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Manovra, dubbi di Bruxelles su taglio del deficit strutturale e dismissioni

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la trattativa con LA COMMISSIONE

Manovra, dubbi di Bruxelles su taglio del deficit strutturale e dismissioni

Pierre Moscovici e Giovanni Tria (Epa)
Pierre Moscovici e Giovanni Tria (Epa)

BRUXELLES - Continueranno anche oggi le trattative tra Roma e Bruxelles sulla Finanziaria per il 2019. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria è tornato qui nella capitale belga per colloqui con i vertici della Commissione europea. L'esecutivo comunitario sta studiando la nuova proposta del governo italiano che prevede un deficit l’anno prossimo del 2,04% del Pil (rispetto al precedente 2,4% del Pil), nel tentativo di evitare una imbarazzante procedura per debito eccessivo.

Da Parigi, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha commentato gli ultimi passi del governo italiano: «Si tratta di un passo nella giusta direzione, ma voglio dire qui che non ci siamo ancora, che restano passi da compiere, forse da entrambe le parti». Ciò detto, ha aggiunto: «Non possiamo transigere con le regole». L'uomo politico ha poi smentito che ci sia alcun «trattamento privilegiato» nei confronti della Francia che potrebbe avere difficoltà nel 2019 a mantenere i conti in ordine.

Il premier italiano Giuseppe Conte è stato ieri qui a Bruxelles per avere colloqui con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker al quale ha presentato una nuova proposta di Finanziaria dopo che la prima versione è stata respinta perché in netta violazione del Patto di Stabilità. Mentre l’Italia si dice fiduciosa di trovare una soluzione, la Commissione ha parlato di progressi, ma non ha voluto impegnarsi: la proposta italiana è allo studio.

Dalla Commissione europea non trapelano dettagli sulla posizione comunitaria. Si deve presumere che Bruxelles voglia capire se la nuova Finanziaria possa ridurre il deficit strutturale, così come chiesto dalle regole europee. Il calo del disavanzo dal 2,4 al 2,04% del Pil è ottenuto, secondo il governo italiano, da un taglio della spesa e da un aumento dei ricavi da dismissioni. Tradizionalmente, la Commissione europea è cauta nel valutare ex ante l’impatto delle privatizzazioni.

Sul tavolo dell’esecutivo comunitario rimane una procedura per debito eccessivo, anche se in questo momento non vi sono pressioni in questa direzione. Prevale il desiderio del dialogo con il governo italiano, nella speranza di evitare un iter mai utilizzato finora e che molti Paesi vorrebbero scantonare per non creare un precedente che un giorno potrebbe essere usato contro di loro. Una decisione finale verrebbe presa dai Ventotto su una raccomandazione della Commissione.

Intanto, Parigi ha annunciato nuovi benefici sociali per rispondere alle violente manifestazioni sociali dell'ultimo mese, col rischio di registrare nel 2019 un deficit sopra al 3,0% del Pil. Bruxelles ha già detto che uno sforamento sarebbe trattato con magnanimità. Il premier Conte vorrebbe usare la sponda francese per ammorbidire la posizione della Commissione nei confronti dell’Italia. In realtà, le due situazioni sono diverse. L'Italia ha un problema di debito; la seconda eventualmente di deficit.

Con l’Italia è in corso «un dialogo positivo» e «non c'è differenza» nella valutazione che la Commissione europea fa dei conti italiani e francesi, ha detto dal canto suo qui a Bruxelles il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, rispondendo ai giornalisti a palazzo Berlaymomt prima dell'inizio del consiglio europeo di oggi e domani. «Valuteremo la situazione della Francia quando sarà chiarita», ha aggiunto, auspicando che con l'Italia si «trovi una soluzione».

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