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Bruxelles boccia l’Italia: deficit al 3,5% nel 2020 senza…

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PREVISIONI DI PRIMAVERA

Bruxelles boccia l’Italia: deficit al 3,5% nel 2020 senza aumento dell’Iva

  • –dal nostro corrispondente

BRUXELLES – È un quadro italiano fragile e incerto quello tratteggiato dalla Commissione europea nelle sue previsioni economiche di primavera, mettendo l'accento su una deriva delle finanze pubbliche che in assenza di una correzione rimarchevole potrebbe portare il deficit nel 2020 ben oltre i limiti del Trattato di Maastricht. Addirittura Bruxelles prospetta un aumento della disoccupazione per via dell'introduzione del cosiddetto reddito di cittadinanza.

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Crescita italiana vicina allo zero
La Commissione prevede una crescita per quest'anno dello 0,1% (in calo dallo 0,2% previsto in febbraio). Bruxelles parla di una «ripresa lenta» che dovrebbe portare la congiuntura a crescere dello 0,7% del Pil. Come succede ormai da anni, il paese è in fondo alla classifica europea in termini di crescita. Il deficit pubblico è previsto al 2,5% nel 2019 e al 3,5% del Pil nel 2020. Anche il debito rischia di aumentare nuovamente, al 133,7% del Pil nel 2019 e al 135,2% nel 2020.

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Il reddito di cittadinanza può «incentivare» la disoccupazione
«I rischi relativi alle prospettive di crescita restano prevalentemente negativi», spiega la Commissione, notando tra le altre cose la forte sensibilità dei mercati finanziari ai cambi di politica economica. Peraltro, l’esecutivo comunitario teme che l’introduzione di un reddito di cittadinanza possa indurre un aumento del tasso di disoccupazione (dal 10,6 nel 2018 al 10,9% nel 2019) perché molti potrebbero decidere di dichiararsi disoccupati, una condizione per ottenere l’assegno e uscire dallo stato di inattività.

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Conti pubblici peggio del previsto
Il cattivo andamento dell’economia si riflette in una deriva dei conti pubblici. Come detto, deficit e debito sono destinati ad aumentare sia nel 2019 sia nel 2020. L’accordo tra Roma e Bruxelles prevedeva in dicembre un saldo strutturale uguale a 0 nel 2019. La Comissione invece prevede in questo momento un deterioramento di 0,2 punti percentuali, a conferma che Bruxelles potrebbe quest’anno chiedere al governo Conte ulteriori sforzi di finanza pubblica.

La deriva dei conti pubblici è da imputare ai nuovi costi provocati dall’adozione del reddito di cittadinanza e da nuove regole pensionistiche (la cosiddetta quota 100). «Queste misure saranno compensate solo parzialmente da nuovi sforzi nella lotta all’evasione fiscale e da un gettito temporaneo derivante da una nuova amnistia fiscale». Peraltro, «nuove tensioni sui rendimenti obbligazionari costituiscono un rischio per le stime di bilancio. Di converso l’aumento dell’Iva nel 2020 (…) migliorerebbe le prospettive di bilancio».

Deficit al 3,5% nel 2020 se non aumenta l’Iva
L’incremento delle aliquote Iva è uno strumento a disposizione del governo Conte per rimettere in careggiata i conti pubblici. Per ora la misura è congelata, ma potrebbe essere utilizzata già nella Finanziaria del 2020, anche se la scelta è controversa per i rischi di rallentamento dell’economia. Nel suo rapporto, la Commissione europea precisa che la sua stima di deficit, al 3,5% del Pil nel 2020, è al netto dell'aumento dell’imposta sul valore aggiunto.

In arrivo lettera sul debito
Sempre sul fronte della finanza pubblica, Bruxelles dovrebbe inviare a breve una richiesta di chiarimenti al governo Conte per capire i motivi dell’andamento sempre negativo del debito pubblico (salito tra il 2017 e il 2018 dal 131,4 al 132,2% del Pil). La missiva è propedeutica a un nuovo rapporto sul debito ex articolo 126/3 dei Trattati. L’esecutivo comunitario dovrà quindi decidere se suggerire l’apertura di una procedura per debito eccessivo. La decisione finale spetterà poi ai paesi membri.

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In Europa ripresa economica con diverse incognite
Più in generale, la Commisione si aspetta una ripresa dell’attività economica nel 2020, anche se agli occhi del vice presidente Valdis Dombrovskis permangono «rischi pronunciati». Tra questi, l'ex premier lettone cita «una nuova escalation nelle guerre commerciali», «la debolezza dei mercati emergenti», «il rischio di un hard Brexit», «l’incertezza politica» e «un possibile ritorno del circolo vizioso tra bilancio statale e bilanci bancari». Quest’ultimo aspetto potrebbe riguardare in particolare l'Italia.

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