Il Far East Film Festival di Udine è una vetrina per intercettare i fenomeni culturali ed economico-sociali: non e' un caso che sia stato molto applaudito il film-documentario di Konishi Mirai “Kampai! Sake Sisters”, uscito da una settimana in Giappone e presentato a Udine in anteprima internazionale. Le donne - alle quali in passato era addirittura proibito entrare nelle distillerie, figuriamoci diventare “toji”, maestro produttore - sono ora in prima fila nel promuovere il revival anche internazionale del liquore di riso made in Japan, nella continua ricerca di affinamenti.
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Il film mostra tre pioniere che sono riuscite a lasciare la loro impronta in un mondo molto competitivo e tradizionalmente maschile: Miho Imada, considerata ora uno dei principali maestri distillatori al mondo, che lasciò la metropoli per tornare nella natia Akishi (provincia di Hiroshima) a rilanciare la distilleria di famiglia; Marie Chiba, che gestisce uno dei “sake bar” più alla moda di Tokyo ed è stata pioniera dell'emergere di una nuova figura professionale come il sommelier di sake; Rebeka Wilson-Lye, una neozelandese che si e' imposta come una dei sommelier di sake più di spicco nel panorama internazionale. Sono quattro le ragioni presumibili per cui le donne erano escluse dal mondo del sake: la divinità del sake è femminile e quindi avrebbe potuto ingelosirsi; le donne erano considerate impure, almeno in certi periodi; il lavoro era ed e' duro; una presenza femminile avrebbe potuto creare problemi tra uomini che vivevano e mangiavano insieme per sei mesi. Acqua passata.
Era presente a Udine una delle protagoniste del film, Imada, che ha poi offerto una degustazione dei suoi due principali tipi di sake, in abbinamento a un prodotto del territorio friulano, il formaggio Montasio. Secondo Imada, alcuni cibi italiani si adattano perfettamente al sake. La novità è che anche da noi si stanno moltiplicando i sommelier del sake, mentre l'abbinamento con i cibi sta diventando un'arte. Dal primo febbraio, con l'accordo di libero scambio tra Ue e Giappone, il sake può essere importato da noi senza dazi: anche questo potrà favorire lo sviluppo del mercato. Si moltiplicano anche i libri che spiegano caratteristiche e segreti del liquore bianco (da ultimo “Il Libro del Sake e degli Spiriti giapponesi” di Stefania Viti, ed. Gribaudo).
Il decalogo sake-formaggio
A organizzare l'evento della degustazione in abbinamento al Montasio, gia' andato in scena al caffè Eppinger di Trieste, è
stata l'esperta Giovanna Coen, che ha stilato un decalogo per l'abbinamento tra sake e formaggio: bilanciare l'intensità aromatica
di formaggio e sake; il salato del formaggio esalta il fruttato del sake; il “dolce” va con il dolce (un formaggio “dolce”
rende meno “dolce” il sake); il sake arrotonda i sapori forti; sake e formaggio si fondono in bocca dando grande cremosità
e, essendo ricchi di aminoacidi, danno un senso di sapidità'; il piccante esalta l'alcol e riduce la dolcezza; il sake e'
delicato e non copre mai il formaggio, anzi lo esalta; il sake ha un finale corto e lascia la bocca pulita ma con la memoria
del formaggio. Infine, secondo Coen, è meglio provare i sake a diverse temperature: “Possono riservare piacevoli sorprese!”.
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