NEW YORK - E' nuova sfida tra Apple, affamata di crescita a ogni costo, e gli editori di giornali, preoccupati di vendere
a giusto prezzo il loro contenuto ai re del tech. I grandi publisher americani stanno protestando i termini e le condizioni
finanziarie dell'ultima iniziata del colosso degli iPhone, che vorrebbe imporre loro una drastica spartizione delle entrate
generate dalla fornitura di notizie che dovrebbero dar vita a un nuovo servizio di informazione targato Cupertino. Apple avrebbe
battezzato il servizio che intende lanciare entro fine anno - e che dovrebbe aiutarla a sopperire alle frenate del business
nel suo prodotto di punta, l'iPhone - come un “Netflix for news”. Dove cioe' gli abbonati possono vedere e leggere una quantita'
illimitata di contenuto offerto dai giornali in cambio di un pagamento mensile fisso. Peccato che nel suo progetto, ben la
meta' delle entrate dal servizio finirebbe direttamente a imbottire le tasche dell'onnivoro gruppo hi-tech.
Agli editori resterebbe l'altra meta', combinata in un unico bacino di entrate che verrebbe in seguito suddiviso in proporzione
al tempo passato dai consumatori sugli articoli delle rispettive pubblicazioni. L'idea di massima ventilata da Apple e' che
il servizio possa costare dieci dollari al mese, una cifra simile a quella di un altro servizio gia' in essere quale Apple
Music, ma sono tuttora possibili modifiche del prezzo.
Tra gli editori pero' serpeggia malumore e resistenza. A resistere a cedere il loro “content” ai termini dettati da Apple
sono leader del settore giornalistico quali il New York Times e il Washington Post. Il Wall Street Journal sta a sua volta
ancora trattando sulle condizioni del servizio.
Per gli editori, il volano della piattaforma targata Apple potrebbe rappresentare un'indubbia opportunita' di nuovo sviluppo
in una fase ancora difficile per la carta stampata e le sue versioni digitali. I servizi di Apple News raggiungerebbero aumaticamente
milioni di consumatori globali oggi armati di iPhone.
Anche per Apple, pero', ci sono ragione chiare per avere a cuore il progetto: l'azienda e' reduce dal primo declino trimestrale
sia nelle entrate che nei profitti in dieci anni, trascinato da una flessione del 15% negli iPhone danneggiati dall'indebolimento
dell'economia globale e dalle tensioni con la Cina. Tra i pochi punti di forza c'e' stata proprio la forte crescita nei servizi,
che comprendono l'App store, il servizio di pagamenti Apple Pay, lo streaming musicale e iCloud. Il nuovo “Netflix for news”
diventerebbe in futuro parte integrante di questo segmento. Apple ha in programma nei prossimi mesi anche il decollo di un
nuovo servizio Tv a base di spettacoli e film originali. L'obiettivo finale del gruppo e' quello di arrivare a un esercito
di mezzo miliardo di abbonati alle sue offerte di content a pagamento entro il 2020 dai 360 milioni attuali.
Il settore dell'editoria giornalistica e' già' stato ripetutamente scottato dai colossi tech e della loro bramosia di annettersi
entrate. Sia Google che Facebook, al di la' delle loro promesse di partnership, sono stati duramente criticati per aver provocato,
spesso con modifiche ai loro algoritmi e servizi, in realta' declini ulteriori di lettori e entrate pubblicitarie ai danni
dei media.
Oggi il controllo sui propri abbonamenti digitali da parte di protagonisti quali il Times, il Post e il Journal rappresenta
una cruciale fonte di entrate per la sostenibilita' del modello di business dei giornali e l'idea di cedere ancora potere
a gruppi quali Apple solleva enormi preoccupazioni. Al momento i tre grandi quotidiani forniscono una selezione di articoli
a Apple News per accesso gratuito; in cambio intascano il 100% degli introiti delle inserzioni che vendono per simili articoli
e il 70% delle entrate delle pubblicita' che compaiono accanto ai loro articoli ma non hanno venduto loro stessi.
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