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Barcellona a misura di sballo, l’economia sommersa tra droghe e…

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L'Analisi |il lato oscuro della città catalana

Barcellona a misura di sballo, l’economia sommersa tra droghe e prostituzione

La rambla di Barcellona come sempre piena di turisti (Agf)
La rambla di Barcellona come sempre piena di turisti (Agf)

Barcellona, la città dei sogni: bellissima, cosmopolita, frizzante, culturale, aperta al mare, al divertimento, e soprattutto allo sballo. La versione moderna dell’antica Barcino offre una varietà quasi infinita di esperienze per turisti, residenti e visitatori d’ogni tipo. Comprese quelle preparate dalla criminalità organizzata.

È palpabile in città il crescente senso di insicurezza. Sarà una questione di percezioni individuali e di suggestioni di gruppo, lo hanno detto in molti. Sono in realtà i soliti discorsi di convenienza che tentano di coprire, ancora una volta, le tante, tragiche evidenze di una Spagna poco conosciuta.

Nella grande capitale catalana, solo nei primi tre trimestri del 2018, i crimini sono cresciuti del 17,5 per cento. Non male per una città il cui sindaco, Ada Colau, si propone come esempio europeo di leadership metropolitana.

Giusto per avere un’idea: nei soli primi nove mesi del 2018 a Barcellona sono stati denunciati 144.024 delitti, tra cui 81.784 borseggi, 8.669 rapine a mano armata (o con violenza), e ben 107 aggressioni sessuali.

Ci sono intere zone della città alta, quelle residenziali, come la zona di Vallvidrera, che sono state saccheggiate impunemente da gruppi di criminalità organizzata. Nel 2014 Barcellona mostrava livelli di delinquenza allineati a quelli nazionali. Negli ultimi quattro anni la capitale catalana ha aumentato il proprio livello di criminalità rispetto alla media nazionale spagnola raggiungendo il picco differenziale del + 20,9% nel primo trimestre del 2018.

Al di là delle statistiche, quello che scoraggia è il dilagare dell’economia criminale. Droga e prostituzione: due componenti chiave di un insalubre turismo che conta molto, troppo, nella vita della città.

Attenzione però. Non fatevi colpire dalle apparenze. I pochi spacciatori che incontrerete per strada non sono certo rappresentativi, nemmeno lontanamente, della florida attività commerciale che gira intorno agli stupefacenti. Da queste parti l’importante è apparire puliti e ordinati, il resto, la sostanza, è irrilevante.

Nel dicembre del 2018, nel solo centralissimo quartiere di Raval, sono stati individuati 71 narcopisos, ovvero appartamenti in cui si spacciano stupefacenti “pesanti” quali eroina e cocaina. (Neanche a dirlo, il permissivismo riguardo alla marijuana qui raggiunge i livelli della Giamaica degli anni Settanta...). Dopo la retata, per altro richiesta per mesi dalle associazioni di quartiere, sono bastati pochi giorni perché tutto tornasse come prima.

E che dire della prostituzione? È illegale in Spagna. In teoria. Nel 2016, la testata giornalistica El Mundo confessava che, con ben 1.500 bordelli attivi, il grande Paese iberico rappresenta la terza meta per il turismo sessuale al mondo. Alcuni studi hanno stimato a circa 350mila le lucciole residenti nel Paese. Un gran bel business. Complimenti. E così Barcellona pullula di luminescenti club che servono residenti, turisti e businessman di tutto il mondo. Gli eventi internazionali di cui tanto si pregia la capitale catalana, primo tra tutti il Mobile World Congress, sono appena la parte visibile di un’efficientissima economia sotterranea, fatta di voli charter per prostitute che arrivano in occorrenza dall’Est europeo e di una fitta rete di sfruttatori, appartamenti, locali, piattaforme digitali e quant’altro.

Per dirlo in altri termini, lo sballo a Barcellona è oramai un servizio integrato in cui il lecito e l’illecito collaborano senza soluzione di continuità. Un esempio? La stampa locale ha rivelato le liste delle case chiuse utilizzate dalle compagnie di taxi per “consigliare” i clienti. E qui scattano le commissioni per i tassisti che si aggirano tra il 10 e il 15% dell’importo consumato dentro i club, tra alcol, droga e prostituzione.

È difficile essere compresivi con un governo cittadino impegnato in un programma tutto retorica e approssimazione. Quello che dispiace è vedere una città bellissima oramai incamminata attraverso un percorso che alimenta l’economia dell’illegalità. Altro che restituire Barcellona ai propri cittadini. Altro che economia sostenibile a misura d’uomo. Questi sono i risultati del populismo dei nostri tempi.

(Associate professor of Business ethics and academic director of the Center for business in society, IESE Business School)

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