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Francia, i gilet gialli mandano al tappeto l’economia

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Francia, i gilet gialli mandano al tappeto l’economia

Reuters
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La protesta dei gilet gialli, come temuto, ha avuto un impatto pesante sull’economia francese. In dicembre il settore privato si è contratto per la prima volta sotto la presidenza Macron. L’indice preliminare dei direttori acquisti elaborato da Ihs-Markit è sceso a 49,7 a dicembre dal 50,8 di novembre, il livello più basso degli ultimi 27 mesi.

Il dato segue il taglio delle previsioni di crescita della Banca di Francia per quest'anno e l'anno prossimo e l'avvertimento che le proteste stanno deprimendo la produzione in numerosi settori dopo un terzo trimestre nel quale l’economia francese aveva fatto meglio della media dell’area euro (+0,4% su base congiunturale). Gli indicatori deboli in Francia hanno fatto scendere l'euro, scivolato a 1,13 dollari.

Il PMI francese di dicembre ha mostrato che i nuovi ordini sono diminuiti, la crescita dell'occupazione è rallentata e la fiducia è scesa a un minimo di tre anni. Un indicatore simile è diminuito anche per la Germania, pur restando al di sopra di quota 50, la soglia che separa la contrazione dall’espansione dell’attività.

Fino a poche settimane fa l'economia francese era destinata a registrare un'espansione trimestrale «abbastanza ragionevole», ma le proteste dei Gilet gialli hanno cambiato tutto, sottolinea Eliot Kerr, economista di IHS Markit. Il calo della produzione manifatturiera si è accentuato e una contrazione dei servizi «presenta significativi rischi al ribasso per le prospettive di crescita del quarto trimestre», ha aggiunto.

Macron sta lottando per limitare i danni all'economia e placare i manifestanti, le cui richieste vanno da tasse più basse e salari più alti a servizi pubblici migliori. Lunedì scorso, il presidente francese ha annunciato un pacchetto di misure per aumentare il salario minimo, abolire le imposte sugli straordinari e aumentare le pensioni.
«Quarant'anni di malessere stanno affiorando», ha detto Macron in un discorso alla nazione. «Probabilmente non siamo riusciti a trovare una risposta sufficientemente rapida e forte nell'ultimo anno e mezzo».

Gli aumenti salariali proposti e le riduzioni fiscali stanno mettendo a repentaglio i piani di Macron per ridurre il deficit: il disavanzo 2019 sfonderà il tetto del 3%, anche se al netto delle misure una tantum dovrebbe collocarsi intorno al 2,5 per cento. Il rischio politico è al suo livello più alto dal mese dopo che Macron ha sconfitto Marine Le Pen nelle elezioni dello scorso anno, secondo GeoQuant, una società di analisi.

Tutta l’Eurozona in frenata
La Francia pesa su tutta l’Eurozona. L'indice manifatturiero Pmi relativo all'Eurozona è sceso a 51,4 a dicembre dal 51,8 di novembre. Per il capo economista di Markit Chris Williamson siam in presenza di «una deludente fine del 2018, con la crescita in rallentamento al livello più debole da quattro anni in parte a causa dei gilet gialli in Francia e dell'indebolimento del tasso di crescita in tutta l'area della moneta unica. La situazione si aggrava per le guerre commerciali, la Brexit, il settore auto in difficoltà».

La Germania rallenta ma non troppo
Oggi inoltre la Bundesbank ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l'anno in corso e il seguente: nel 2018 il Pil crescerà solo dell'1,5% (contro il 2% previsto sei mesi fa). Mentre per il 2019 e il 2020 la Buba parla adesso di una crescita dell'1,6%, (contro l'1,9% previsto a giugno per il 2019). Anche gli istituti economici hanno abbassato le stime di crescita della Germania, e fra questi si è distinto l'Ifo, con uno scenario particolarmente pessimistico: secondo gli economisti di Monaco il Pil nel 2018 crescerà dell'1,5% mentre nel 2019 solo dell'1,1% (-0,8 rispetto alle stime autunnali). Nel 2017 il Pil tedesco è cresciuto del 2,2%. Nessun osservatore indica però segnali di una possibile recessione in vista, a differenza dell’Italia, dove il -0,1% del terzo trimestre rischia di essere replicato nell’ultimo trimestre dell’anno.

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