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Servizio |POLITICA MONETARIA

Fed cauta sui prossimi rialzi: resterà «paziente» sui tassi

È una Federal reserve molto cauta, quella che emerge dalla prima riunione dell’anno del Fomc, il Comitato di politica monetaria. Pur ribadendo la solidità della ripresa americana, la Banca centrale Usa ritiene che «alla luce degli sviluppi economici e finanziari globali, e alle deboli pressioni sull’inflazione, il Comitato - spiega il comunicato - sarà paziente su tutto quanto determina quali future variazioni dei tassi sui federal funds saranno appropriate».

Meno probabili ulteriori rialzi
È scomparso quindi, di conseguenza, il riferimento ad «alcuni ulteriori graduali aumenti» dei tassi che a dicembre erano ritenuti «coerenti» con la situazione economica. In conferenza stampa il presidente Jerome Powell ha anzi indicato che i tassi di interesse - oggi al 2,25-2,50% - sono nel “range” in cui dovrebbe cadere il loro livello neutrale - non accomodante né restrittivo - e che dunque le possibilità di ulteriori rialzi si sono ridimensionate. Anche le dimensioni e la composizione del bilancio - che la Fed sta lentamente riducendo dopo i tre round di quantitative easing - saranno adattate, se necessario, alle nuove condizioni dell’economia. Allo stesso modo la normalizzazione del bilancio potrebbe concludersi a un valore delle attività più elevato rispetto al passato.

Condizioni finanziarie irrigidite
Per giustificare un cambiamento così brusco delle prospettive di politica monetaria, in un contesto economico al momento solo marginalmente indebolito, il presidente ha più volte fatto riferimento all’irrigidimento delle condizioni finanziarie. I mercati, insomma, sarebbero andati al di là di quanto la politica monetaria avrebbe richiesto, secondo la valutazione della Fed, e questo andamento avrebbe richiesto una correzione delle aspettative.

Economia ancora solida
La diagnosi dell’economia resta in realtà quasi invariata, anche se è saltato ogni riferimenti alla bilancia dei rischi (che a dicembre era «più o meno in equilibrio»): l’attività economica cresce anzi a un ritmo «solido» - era «forte» a dicembre - anche se più lento rispetto al 2018, mentre l’aumento dell’occupazione «è stata forte, in media, negli ultimi mesi e il tasso di disoccupazione è rimasto basso». Le spese delle famiglie hanno continuato ad aumentare rapidamente, mentre la crescita degli investimenti privati fissi ha rallentato dalla sua rapida velocità - spiega il comunicato ricalcando parola per parola quello diffuso a dicembre - «della prima parte di quest’anno» (o più correttamente dell’anno scorso). Sono però aumentati gli elementi di incertezza e l’economia continua a lanciare messaggi contraddittori, quelli che richiedono «pazienza» finché la situazione non sarà più chiara.

Aspettative di inflazione indebolite
L’unico vero punto di debolezza per il momento riguarda quindi le aspettative di inflazione di lungo periodo, che a dicembre apparivano complessivamente «poco variate» . Nel comunicato di fine gennaio, invece, si sottolinea che le misure di mercato di queste aspettative (l’inflation compensation) «sono calate negli ultimi mesi». Durante la leadership di Janet Yellen, però, la Fed dava poca importanza a questi indicatori finanziari in quanto spesso distorti dall’andamento dei premi al rischio.

Debito pubblico «insostenibile»
Powell ha risposto ai sospetti di aver ceduto alle pressioni della Casa Bianca, che ha chiesto di fermare i rialzi dei tassi, ripetendo che la Fed non tiene conto di considerazioni politiche: «Siamo umani, facciamo errori, ma non sbagliamo quando si tratta di integrità», ha detto. Non ha esitato quindi a ripetere che l’andamento del debito pubblico Usa è «insostenibile»■- sia pure citando le spese sanitarie come il principale fattore di squilibrio - e che l’attuale situazione di economia forte e in crescita è ideale per affrontare il problema. Diversi analisti hanno in realtà argomentato che la Fed ha davvero ceduto, ma non alla Casa Bianca, quanto ai mercati, che ieri hanno accolto il nuovo orientamento con diffusi rialzi.

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