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L’Europa in ritardo sull’auto elettrica

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mobilità e ambiente

L’Europa in ritardo sull’auto elettrica

La notizia è di qualche giorno fa: la Germania potrebbe prorogare e ampliare gli incentivi per l’acquisto delle auto elettriche, che oggi raggiungono fino a 4mila euro. Un’indiscrezione uscita a poche settimane dalla presentazione della Volkswagen ID.3, la nuova elettrica che andrà in produzione nei prossimi mesi.

Mobilità e ambiente sono temi chiave in Germania e molto cari ai Verdi tedeschi, che sono diventati il secondo partito con il 20% alle ultime Europee. I temi “green”, tradizionalmente molto forti in Germania, potrebbero subire un nuovo slancio anche all’interno dei nuovi organismi di Bruxelles (con ben 69 seggi per gli ambientalisti al Parlamento di Strasburgo grazie anche ai buoni risultati in Francia).

«I paesi nordici e la Germania - spiega Eugenio de Blasio, fondatore e presidente di E-Gap - sono esempi virtuosi nel campo delle energie rinnovabili e spingono anche maggiormente sull’auto elettrica. In Germania i principali produttori, a partire da Volkswagen e Bmw, hanno unito le forze per creare un consorzio, denominato Ionity, con la missione di creare un rete europea per la ricarica dei veicoli elettrici. Il trend delle vetture elettriche è tracciato anche se servirà ancora del tempo per una capillare diffusione. Ad esempio dal 2020 le Smart saranno solo elettriche e il paese al mondo dove si vendono di più è l’Italia».

Le vetture alimentate a energia elettrica costano di più delle tradizionali e questo al momento sta rallentando una maggiore diffusione anche se molti paesi, compresa l’Italia, hanno previsto incentivi. L’energia per ricaricarle costa meno del carburante fossile. Uno dei temi chiave è quello dell’approvvigionamento delle batterie ma l’innovazione tecnologica sta facendo passi avanti. Le case automobilistiche non possono restare indietro in tema di investimenti sull’auto del futuro e il fermento che si registra nell’industria delle quattro ruote verte anche intorno alle prospettive dell’elettrico.

LA FOTOGRAFIA
(Fonte: Elaborazione su dati Carsalesbase)

I numeri del settore sono ancora marginali. Lo scorso anno sono state immatricolate poco più di un milione di auto puramente elettriche a batteria (circa l’1% del totale) e a queste si affiancano le ibride. «Il tema dell’auto elettrica in Europa - spiega Alberto Villa, head of equity research di Intermonte Sim - si lega al fattore delle emissioni e alle regole stringenti che sono state volute da Bruxelles. Con gli attuali parametri abbiamo calcolato che dal 2020 i produttori potrebbero rischiare multe per miliardi di euro e questo ovviamente spinge sull’innovazione per abbattere le emissioni. L’annuncio della possibile integrazione tra Fca e Renault-Nissan risponde anche a questo obiettivo visto che il gruppo francese è tra i primi tre al mondo nel campo della produzione di vetture elettriche mentre Fca negli anni è rimasta un po’ indietro in tema di investimenti. Comunque si erano già mossi ed avevano annunciato un accordo di collaborazione con Tesla per il calcolo congiunto delle emissioni per far fronte ai vincoli Ue».

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L’elettrico rappresenta solo una parte residuale per le case automobilistiche tradizionali. Il leader mondiale Tesla, specializzato in questa attività, ha chiuso l’ultimo trimestre in negativo anche se i margini lordi della Model 3 sono positivi. Oggi le auto elettriche vendute rappresentano una quota esigua dell’intero parco mondiale.

«La domanda - continua Villa - è destinata a salire e le autorità spingono verso questa soluzione, ma è difficile fare previsioni per il futuro. Gli incentivi esistenti sono utili ma non sufficienti a sostenere la domanda in maniera significativa. In Italia ad esempio si possono ottenere fino a 6mila euro e le auto elettriche hanno un costo superiore a quelle tradizionali. C’è poi il tema delle colonnine di ricarica, che in Italia non sono ancora sufficientemente diffuse».

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