uniti e rilascia titoli validi anche negli Usa, oltre a mantenere una struttura organizzativa simile a quella dei grandi college americani. Il polo, che ospita iscritti da più di 100 paesi al mondo, è finito sotto al fuoco del governo di Orbán con l'accusa di diffondere insegnamenti che «minacciano la cultura cristiana». Affondo che è stato interpretato, variamente, come una sferzata antisemita a Soros (ebreo) o un attacco generico alla sua attività di filantropo liberal, sviluppata con un'altra ossessione dei sovranisti europei: la Open society foundation, una rete di fondazioni lanciata dal magnate per promuovere finanziariamente attività di supporto a sanità, diritti sociali e Ong. La Ceu non fa mistero, fin dal suo statuto, di promuovere i valori della «società aperta e del pensiero critico», con un particolare focus sulle scienze sociali e ambiti di ricerca indigesti al governo Orbán, dall'indipendenza della didattica ai gender studies.

Da qui i tentativi di espellere l'università da Budapest, con tanto di atti legislativi (quasi) ad hoc per mettere al bando l'attività della Ceu. Nel 2017 il governo ha approvato una legge, ribattezzata «Lex Central european university», che obbliga gli atenei stranieri ad avviare attività anche nel proprio paese di origine per giustificare la propria presenza in Ungheria. L'ateneo di Soros ha risposto annunciando l'inaugurazione di una sede di appoggio al Bard College (New York) e, appunto, un terzo campus a Vienna. L'adeguamento è stato presentato già nella scorsa primavera, ma il governo non ha ancora rinnovato la licenza che consente alla Ceu di mantenere il proprio campus a Budapest. Nel caso non si arrivasse a un accordo, le attività accademiche potrebbero spostarsi in maniera definitiva verso Vienna.

Intese e divergenze fra Kurz e Soros
Oltre al futuro della Ceu, scrive il Kurier, Kurz e Soros hanno affrontato anche i temi politici sull'agenda del cancelliere e del suo semestre alla guida del Consiglio europeo. Kurz e Soros hanno mostrato affinità sulla questione Brexit, ritenuta un testacoda notevole per il Regno Unito e la sua stabilità economica. Le discrepanze sono emerse sulle migrazioni, argomento sensibile per entrambi: Soros favorisce politiche di integrazione e ha scatenato le ire delle forze sovraniste per i suoi finanziamenti a Ong, Kurz è tra gli artefici di una linea dura che mira a un maggior controllo delle frontiere continentali. Il motivo reale di imbarazzo per il cancelliere, però, sono i suoi alleati governativi: il Freiheitliche Partei Österreichs, il Partito della libertà austriaco. Una sigla di destra populista che ha non mai risparmiato attacchi diretti a Soros, sposando la teoria di un suo «piano segreto» per favorire la migrazione di massa in E

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