Per almeno tre anni, pirati informatici hanno rubato migliaia di messaggi diplomatici dal network dell’Unione Europea. I “cables”,
seppur con una bassa classificazione di sicurezza, rivelano nero su bianco le preoccupazioni di Bruxelles e dei Paesi della
Ue per le mosse imprevedibili dell’amministrazione Trump, oltre che per la politica russa e i rapporti con Cina e anche per
il rischio di una ripresa del programma nucleare iraniano.
Oltre un migliaio di messaggi sono stati resi disponibili al New York Times da Area 1, società creata da tre ex agenti della
National Security Agency americana che ha scoperto l’infiltrazione. L’assalto degli hacker, da quanto emerso, ha caratteristiche
simili a passate operazioni condotte da una unità d’élite delle forze armate cinesi. I messaggi sono stati copiati e poi messi
su un sito creato ad hoc. E l’attacco non ha compromesso solo i “cablogrammi” digitali della Ue, bensì anche i network delle
Nazioni Unite e del sindacato Usa Afl-Cio.
Le rivelazioni più clamorose arrivano tuttavia dalla diplomazia del Vecchio continente. Tra i messaggi Ue più significativi
emerge l’allarme per gli sforzi di Mosca di destabilizzare l’Ucraina e il timore che abbia anche installato armi atomiche
in Crimea dopo averla annessa. In primo piano anche le perplessità sull’esito dell’incontro avuto da Trump con Vladimir Putin
in Finlandia e definito «un successo (almeno per Putin)». Note descrivono inoltre un vertice privato con il leader cinese
Xi Jinping e il suo monito che Pechino non si lascerà intimidire da Trump, neppure in caso di guerre commerciali. La diplomazia
Ue negli Stati Uniti, infine, invoca la necessità di sottolineare l’importanza dell’alleanza con Washington pur tra le divergenze,
dal cambiamento climatico alle tensioni sull’interscambio.
La nuova offensiva degli hacker mostra la continua sfida portata oggi dallo spionaggio informatico e dalla guerra cibernetica, con protagonisti privati o statali a caccia delle informazioni più dettagliate per strappare un vantaggio su amici e avversari. Il furto ai danni della Ue è stato paragonato a quello avvenuto in passato al dipartimento di Stato, ma in quel caso i “cables” diplomatici compromessi erano molto più vasti, 250mila in tutto, il loro livello di segretezza molto maggiore e il contenuto spesso più imbarazzante. Erano stati pubblicati da WikiLeaks nel 2010.
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