NEW YORK - La guerra di Donald Trump alla Federal Reserve continua. Anzi, si intensifica enormemente. Il presidente americano ha deciso di rimproverare duramente alla Banca centrale, che pure ha fermato i rialzi nei tassi e presto arrestera' anche la riduzione del suo portafoglio di asset, qualunque acciacco di un'economia americana che appare ora in frenata. Solo nell'ultima settimana Trump ha almeno in tre occasioni formali - durante incontri con parlamentari, collaboratori e sostenitori - attaccato brutalmente il chairman della Fed Jerome Powell. Ha raccontato alle sue audience di aver sbattuto in faccia a Powell la propria rabbia per averlo nominato, accusando al contempo il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin di aver spinto quella candidatura. “I guess I am stuck with you”, ha affermato d'aver detto a Powell durante una breve telefonata che pare sia avvenuta l'8 marzo. Vale dire “sono incastrato con te”, o meglio “sono costretto a tollerarti”.
La furia di Trump contro la Fed e i suoi vertici ha ormai una lunga storia. Il Presidente aveva gia' preso di mira la Banca centrale per aver gradualmente alzato l'anno scorso i tassi di interesse, sostenendo che questo e non altro avrebbe danneggiato la corsa della “sua” economia e della “sua” Borsa. La Fed ha alzato l'anno scorso i tassi citando ragioni prudenziali, quali rimpinguare durante un periodo di solida crescita l'arsenale necessario ad affrontare eventuali future crisi. Ha poi fermato le strette a gennaio al cospetto delle crescenti incertezze apparse nell'economia, tra le quali le gravi tensioni commerciali cavalcate dalla Casa Bianca.
Ma oggi Trump, alle prese con le sfide dell'espansione, alza ancora di piu' il tiro. Non si accontenta neppure piu' dello stop alle strette invocato in precedenza e ora comunque avvenuto. Domanda, secondo fonti a lui vicine quali il consigliere economico Larry Kudlow, ben di piu': che la Banca centrale proceda immediatamente ad un taglio di mezzo punto percentuale del costo del denaro. Cancellando vale a dire i due rialzi dei tassi dell'ultimo scorcio dell'anno scorso che lui aveva pubblicamente denunciato. A nulla sono valsi straordinari e recenti tentativi di disgelo effettuati da Mnuchin, che in febbraio aveva organizzato una cena con il Presidente, Powell e Richard Clarida, altro nominato da Trump ai vertici della Fed ma rispettato economista.
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Ne' le sfuriate sono l'unico segno della volonta' presidenziale di mettere sotto torchio la Fed, violando ogni apparenza e non solo sostanza di rispetto dell'indipendenza dalla politica dell'istituto centrale. Una crociata che ai piu' appare particolarmente miope: minaccia di danneggiare gravemente la credibilita' necessaria alla Fed per condurre qualunque efficace politica monetaria. Trump e' reduce da un'altra mossa, diversa ma altrettanto eclatante e esplicita per il messaggio che invia: ha nominato per il board della Fed uno dei personaggi piu' controversi mai scelti da un Presidente nella storia recente, Stephen Moore. Moore e' considerato un “pundit”, un commentatore noto proprio per i suoi attacchi alla Fed, piu' che un economista di qualche rilievo, anche da molti esponenti conservatori. Ha si' una laurea in economia ma la sua carriera l'ha fatta tutta nella politica piu' estrema: se si definisce un falco della crescita, le credenziali le deriva in realta' dall'aver diretto la lobby radicale del Club for Growth.
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Le sue posizioni di politica monetaria, stando ai tanti detrattori, hanno inoltre mostrato espliciti omaggi alla politica piu' scoperta a Washington: era stato contrario ai tagli dei tassi e al Quantitative easing sotto l'amministrazione di Barack Obama, per non aiutare un presidente “nemico” a rilanciare l'economia. Adesso si e' convertito a favore di misure di stimolo per sostenere un leader “amico” alla Casa Bianca. La sua formazione accademica non compensa i difetti della carriera: e' semmai nato come economista specializzato in budget e fisco, niente affatto in monetary policy o regolamentazione finanziaria, cio' di cui si occupa compiti la Fed.
Nel suo passato sono poi venuti alla luce comportamenti poco edificanti quali tasse federali non pagate e mancati assegni per il mantenimento dei figli. Un giornale cesso la pubblicazione di suoi contributi per i troppi errori fattuali che contenevano. Ma Trump, stando a quanto trapelato, ha apprezzato altre doti: avrebbe letto un recente commento critico sulla Fed di Moore e, detto fatto, lo ha nominato a una poltrona vacante. Un altro alleato nelle sue guerre domestiche.
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