«In un mondo globalizzato tutti i paesi per essere sovrani devono cooperare. E ciò è ancor più necessario per i paesi appartenenti all'Unione europea. La cooperazione, proteggendo gli Stati nazionali dalle pressioni esterne, rende più efficaci le sue politiche interne». Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi parlando nell'Aula Magna Santa Lucia dell'università di Bologna dove è stato insignito della laurea honoris causa in legge per aver difeso i principi e i valori dei trattati dell'Unione Europea.
«Nel mondo di oggi le interconnessioni tecnologiche, finanziarie, commerciali sono così potenti che solo gli Stati più grandi riescono a essere indipendenti e sovrani al tempo stesso, e neppure interamente – ha detto Draghi - Per la maggior parte degli altri Stati nazionali, fra cui i paesi europei, indipendenza e sovranità non coincidono. L'Unione europea è la costruzione istituzionale che in molte aree ha permesso agli Stati membri di essere sovrani. È una sovranità condivisa, preferibile a una inesistente. È una sovranità complementare a quella esercitata dai singoli Stati nazionali in altre aree. È una sovranità che piace agli Europei».
Se tornano i dazi Pil Germania -8%, Italia -7%
In questo mondo così interconnesso, ha aggiunto Draghi, cercare l'indipendenza dalle istituzioni europee «pone i paesi di
fronte a scelte complesse. O, per poter continuare ad avere accesso al mercato unico, devono accettare passivamente regole
scritte da altri perdendo il controllo su decisioni che toccano l'interesse dei propri cittadini, o devono separarsi dai partner
commerciali più importanti, perdendo controllo sul benessere dei loro cittadini». Si stima, ha aggiunto, che nel caso di una
possibile reintroduzione delle barriere commerciali in Europa, il Pil della Germania sarebbe più basso circa dell'8% e quello
dell'Italia del 7%.
“Gli ultimi dieci anni hanno messo drammaticamente in luce carenze delle politiche nazionali e la necessità di evoluzione nella cooperazione all'interno dell'Unione europea e al suo esterno”
Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea
«L'Unione europea è stata un successo economico perché ha offerto l'ambiente in cui le energie dei suoi cittadini hanno prodotto una prosperità diffusa e durevole fondata sul mercato unico e protetta dalla moneta unica. Gli ultimi dieci anni hanno messo drammaticamente in luce carenze delle politiche nazionali e la necessità di evoluzione nella cooperazione all'interno dell'Unione europea e al suo esterno».
Il ritorno della politica dell’Io
«Una lunga crisi economica mondiale, movimenti migratori senza precedenti, disuguaglianze accentuate dalle grandi accumulazioni
di ricchezze prodotte dal progresso tecnologico - ha aggiunto Draghi - hanno fatto emergere faglie in un ordine politico ed
economico che si credeva definitivo. Il cambiamento è necessario, ma vi sono strade diverse per attuarlo. Da un lato, si riscoprono
antiche idee che hanno plasmato gran parte della storia, per cui la prosperità degli uni non può essere raggiunta senza la
miseria di altri; organizzazioni internazionali o sovranazionali perdono di interesse come luoghi di negoziato e di indirizzo
per soluzioni di compromesso; l'affermazione dell'io, dell'identità, diviene il primo requisito di ogni politica. In questo
mondo la libertà e la pace divengono accessori dispensabili all'occorrenza».
Ma se si vuole che questi valori restino essenziali, fondanti - ha aggiunto il presidente Bce - «la strada è un'altra: adattare le istituzioni esistenti al cambiamento. Un adattamento a cui si è finora opposta resistenza perché le inevitabili difficoltà politiche nazionali sembravano sempre essere superiori alla sua necessità. Una riluttanza che ha generato incertezza sulle capacità delle istituzioni di rispondere agli eventi e ha nutrito la voce di coloro che queste istituzioni vogliono abbattere. Non ci devono essere equivoci: questo adattamento dovrà essere profondo, quanto lo sono i fenomeni che hanno rivelato la fragilità dell'ordine esistente e vasto quanto lo sono le dimensioni di un ordine geopolitico che va cambiando in senso non favorevole all'Europa.
Ritrovare unità d’intenti
L'Unione europea ha voluto creare un sovrano dove non ne esisteva uno - ha spiegato Draghi - Non è sorprendente che in un
mondo in cui tra le grandi potenze ogni punto di contatto è sempre più un punto di frizione, le sfide esterne all'esistenza
dell'Unione europea si facciano sempre più minacciose. Non c'è che una risposta: recuperare quell'unità di visione e di azione
che da sola può tenere insieme Stati così diversi: non è solo un auspicio, ma un'aspirazione fondata sulla convenienza politica
ed economica. Ma esistono anche sfide interne che vanno affrontate, non meno importanti per il futuro dell'Unione europea.
Bisogna rispondere alla percezione che questa manchi di equità: tra paesi e classi sociali. Occorre sentire, prima di tutto,
poi agire e spiegare».
Draghi ha ricordato in chiusura le parole pronunciate del Papa Emerito Benedetto XVI in un suo famoso discorso di 38 anni fa: «Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l'impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale… Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole… Non è morale il moralismo dell'avventura… Non l'assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell'attività politica».
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