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Banche, l’Fmi spinge per la garanzia comune sui depositi

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L'Analisi |eurozona

Banche, l’Fmi spinge per la garanzia comune sui depositi

Il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde
Il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde

Suona come una tirata d’orecchi a uno studente capace, ma un po’ svogliato, quella del direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, all’Eurozona, colpevole di aver mancato gli obiettivi che si era data nell’integrazione del sistema finanziario. La misura del «fallimento» su questo versante la dà l’ìmpietoso paragone con il «relativo successo» del mercato unico dei beni e dei servizi. Senza integrazione finanziaria, però, l’Eurozona rischia grosso in questa fase di rallentamento economico, perché di fronte a uno shock inatteso potrebbe scoprirsi non abbastanza resiliente.

Garanzia unica sui depositi
L’integrazione finanziaria, ha detto Lagarde in un discorso alla Banca centrale francese, è rimasta in mezzo al guado e «sfortunatamente, le priorità della politica sembrano altre», cosa che «io, per esempio, ritengo inaccettabile». Sul fronte dell’unione bancaria, «è chiaro cosa è rimasto da fare: una garanzia unica sui depositi». Un sistema, ha precisato Lagarde, «finanziato dalle banche e non dai contribuenti».

Le preoccupazioni nazionali, ha affermato Lagarde, sono «legittime», ma devono essere trovate soluzioni per raggiungere un «equilibrio accettabile tra la condivisione e la riduzione del rischio». La strada verso l’accordo è sbarrata dalle resistenze di Paesi come Germania e Olanda, che temono di vedersi costretti a pagare per eventuali crisi in Paesi ad alto debito pubblico, come Italia, Grecia o Portogallo, dove le banche sono più esposte agli Npl. I leader dell’Eurozona devono «riavviare la discussione, negoziare in buona fede e accettare compromessi difficili, per sbloccare il pieno potenziale dell’unione bancaria», ha affermato Lagarde.

Per il direttore dell’Fmi non è accettabile che i prestiti transnazionali siano tornati ai livelli del 2005 e che le imprese di alcune aree dell’Eurozona paghino il doppio per l’accesso al credito rispetto ad altre. «Lo stesso accade alle famiglie: è il costo della frammentazione finanziaria». Per risolvere questo problema, sentenzia Lagarde, «non è stato fatto nulla».

Mercato unico dei capitali
Parallelamente all’unione bancaria, per Lagarde, va perseguita l’integrazione e lo sviluppo del mercato dei capitali, tracciando la strada per quella diversificazione delle fonti di finanziamento che renderebbe l’Eurozona meno dipendente dalle banche e più resiliente agli shock. Se negli Stati Uniti, osserva il direttore dell’Fmi, il mercato delle obbligazioni societarie vale più di due quinti del Pil, nell’euro area ci si ferma a un decimo. «Il 40% degli asset finanziari delle famiglie nell’Euro area è in depositi bancari. Questo le lascia molto esposte al settore bancario».

Un mercato dei capitali integrato, per Lagarde, «aiuterebbe a uniformare il costo con cui le aziende si finanziano». L’Italia e la Germania sono citate espressamente nel discorso del numero uno del Fondo: «Pensate ad aziende simili in Italia e Austria. Perché dovrebbero affrontare costi molto diversi per finanziarsi quando sono a pochi chilometri le une dalle altre? Pensate ai risparmiatori italiani e a una facilità maggiore nell’investire in qualcosa che vada oltre le banche italiane. Pensate ai risparmiatori tedeschi, disperati di guadagnare più dello zero garantito dai loro depositi in banca».

«È ora di replicare nella finanza quello che è stato ottenuto creando il mercato unico dei beni e servizi», ha detto Lagarde.

I rischi dell’integrazione a metà

Senza progressi su questi fronti, l’Eurozona si trova ad affrontare i rischi di nuovi crisi come un progetto incompiuto e quindi fragile. Rischi accentuati dal rallentamento in atto. Di fronte a tempeste inaspettate, ha affermato Lagarde, l’Eurozona «è più resiliente di 10 anni fa, ma non abbastanza. Il suo sistema bancario è più sicuro, ma non sicuro abbastanza. Il suo benessere economico è aumentato nel complesso, ma i benefici della crescita non sono condivisi in misura sufficiente».

«Oggi - ha insistito Lagarde - un giovane su quattro nell’Area euro è a rischio povertà, un’ombra oscura sulla prossima generazione del continente». Terreno fertile per «l’ascesa dei movimenti populisti che mettono in dubbio l’idea dell’integrazione europea».

Lagarde ha anche difeso l’euro, «centrale per rafforzare l'integrazione europea, che si è tradotta in un aumento degli standard di vita nel Continente: il Pil reale pro-capite nell’Eurozona è cresciuto di oltre il 60% negli ultimi venti anni», ha detto.

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