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Parlamento Ue, resta una netta maggioranza europeista

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Parlamento Ue, resta una netta maggioranza europeista

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – È un Parlamento assai più frammentato di prima quello che sta emergendo dal voto europeo. I partiti più europeisti continuerebbero però ad avere una ampia maggioranza, nonostante un rafforzamento dei movimenti nazionalisti. Secondo le prime proiezioni, i popolari avrebbero ottenuto 180 seggi (217 nel 2014). I socialisti passerebbero da 186 seggi a 152 seggi, i liberali da 68 a 105. Insieme i partiti più euroscettici otterrebbero 172 deputati.

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Le possibili alleanze in Europa

Parlando ieri notte qui a Bruxelles, il portavoce del Parlamento europeo Jaume Duch ha spiegato che queste proiezioni si basano a seconda dei paesi su risultati definitivi, preliminari ed exit polls. Nel gioco delle maggioranze, PPE, PSE e Alde (ossia i liberali) avrebbero insieme 437 seggi, un numero sufficiente per governare. L'alternativa di sinistra (PSE, verdi, Alde e sinistra radicale) otterrebbe 362 deputati (non abbastanza per formare una maggioranza).
Sul fronte nazionalista, i tre principali gruppi parlamentari (noti con gli acronimi ECR, EFDD e ENF) che oggi raggruppano i movimenti più euroscettici, otterrebbero 172 deputati, rispetto agli attuali 154. Un balzo in avanti certo, ma assai meno marcato delle previsioni della vigilia. Soprattutto è da notare che l'ipotesi di una alleanza tra questi gruppi parlamentari e il PPE non permetterebbe loro comunque di avere una maggioranza dei seggi.

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Ieri notte, il capolista popolare Manfred Weber ha esortato i socialisti, i liberali e anche i verdi di “sedersi allo stesso tavolo per lavorare insieme”. Il capolista socialista Frans Timmermans si è detto pronto a “parlare di sostanza”. Dal canto suo la liberale Margrethe Vestager, che si è candidata ufficialmente alla presidente della Commissione europea, ha notato che “le elezioni hanno rotto un monopolio”, quello popolare-socialista che ha guidato il Parlamento europeo negli ultimi anni.

Dai primi dati pubblicati ieri notte emerge in molti stati membri dell'Unione europea una perdita dei consensi dei popolari, tendenzialmente a favore dei partiti più nazionalisti o in alcuni casi dei verdi (in particolare in Francia e in Germania); un nuovo indebolimento dei socialisti, salvo in Olanda e in Spagna; e un rafforzamento dei partiti più nazionalisti e meno europeisti.
A questo riguardo la temuta ondata nazionalista è stata meno evidente del previsto. In Germania, i democristiani e socialdemocratici hanno perso voti rispetto al 2014, ma Alternative für Deutschland ha ottenuto poco più del 10% dei suffragi. Lo stesso è avvenuto in Olanda. In Austria, il partito nazionalista FPÖ, impelagato in un grave scandalo politico-finanziario, è sceso di due punti percentuali (al 17%), mentre il democristiano ÖVP ha guadagnato quasi otto punti (al 34%).

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Diversa è la situazione in Francia dove il Rassemblement National di Marine Le Pen sarebbe diventato il primo partito con il 23% dei voti, superando il movimento del presidente Emmanuel Macron La République en Marche che avrebbe ottenuto il 22% dei suffragi. Il dato fa scalpore, anche se in una elezione per il rinnovo del Parlamento europeo il voto è tendenzialmente più protestatario che in una tradizionale elezione legislativa o presidenziale.
Rimane da capire ancora il voto italiano. Dai risultati definitivi della Lega dipenderà la reale forza dei partiti più nazionalisti nel nuovo Parlamento europeo. Le proiezioni le danno 22 deputati, in netto aumento dai cinque attuali (mentre il M5S scenderebbe da 17 a 16). L'obiettivo di questi movimenti è di raggrupparsi in un unico gruppo parlamentare per poter ostacolare quanto possibile i lavori dell'assemblea e soprattutto nelle commissioni.
Tra giovedì e oggi, 427 milioni di elettori sono stati chiamati alle urne in 28 paesi dell'Unione europea per eleggere 751 deputati. Secondo gli ultimi dati a disposizione del portavoce del Parlamento europeo Duch, l'affluenza è stata finora di circa il 50,5%, “il tasso più elevato degli ultimi venti anni”.

Nel 2014, l'affluenza al voto era stata di appena il 42,6%. Tutti gli esponenti politici riuniti qui nella sede del Parlamento europeo questa notte hanno salutato la vivacità della democrazia europea.

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