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Venezuela, nuovi scontri e accuse da “guerra fredda” tra Usa e…

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caracas accusa twitter: oscurati profili governo

Venezuela, nuovi scontri e accuse da “guerra fredda” tra Usa e Russia

Duro intervento del ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov contro «il ruolo degli Stati Uniti nella crisi politica venezuelana». Lavrov si è sentito al telefono con il segretario di stato Usa, Mike Pompeo e la discussione si è incentrata su quello che Mosca definisce un «tentativo di colpo di stato» con il «chiaro supporto degli Stati Uniti». Lavrov ha sottolineato come «le interferenze di Washington negli affari interni di uno stato sovrano e le minacce contro la sua leadership rappresentano una grave vi0lazione delle leggi internazionali». Il proseguimento di questi «passi aggressivi» ha continuato Sergey Lavrov «potrà portare a serie conseguenze». Pronta la risposta di Mike Pompeo: «La Russia e Cuba stanno destabilizzando il Venezuela» e il coinvolgimento russo nelle
vicende del Paese latinoamericano «rischia di destabilizzare anche le relazioni bilaterali tra Washington e Mosca», è l’accusa lanciata dal segretario di Stato Usa.

Nuovi scontri nella giornata di mercoledì
Nuovi scontri sono esplosi tra manifestanti e la Guardia nazionale bolivariana a Caracas mentre sono in corso le marce contrarie di sostenitori di Maduro e
oppositori. Lo riferiscono i media internazionali. Gli incidenti sono avvenuti nella zona di La Florida, al nord di Caracas, dove gli agenti della Guardia nazionale bolivariana (Gnb) hanno utilizzato gas lacrimogeni e sfollagente per disperdere centinaia di oppositori che chiedevano la fine dell’«usurpazione» del potere da parte di Maduro. Nonostante l'intervento delle forze dell'ordine, i
dimostranti sono rimasti nella zona. «Non abbandoneremo le strade - hanno sostenuto i leader della protesta - perché non abbiamo paura, e perché non ne possiamo più di questo malgoverno». Altri disordini sono avvenuti nelle vicinanze della base aerea di La Carlota, dove ieri Guaidò, e Leopoldo Lopez, leader di Voluntad Popular, insieme ad un gruppo di militari hanno
cercato di entrare nell’installazione militare.

Guaidò annuncia piano di scioperi da giovedì
Il leader dell'opposizione autoproclamatosi presidente ad interim, Juan Guaidó, ha annunciato che a partire da giovedì comincia un programma di scioperi scaglionati nell'amministrazione pubblica, fino a far sì che tutti i settori si uniscano ad uno sciopero generale nel Paese. «Giovedì - ha dichiarato durante una manifestazione a Caracas in occasione della Giornata dei lavoratori - sosterremo la proposta che ci hanno fatto i lavoratori di scioperi scaglionati, fino ad ottenere uno sciopero generale». Guaidó ha quindi sottolineato che in Venezuela «non abbiamo nulla da festeggiare» perché l’ultimo «aumento salariale è già andato in fumo» davanti all’iperinflazione esistente. «Resteremo nelle strade fino ad ottenere la fine dell’usurpazione di Maduro, un governo di transizione e libere elezioni», ha assicurato il leader oppositore.

Twitter oscura profili governativi
Il governo del Venezuela ha reso noto che fra ieri e oggi Twitter ha sospeso gli account istituzionali di vari ministeri ed istituzioni venezuelani quali il ministero per la Donna, dell'Istruzione, dell'Energia, «violando in questo modo ancora una volta la libertà di espressione per difendere i suoi interessi». Altre istituzioni colpite dalla misura decisa da Twitter sono, rende noto l’agenzia di stampa Avn, il ministero del Petrolio, il quotidiano Vea, il quotidiano El Correo del Orinoco e la tv ViVe Televisión. Colpite progressivamente sarebbero infine anche un numero non specificato di account di ambasciate e consolati venezuelani nel mondo.

Il bilancio degli scontri
È di almeno un morto, un ragazzo di 24 anni, e 59 feriti il bilancio degli scontri di ieri in Venezuela. Lo riportano i media locali citando dati del Foro Penal. La giovane vittima, rimasta ferita negli scontri nella città di La Victoria, è stata trasportata in ospedale dove però è giunta senza vita. Nel Paese la tensione è altissima. Ieri Guaidò ha riunito i militari nel tentativo di dare la spallata decisiva, non riuscita, a Maduro. L’Onu ha espresso viva preoccupazione per l’impiego della forza da parte delleforze governative contro i manifestanti.

