NEW YORK - Travolto dalle critiche delle senatrici repubblicane, il giornalista economico e commentatore televisivo conservatore Stephen Moore non è più tra i candidati per una poltrona nel board della Federal Reserve. Il presidente Donald Trump lo ha confermato in un tweet per evitare ulteriori polemiche. Così uno dei suoi fedelissimi consiglieri “unofficial”, con cui condivide la visione sulle politiche economiche e monetarie – qualcuno dice che sia Moore a ispirare le critiche di Trump a Powell, così come sia stato Moore a “silurare” Janet Yellen – non siederà come membro permanente nel consiglio della banca centrale americana.
Le sue posizioni, spesso estreme, per fare audience, sulle donne «che non possono guadagnare più degli uomini», sul revisionismo della storia degli Stati Uniti, sui suprematisti bianchi, sui bambini che bisognerebbe far lavorare, alla fine hanno pesato sull’ago della bilancia. A poco sono servite le sue scuse, il fatto che il commentatore televisivo abbia ammesso che in tanti anni di talk show abbia disseminato l’etere di provocazioni e frasi a effetto, che neppure ricorda. Trump alla fine ha deciso e ha twittato il suo verbo: «Steve Moore, un grande economista pro-crescita e una davvero bella persona ha deciso di ritirarsi dal processo di selezione della Fed». Il presidente americano ha precisato però che il suo fedelissimo resterà attaccato all'amministrazione Usa: «Steve ha vinto la battaglia delle idee, compresa quella dei tagli alle tasse, e quella della deregulation che hanno prodotto un periodo di bassa inflazione e prosperità per tutti gli americani. Io ho chiesto a Steve di restare a lavorare con me per la futura crescita economica del nostro Paese».
Moore, 59 anni, fino a pochi giorni fa continuava a ripetere nelle interviste che una sua nomina alla Fed sarebbe arrivata a breve, nel giro di tre settimane. Da marzo scorso era stato selezionato da Trump per ricoprire una delle due poltrone vacanti nel board della Fed, anche se non è mai stato formalmente nominato. L'altra persona prescelta da Trump è Herman Cain, l’ex manager di catene di fast food, attivista dei Tea party, a sua volta travolto dalle critiche in ragione della sua scarsa competenza nelle questioni monetarie ma soprattutto in relazione a cinque accuse di molestie sessuali, un tema che rappresenta un nervo scoperto negli Stati Uniti di oggi, dopo la nascita del movimento #MeToo e la serie di scandali che negli ultimi anni hanno travolto corporation e uomini famosi.
Fotografa bene il clima di ostilità tra i repubblicani sulla candidatura di Moore alla Fed, tra le tante, quelle delle senatrici tutte contrarie, la dichiarazione del senatore Mitt Romney, ex candidato per una nomination repubblicana alle scorse presidenziali, che ha detto senza giri di parole che Moore era troppo di parte per quel posto alla banca centrale: «Spero che le persone che scelgano per la Fed siano economisti e non partigiani».
La storia delle affermazioni sopra le righe di Steve Moore passa tra media e giornali negli ultimi decenni. Per anni ha scritto commenti sul Wall Street Journal, ha lavorato per Cnn e poi per Fox. Molto ascoltato sui temi economici in ambienti conservatori. Alcune perle, tra le tante. Durante un dibattito televisivo sul salario minimo, nel 2016, ad esempio, Moore aveva detto: «Ho una posizione radicale su questo. Io eliminerei molte di queste leggi sul lavoro minorile e farei iniziare a lavorare le persone a 11, 12 anni». Ancora, in un tentativo di umorismo aveva detto che alle donne dovrebbe essere vietato assistere o anche solo servire birra alle partite di basket maschile. In un commento sul National Review del 2014 aveva scritto anche che gli «stipendi più alti delle donne rispetto agli uomini possono essere negativi per la stabilità delle famiglie». «Una delle ragioni del declino delle famiglie è che le donne hanno stipendi più alti e lavorano più degli uomini». La loro autosufficienza economica non aiuterebbe le famiglie ma, secondo il suo punto di vista, sarebbe una delle cause della crisi delle famiglie.
Dopo l'attentato di un suprematista bianco a Charlottesville, in Virginia, durante una marcia di protesta contro le discriminazioni razziali, nell’agosto 2017, che piombando con l’auto sul corteo uccise una ragazza bianca, Moore scrisse un commento in cui metteva in guardia per l’aumento della violenza nell'estrema sinistra americana, riprendendo un commento di Trump che aveva parlato di colpa da attribuire a «entrambe le parti».
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