Dopo una serie di notizie positive dal fronte finanziario – dalla doppia promozione del rating sovrano da parte di Moody's
al successo del primo collocamento di decennali dall'inizio della crisi nazionale - , arriva una battuta d'arresto nella “narrativa”
del ritorno della Grecia alla crescita economica: per la prima volta in due anni, il Pil ellenico si è chiuso con il segno negativo. È avvenuto nel
quarto trimestre 2018, sia pure con una contrazione molto lieve: -0,1% trimestre su trimestre, che si compara con il robusto
+1% realizzato nel periodo luglio-settembre. Tanto è bastato, comunque, per far sì che la Grecia chiuda il 2018 sotto le previsioni:
+1,9%, rispetto al +2,1% atteso dal governo e al 2% pronosticato dalla Commissione europea.
Nell’ultima parte del 2018 hanno pesato un calo di investimenti e dei consumi, mentre l’interscambio con l’estero ha avuto
un effetto positivo, con un aumento delle esportazioni dell’1,8% cui ha fatto riscontro una diminuzione del 7,8% dell’import.
Il Paese era tornato a una crescita annuale nel 2017, dopo una lunga depressione che aveva spazzato via circa un quarto del
Pil. Dopo l’uscita dal terzo memorandum in agosto, la Grecia resta sorvegliata speciale: l’ultimo rapporto della Commissione ha espresso insoddisfazione per il ristagno di alcune riforme promesse. Il rispetto
degli impegni presi anche per la fase post-bailout è in teoria necessario per la restituzione in più fasi da parte dei creditori
europei di una parte dei profitti incamerati su bond e prestiti alla Grecia. Su una prima tranche di restituzione, la decisione
dell’Eurogruppo è attesa per lunedì.
Da un altro report rilasciato oggi emerge che la disoccupazione è scesa al 18%, dal 18,3% di novembre e dal 20,8% del dicembre
2017. La disoccupazione giovanile resta altissima ma è calata sotto il 40 per cento: è al 39,5% nella fascia di età fino a 24 anni, rispetto al 43,1 di un
anno prima.
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