Il Brasile: Guaidò precipitoso
Il leader dell'opposizione, e presidente riconosciuto da numerosi Governi, ha lanciato un appello ad una rivolta militare in un breve video nel quale appare in una base aerea a Caracas circondato da soldati pesantemente armati e affiancato dall'attivista Leopoldo Lopez. «Il momento è adesso», ha detto Guaidò. Le forze armate, però, appaiono divise e nel Paese sudamericano regna un clima drammatico da guerra civile. Guaidò oggi ha lanciato un nuovo appello alla rivolta militare e a un nuovo giorno di protesta di piazza in tutto il Paese.

Da analisti brasiliani è arrivata però una mezza doccia fredda per il leader dell’opposizione, che è stato giudicato «precipitoso» nella sua iniziativa e soprattutto l’ha lanciata senza essere certo del pieno sostegno da parte della totalità delle forze armate.

IL VIDEO SHOCK / Caos e violenza in Venezuela, i blindati investono i manifestanti

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Blindati sulla folla martedì
Blindati dell'esercito venezuelano hanno investito i dimostranti antigovernativi a Caracas: lo mostrano le immagini della Bbc. Uno dei blindati spara con il cannone ad acqua, circondato dalla folla, poi avanza, investendo almeno un dimostrante. Un altro blindato ha fatto la stessa cosa poco distante. Gli scontri si stanno svolgendo nei pressi della base militare di La Carlota. L'ong venezuelana per i diritti umani Foro Penal ha riferito che 119 persone, di cui 11 adolescenti, sono state arrestate durante le manifestazioni. “Sconfitto il piccolo gruppo golpista”, afferma Maduro. Nell'ambasciata spagnola l'attivista Lopez. Gli Usa appoggiano Guaidò, mentre la Russia parla di “ingerenze esterne”

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La manifestazione di martedì
Gas lacrimogeni sono stati lanciati contro i manifestanti concentrati vicino alla base, compreso lo stesso Guaidò. L'attivista e premio Sakharov Leopoldo Lopez ha annunciato di essere stato liberato dalle forze armate e ha invitato tutti i venezuelani a scendere in piazza pacificamente: in serata, però, lo stesso Lopez insieme ad altri attivisti ha cercato rifugio nell’ambasciata del Cile. I militari in strada sono una settantina. Alcuni manifestanti si sono impadroniti di due autoblindo che hanno messo di traverso sulla strada. Secondo i media ufficiali, un gruppo ha cercato di penetrare nella base militare, ma l'operazione non avrebbe avuto successo. Oltre ai militari, in strada sono scesi anche civili.

«Quale presidente incaricato e legittimo capo delle forze armate convoco tutti i militari a seguirci nelle nostre azioni come sempre abbiamo fatto nel segno della Costituzione e della lotta non violenta» e ad accompagnarci «in questo processo per la fine dell'usurpazione», ha dichiarato Guaidò nel video diffuso dalla base aerea. «Le forze armate - ha aggiunto nel video girato all’alba, con sullo sfondo Leopoldo Lopez e alcuni militari - stanno con il popolo e con la Costituzione».

«Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira (il principale accesso alla città) per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica»: lo scrive su twitter il ministro dell'Informazione di Nicolas Maduro, Jorge Rodriguez. «A questo tentativo si è unita l'ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi. Chiamiamo il popolo alla massima allerta».

Gli Stati Uniti sono con l'Operazione Libertà di Juan Guaidò. «Il governo Usa sostiene il popolo venezuelano nella sua richiesta di libertà e democrazia. La democrazia non può essere sconfitta», ha twittato il segretario di stato Mike Pompeo. «L'esercito - ha scritto su Twitter anche il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton - deve proteggere la costituzione e il popolo. Deve stare dalla parte dell'assemblea nazionale e delle legittime istituzioni contro chi usurpa la democrazia». Più prudente la linea europea. «Ribadiamo la nostra posizione sulla necessità di trovare una soluzione pacifica e politica alla crisi in Venezuela, attraverso elezioni eque», ha detto una portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna.

In diretta dal Venezuela

Intanto, secondo l’agenzia Reuters, Erik Prince - il fondatore della controversa società di sicurezza privata Blackwater e un importante sostenitore del presidente degli Stati Uniti Donald Trump - ha lavorato a un piano per creare un esercito privato per aiutare a rovesciare il presidente socialista del Venezuela Maduro.

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