Nel secondo weekend di protesta i Gilet gialli marciano sul simbolo glamour di Parigi, l’Avenue degli Champs-Élysées per protestare contro l’aumento delle tasse sui carburanti deciso dal governo. Gli 81mila manifestanti- contro i 244mila di una settimana fa - hanno invaso il viale simbolo di Parigi già prima delle 10 di questa mattina nonostante il prefetto di Parigi avessee vietato gli assembramenti, la manifestazione autorizzata è iniziata alle 14 a Champ de Mars, vicino alla Tour Eiffel.
Diversi manifestanti sono riusciti ad arrivare nella rue du Faubourg Saint-Honoré dove, al numero 55, sorge il palazzo dell'Eliseo. La strada e i suoi dintorni erano stati blindati dalla polizia, ma molti sono riusciti ad entrare togliendo il gilet giallo per rimetterlo poco dopo. Intanto, dalla vicina Champs-Elysees, si sono levate nuvole di fumo nero per gli incendi di cassonetti e veicoli di cantiere, dati alle fiamme dai casseur.
La polizia ha bloccato i manifestanti all'entrata di Place de la Concorde. I manifestanti hanno chiesto di incontrare il presidente
della Repubblica, Emmanuel Macron, che ha risposto così via twitter: «Grazie alle nostre forze dell'ordine per il coraggio
e la professionalità. Vergogna per quelli che le hanno aggredite. Vergogna per quelli che hanno usato violenza contro altri
cittadini e giornalisti - ha continuato il presidente - vergogna per coloro che hanno provato a intimidire dei politici. Non
c'è posto per queste violenza nella Repubblica».
L’invasione non è stata pacifica. Ci sono stati scontri e lacrimogeni sia sugli
Champs-Elysees sia nelle strade adiacenti intorno alle 11: i 3mila poliziotti, in assetto antisommossa, hanno fermato, anche
con l'uso di manganelli, diversi gruppi di manifestanti che tentavano di accedere alla Concorde e alla zona dell'Eliseo nonostante
i divieti. Trentatré gli arresti. Da quando è scoppiata la rivolta dei gilet gialli si contano due morti, 620 feriti tra i
manifestanti (di cui 17 gravi) e 136 tra le forze del’ordine (tre gravi).
In nottata intanto nel nord del paese ci sono stati violenti incidenti, in particolare a Henin-Beaumont, nel nord della Francia, un paese simbolo perché qualche anno fa da lì partì l’ascesa del Front National di Marine Le Pen. Qui la polizia è stata circondata da decine di gilet gialli con il volto coperto da passamontagna e bersagliati dal lancio di lattine e sassi. Sette poliziotti sono rimasti feriti mentre i manifestanti hanno incendiato un'auto.
Il ministro dell’Interno Christophe Castaner ha accusato la leader del Front National Marine Le Pen di sobillare la protesta. «L’estrema destra- ha detto - si è mobilitata e sta erigendo barricate sugli Champs Elysées».
La minaccia di una bomba
Molta tensione ieri sera anche in un centro commerciale di Angers, dove un uomo con indosso un gilet giallo, simbolo della protesta, si è asserragliato in un centro commerciale, dicendo di
avere dell'esplosivo nello zaino e chiedendo che i 'gilets jaunes' vengano ricevuti all'Eliseo. Secondo Bfm-Tv, sul posto
sono arrivate le teste di cuoio. L'individuo, aggiunge l'emittente, era già noto alle forze di polizia per traffico di stupefacenti.
L’uomo di 45 anni si è poi arreso senza creare incidenti.
Il sociologo: rivolta della Francia periferica e snobbata
Secondo il sociologo Jean Pierre Le Goff, intervistato da «Le Figaro», i «gilets janues» rappresentano quella Francia periferica
uscita per troppo tempo dai radar dei media e della politica, trattata e snobbata come un «popolo bue». Una Francia che si
ribella sì a Emmanuel Macron, ma soprattutto a quattro decenni di liberalismo e liberismo a marce forzate imposto dalle elite
politiche, economiche e finanziarie.
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