DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK - La tregua tra Cina e Stati Uniti sulla war trade è sempre più in bilico, così come i negoziati che a questo punto
non si sa se e quando cominceranno. Dopo l’arresto dell’executive di Huawei cominciano le ritorsioni da parte cinese: Pechino ha vietato le vendite sul mercato domestico di alcuni modelli di iPhone Apple per un caso di violazione di brevetti legato a un vecchio contenzioso con la società americana Qualcomm che forniva microchip alla casa di Cupertino.
Qualcomm ha ottenuto da un tribunale cinese una ingiunzione preliminare con la quale viene impedito al colosso tech di importare
e vendere in Cina alcuni modelli vecchi di iPhone. Il tribunale cinese ha accolto la tesi dell’accusa e cioè che i dispositivi
violano due brevetti di Qualcomm. La decisione, datata 30 novembre, del tribunale cinese specializzato nella proprietà intellettuale,
è la prima nel più grande mercato di smartphone al mondo a limitare la vendita di iPhone. Qualcomm ha spiegato che il tribunale
è convinto che Apple abbia violato un brevetto legato all’editing di foto e un altro con cui toccando lo schermo di un dispositivo
si può scorrere da una finestra all’altra. Non sembra che il divieto comprenda gli iPhone più nuovi - i modelli XS, XS Max
e XR - perché non erano ancora sul mercato quando il caso è stato aperto.
Non è nemmeno chiaro da quando il divieto sarà effettivo. Il 10 dicembre sul sito di Apple in Cina i modelli di iPhone 7,
7 Plus, 8 e 8 Plus erano ancora in vendita. La vendita diretta di altri modelli colpiti dalla decisione - 6s, 6s Plus e X
- è stata invece fermata. In una nota Qualcomm ha affermato di «dare molta importanza alla nostra relazione con i clienti,
ricorrendo raramente a tribunali, ma crediamo anche che sia necessario proteggere i diritti di proprietà intellettuale». Secondo
il legale di punta del produttore di chip, «Apple continua a trarre beneficio dalla nostra proprietà intellettuale rifiutandosi
di compensarci. Gli ordini del tribunale sono una conferma ulteriore della forza del vasto portafoglio di brevetti di Qualcomm».
Stizzita la reazione di Apple, già in difficoltà negli ultimi mesi per il calo delle vendite natalizie: «Lo sforzo di Qualcomm
di vietare i nostri prodotti è l’ennesima disperata mossa da parte di una società che è sotto indagine per le sue pratiche
illegali» in molti paesi: «Tutti i modelli di iPhone restano disponibili per i nostri clienti in Cina». A Wall Street nei
primi minuti di contrattazioni i titoli Apple perdono oltre il 2 per cento dopo che Qualcomm ha annunciato la sua vittoria
in un tribunale cinese nella guerra dei brevetti.
È alta la tensione con gli Stati Uniti per l’arresto in Canada della top manager del gruppo cinese delle telecomunicazioni
Huawei, Meng Wanzhou. Il portavoce del ministero degli Esteri ha definito “disumane” le condizioni in cui è avvenuto il fermo
e la detenzione stessa. Nel weekend le autorità cinesi hanno protestato ufficialmente convocando gli ambasciatori di Canada,
paese che ha arrestato la manager figlia del fondatore del gruppo cinese all’aeroporto di Vancouver all’inizio del mese, e
degli Stati Uniti, paese che ne ha chiesto l’arresto per presunta frode rispetto alle sanzioni imposte dagli Usa nei confronti
dell’Iran. Il caso politico sollevato dalla vicenda giudiziaria ha continuato oggi a pesare negativamente sulle borse asiatiche.
E continua a pesare anche sui mercati europei e americani.
L’iPhone è la gallina delle uova d’oro per Apple e per Wall Street. Le vendite di iPhone attese per l’anno fiscale in corso
parlano di 165 miliardi, pari al 62% del fatturato di Apple. La Cina è il primo mercato in assoluto per gli smartphone. A
oltre dieci anni dal suo debutto, l’iPhone rimane la principale fonte di ricavi per la casa della Mela morsicata: l’iPhone,
da solo, genera più fatturato di quanto non abbiano fatto lo scorso anno 492 delle 500 prime società americane dell’indice
S&P 500. Ogni mese ne vengono prodotti 14 milioni. Trump vorrebbe far tornare tutta la produzione negli Stati Uniti. Una delocalizzazione
al contrario che farebbe aumentare il costo del lavoro in un colpo solo di 600 milioni di dollari.
Per ora i prodotti Apple sono stati graziati dall’ondata di dazi americani che ha colpito i manufatti prodotti in Cina. All’ultimo
minuto l’Us Trade Representative (Ustr), organismo federale che decide i prodotti da prendere di mira, ha eliminato 297 categorie
di prodotti che arrivano dalla Cina tra quelli da tassare. Una lista lunga e articolata che salva oggetti di largo consumo,
dal casco da ciclista al seggiolino in auto per i bambini, dai prodotti chimici per agricoltura e industria all’elettronica
di consumo. Non c’è l’iPhone. Sono stati esclusi anche gli smartwatch e i fitness tracker come Apple Watch. Non c’è il Mac
mini. E non ci sono le cuffie wireless AirPods, lo speaker HomePod, le cuffie Beats vendute negli Apple Store.
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