Stessa scenografia, stessa posa come ogni fine anno: Vladimir Putin incontra i giornalisti alla tradizionale conferenza stampa in cui riassume il suo pensiero che è ben conosciuto ma espresso con più libertà del solito, quest’anno ad esempio si lascia andare anche a confessioni personali come la necessità di un matrimonio prima o poi perché «lui è una persona perbene», un palcoscenico a cui comunque il presidente russo non vuole rinunciare ma da cui si offre al mondo con la solita solennità figlia di una nostalgia per il passato che non passerà mai.
Dubbi e soddisfazione per il ritiro Usa dalla Siria
Si dice molto soddisfatto del ritiro Usa annunciato ieri da Trump con cui si trova d’accordo: «In linea di principio sono d’accordo con Trump. Abbiamo ottenuto considerevoli cambiamenti con
la lotta al terrorismo in quel territorio - ha detto Putin - e abbiamo inflitto gravi colpi allo Stato islamico in Siria».
Ma avverte che i terroristi si potrebbero spostare dalla Siria all’Afghanistan. Soprattutto non si fida fino in fondo dell’annuncio
americano: «Quando si parla di ritiro delle truppe americane non so esattamente di cosa si parla. Gli Usa sono rimasti in
Afghanistan per 17 anni, capisce cosa intendo? E quasi ogni anno si diceva che le truppe si sarebbero ritirate, ma sono ancora
lì». «Finora - ha continuato - non abbiamo segnali precisi di un ritiro delle truppe Usa ma accetto che la cosa possa avvenire».
Male le «intromissioni» Usa nella chiesa ucraina
Il feeling con il presidente Trump si incrina quando Putin denuncia le interferenze americana nella chiesa ucraina che ha
appena scelto Epifanio, un patriarca nazionalista e anti-russo. Le interferenze degli Usa e del governo ucraino nella creazione
di una nuova Chiesa ucraina indipendente dal Patriarcato di Mosca sono «inaccettabili», dice Putin al World Trade Center di
Mosca. «Questa - ha detto Putin - è un'intromissione diretta dello Stato nelle questioni religiose e della Chiesa. Una cosa
del genere non avveniva dall'epoca sovietica». Putin giudica «assolutamente inaccettabile» che «il segretario di Stato Usa
abbia chiamato Kiev su questo tema e abbia discusso della questione».
Brexit
Parla di tutto, Brexit e rapporti con la Gran Bretagna: «sono in un vicolo cieco» ma l’interesse di entrambi è trovare una via d’uscita. Più preciso sulla Brexit: «Theresa May
ha poche chance di migliorare l’accordo», contrario ovviamente a un secondo referendum «capisco la posizione del Primo Ministro
britannico, che sta combattendo per la Brexit: il referendum si è svolto, cosa può fare lei? Deve soddisfare la volontà delle
persone espressa nel referendum. O non era un referendum? Qualcuno non ha gradito il risultato e quindi lo si ripete? Questa
è democrazia».
Sulle sanzioni dell’Occidente
Sfocia nella propaganda sulle sanzioni: «La Russia è sempre stata per quasi tutta la sua storia sotto sanzioni, ciò ha ache
fare con il crescente potere della Russia e la sua capacità di competere con il resto del mondo come un nuovo player che deve
essere preso in considerazione». «La nostra economia si è sempre adattata a questi condizionamenti esterni, e ne ha tratto
vantaggio. In che senso? Ci ha costretto a cambiare il moedo in cui pensiamo in molte cose».
Non sottovalutare la minaccia nucleare
«Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare» dice Putin,
e sottolinea come lo “sfacelo” del sistema di deterrenza internazionale, acuito dalla decisione degli Usa di uscire dal trattato
INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) «aumenta l'incertezza». «Le armi della Russia - ha aggiunto - servono a mantenere
la parità strategica e se arriveranno i missili in Europa poi l'Occidente non squittisca se noi reagiremo. Ma io confido che l'umanità avrà abbastanza buon senso per evitare il peggio».
Non bisogna comunque - continua Putin - «abbassare la soglia di tolleranza riguardo alle armi nucleari, cioè introdurre
armi atomiche “per uso tattico”» perché questo potrebbe portare a una «catastrofe globale». Esistono poi, ha continuato, i
missili balistici senza testate nucleari e noi dunque «non possiamo sapere» se viene lanciato un missile balistico, se è armato
con testata nucleare o meno, e questo ha un impatto sui «nostri sistemi di difesa» programmati per
rispondere «ad un attacco fatale».
Parlando dei rapporti col Giappone, ha condannato una volta di più lo scudo missilistico Usa. «Per noi questi sistemi non sono solo difensivi perché sono in realtà sincronizzati con l'apparato offensivo, e lo capiamo benissimo».
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