Drastica revisione al ribasso delle previsioni di crescita della Germania, complici le tensioni commerciali internazionali
e l’incognita Brexit.
Il ministero dell’Economia ha ridotto sensibilmente le stime sul prodotto interno lordo per il 2019 all'1%, un taglio di 8
decimi rispetto al +1,8% previsto a ottobre. La locomotiva tedesca appare dunque destinata a un'ulteriore frenata dopo essere
cresciuta del 2,2% nel 2017 e dell'1,5% nel 2018: l’anno appena iniziato si preannuncia come il peggiore dal 2013. Pesano
sulla congiuntura la situazione internazionale con le incertezze legate alla Brexit ma soprattutto le tensioni commerciali
che stanno condizionando le esportazioni.
«Nei mesi scorsi la dinamica economica ha rallentato, in Europa come su base mondiale» e, anche in Germania, il governo «corregge prudenzialmente le stime di crescita per il 2019 all'1%», ha detto il ministro dell'Economia Peter Altmaier, che tuttavia sottolinea come l’economia tedesca sia al decimo anno consecutivo di crescita, «il più lungo periodo dal 1966». Un altro segnale positivo viene dal mercato dal lavoro, con un tasso di disoccupazione previsto in discesa dal 5,2% al 4,9% e un numero senza precedenti di occupati (45,2milioni). Sintomi di raffreddamento anche sul fronte dei prezzi, con l’inflazione ferma all’1,7% a gennaio.
Altmaier ha aggiunto che il rallentamento dell’economia dovrebbe essere uno stimolo per il Governo a migliorare la competitività
della Germania abbassando la pressione fiscale su aziende e lavoratori. L’ottimo stato di salute della finanza pubblica lo
consente: il bilancio federale è in surplus di oltre un punto di Pil e nel 2019, per la prima volta dal 2002, la Germania
tornerà ad avere un rapporto
debito-Pil sotto la soglia di Maastricht del 60 per cento.
Secondo le stime preliminiari dell’Istituto di statistica, la Germania non è finita in recessione alla fine del 2018. Giovedì toccherà all’Istat diffondere le prime stime sul Pil. Dopo la lieve flessione accusata nel terzo trimestre, un nuovo segno meno manderebbe l’Italia in recessione tecnica. Il rallentamento tedesco ovviamente incide non poco sull’economia italiana, con le sue filiere industriali fortemente integrate con quelle oltralpe.
Tra i fattori che più preoccupano le imprese tedesche c’è sicuramente la Brexit, con soli due mesi alla data di uscita del Regno Unito e nessun accordo ratificato dal Parlamento. Oggi sia la Bdi che la Vdma, due tra le maggiori associazioni di industriali, hanno messo in guardia dal pericolo sempre più concreto di una «hard Brexit», cioè di un’uscita di Londra senza intesa. La Gran Bretagna è molto importante per l’industria tedesca: contende alla Cina il terzo posto come mercato di sbocco dietro a Stati Uniti e Germania ed è seconda solo agli Usa nel saldo commerciale bilaterale, con un surplus di 48,6 miliardi di euro per la Germania nel 2017.
Con il commercio estero non più trainante per il Pil, diventa decisiva la domanda interna, che fortunatamente continua a essere dinamica. Secondo il govenrno e diversi osservatori indipendenti, consumi e investimenti saranno il principale, se non l’unico, fattore di crescita nel 2019 in Germania.
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