Le iniziative già avviate per modernizzare le norme in materia fiscale vanno dall’imposta sulle società alla web tax. L’imposta sulle società è imperniata su una base imponibile consolidata comune e ha l’obiettivo non solo di semplificare la vita delle imprese nel mercato unico, ma anche di combattere l’elusione fiscale. Nessuna interferenza avrebbe sulle aliquote: gli Stati membri resterebbero liberi di deciderle in autonomia. Ma la materia fiscale è una di quelle su cui gli Stati nazionali hanno mantenuto piena sovranità e toccarla potrebbe voler dire mettere in discussione questo principio e aprire a ulteriori cessioni di competenze alla Ue. Non è un caso che la proposta della Commissione, presentata a ottobre del 2016, non abbia fatto passi avanti. Più recente è l’iniziativa sulla web tax (marzo 2018), la tassa sui servizi digitali, invisa ai colossi del web, che fissa il principio in base al quale le tasse si pagano nel luogo in cui si realizza il profitto, a prescindere dalla presenza fisica delle grandi società tecnologiche. Numerosi sono stati gli interventi della Commissione, a vario titolo, nei confronti di nomi di peso dell’hi-tech, ma le resistenze a un intervento sistemico sono enormi, non solo da parte di questi ultimi, ma anche degli Stati. A gennaio del 2018, la Commissione Juncker aveva proposto anche uno spazio unico europeo sull’Iva, per rendere il sistema dell’imposta sul valore aggiunto più resistente rispetto ai rischi di frode e allo stesso tempo tutelare le entrare pubbliche.