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Essere creduto senza essere frainteso: Draghi tra Ulisse e Delfi

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falchi & colombe

Essere creduto senza essere frainteso: Draghi tra Ulisse e Delfi

Essere creduto - come l’Ulisse che si fa legare - senza però essere frainteso – come poteva accadere con il responso dell’oracolo di Delfi. È questa la sfida che deve affrontare Draghi e la Bce quando gli annunzi di politica monetaria finiscono per rappresentare l’unica ancora di stabilità in un contesto macroeconomico di crescente incertezza.

Ieri la Bce ha dato un doppio annunzio ai mercati finanziari ed all’economia europea: da un lato, è stato confermato l’orientamento espansivo della politica monetaria; allo stesso tempo, è stata avviata una riflessione sulle modalità con cui tale espansione verrà messa in atto, sia con riguardo alla struttura dei tassi di interesse che alle modalità di finanziamento del sistema bancario. Se il primo annunzio era ampiamente scontato nella generalità delle previsioni della vigilia, il secondo annunzio lo era molto meno, con qualche lodevole eccezione, come l’articolo di Isabella Bufacchi sul Sole 24 Ore. I due annunzi possono essere invece considerati come l’uno il naturale complemento dell’altro, se si considera cosa oggi può rappresentare la politica di comunicazione della Bce – ed in generale delle banche centrali – nell’influenzare la dinamica incrociata tra aspettative ed andamenti macroeconomici.

Il punto di partenza è che la fiducia sulle prospettive di crescita dell’economia europea non appare più pimpante come qualche tempo fa. Ci sono segnali di affaticamento, che però non si significa malattia; lo stesso Draghi ha ribadito che la probabilità di recessione è ancora stabilmente bassa. Allo stesso tempo però un fondamentale termometro della fiducia – le aspettative – non segna affatto bello stabile.

Quindi la domanda cruciale diviene: cosa può fare e dire la banca centrale per influenzare nella giusta direzione le aspettative? È una domanda che è diventata centrale con il passare degli anni per definire la strategia ottimale di politica monetaria.

E la risposta che hanno dato tutte le banche centrali, inclusa la Bce è la seguente: come Ulisse, devo convincere mercati ed economia che mi sono legato le mani: non smetterò con la politica monetaria espansiva finché la ripresa economica non avrà assunto una fisionomia regolare e stabile, che si rifletterà alla fine su un numero: una crescita dei prezzi al consumo inferiore, ma vicina, al due per cento.

E come Ulisse, devo resistere mantenendo lo stesso atteggiamento espansivo, perché il canto delle sirene – traduzione: i momenti di debolezza della fiducia – non sono alle spalle.

E se il canto delle sirene continua, la sfiducia può colpire anche il messaggio che l’Ulisse Draghi sta mandando, e cioè: ma siamo proprio sicuri che il disegno della politica monetaria in termini di obiettivi e strumenti sia ancora efficace? Oppure è indebolito, o addirittura controproducente?

Il possibile paradosso della politica monetaria espansiva che in realtà deprime le aspettative inflazionistiche può essere raccontato in modo semplice: dopo un lungo periodo di espansione monetaria che produce risultati di crescita economica e dei prezzi minori di quelli previsti, o anche solo auspicabili, il messaggio della banca centrale è che la politica espansiva può venire interpretata come la conferma di difficoltà macroeconomiche strutturali, affossando ulteriormente le aspettative. Come accadeva per l’oracolo di Delfi, l’interpretazione può produrre effetti inattesi ed indesiderati. Per cui, possono emergere posizioni estreme, ed anche – ed è un secondo paradosso – trasversali: la politica monetaria non è credibile perché è troppo espansiva – i falchi – o perché lo è troppo poco – le colombe.

Per evitare i paradosso di Delfi, l’unica cosa che può provare a fare la banca centrale è massimizzare la trasparenza delle sue scelte. È quello che ha fatto anche ieri Draghi. Sugli obiettivi, a provato ad esempio ad evitare che il target di medio periodo di una inflazione vicina – ma minore – al 2% venga scambiato per un vincolo da rispettare subito e sempre, il che abbasserebbe la credibilità dell’azione monetaria. Sugli strumenti, ha anticipato un “tagliando” degli stessi, per rafforzare la fiducia nel fatto che i lati positivi di interventi straordinari – come i tassi di interesse negativi – hanno superato e continueranno a superare i correlati potenziali rischi ed incognite. Allo stesso tempo, ha confermato che la Bce è pronta ad utilizzare nuovamente tutta la cassetta degli attrezzi a disposizione, se il rischio recessione dovesse aumentare. Ulisse dice che occorre essere prudenti e pazienti; e vuol essere creduto.

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