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Huawei, giustizia Usa pronta a muovere accuse di furto di tecnologia

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Huawei, giustizia Usa pronta a muovere accuse di furto di tecnologia

La giustizia americana intende far scattare a breve accuse penali per il furto di tecnologia contro il gigante delle telecomunicazioni cinesi Huawei, aprendo un nuovo, difficile capitolo nelle tese relazioni tra Washington e Pechino che minaccia di vanificare sforzi per trovare più ampie intese commerciali.

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Procuratori federali sono pronti e depositare in tribunale un caso incentrato, tra l’altro, sul «passaggio» a Huawei del know how per robot - battezzato «Tappy» - che T-Mobile US aveva sviluppato nei propri laboratori dello stato di Washington per i test sui suoi smartphone.

L’accusa di spionaggio e furto di segreti industriali si aggiunge alla vicenda dell’arresto in Canada, per ordine delle autorità statunitensi, del direttore finanziario e figlia del fondatore del gruppo cinese Meng Wanzhou, che avrebbe ingannato banche internazionali allo scopo di aggirare e violare le sanzioni americane contro l'Iran. Pechino ha risposto con un giro di vite contro cittadini canadesi in Cina, due arrestati per spionaggio e un terzo condannato a morte per traffico di stupefacenti durante un secondo processo. Ad allentare la tensione non è bastato che il fondatore di Huawei, Ren Zenghfei, si complimentasse con i canadesi per il trattamento di sua figlia durante la detenzione e che esprimesse ammirazione per il Presidente Donald Trump. Al clima di crisi contribuisce lo scandalo di spionaggio per conto del governo di Pechino da parte di un dirigente di Huawei, Wang Weijing, scoperto in Polonia.

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Il nuovo caso americano nasce da circostanze che appaiono a loro volta politiche quanto giudiziarie, parte di un braccio ferro tra le due potenze per la supremazia tecnologica e economica. La vicenda ha già avuto un suo corso nella giustizia civile, dove al termine del procedimento iniziato nel 2014 in una corte di Seattle T-Mobile ha ottenuto da Huawei danni per una cifra modesta, 4,8 milioni di dollari, per violazione di obblighi contrattuali. Tutto si era concluso nel 2017, rendendo il tempismo del nuovo caso penale quantomeno curioso. È possibile, ma non è chiaro, che l'inchiesta penale americana porti alla luce altri episodi di furto di tech ai danni di partner.

Nel frattempo in Congresso è stato ieri presentato anche un nuovo progetto di legge bipartisan per vietare la vendita di componenti tecnologiche made in Usa a aziende cinesi che violino embarghi o controlli sull'export americano, un testo che menziona esplicitamente sia Huawei, leader nelle attrezzature per le Tlc e secondo produttore di smartphone al mondo, che l’altro protagonista cinese del settore Zte. Quest’ultima azienda, accusata a sua volta di spionaggio, era stata graziata dall'amministrazione Trump dopo aver pagato una multa da un miliardo e ribaltato i suoi vertici. Huawei è da parte sua finita nel mirino, oltre che di Washington, di numerose capitali occidentali, dall’Australia alla Gran Bretagna.

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