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Brusca gelata dell’euro-inflazione: si complica il rebus per la…

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a maggio da 1,7 a 1,2%

Brusca gelata dell’euro-inflazione: si complica il rebus per la Bce

Alla vigilia della riunione di politica monetaria di giovedì prossimo, la Banca centrale europea raccoglie un nuovo segnale preoccupante dal fronte dell’inflazione nei 19 Paesi dell’area euro: che in maggio, secondo i dati preliminari comunicati martedì da Eurostat, è scesa dall’1,7% registrato in aprile all’1,2%. Inferiore alle previsioni Reuters tra economisti che comunque la immaginavano in calo, all’1,3%. L’inflazione core, che esclude dal calcolo i prezzi delle categorie più volatili - energia, alimentari, tabacco e alcool - è passata dall’1,3% di aprile allo 0,8%. Per la maggior parte degli ultimi sei anni, ormai, il dato è rimasto al di sotto dell’obiettivo fissato dalla Bce, pari al 2%.

L’impatto maggiore sul calo dei prezzi viene dall’energia, (inflazione al 3,8% rispetto al 5,3% di aprile), seguita dai generi alimentari, alcool e tabacchi (1,6%,
rispetto all’1,5% di aprile), ma anche dai servizi (1,1% rispetto all’1,9% di aprile) e dei beni industriali non energetici (0,3%, rispetto allo 0,2% ad aprile).

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Erik Nielsen, chief economist di UniCredit, fotografa la situazione: «Come la maggior parte delle altre banche centrali - spiega - la Bce sta affrontando tempi particolarmente insidiosi mentre lotta contro un ambiente di bassa inflazione persistente nel tempo, ma con una “cassetta degli attrezzi” ridotta». Le minute relative all’ultima riunione del Consiglio direttivo Bce già registravano il timore che la prospettiva di un’inflazione debole si perpetui nel tempo, rendendo inevitabile il ricorso a nuove misure di stimolo: nel momento in cui l’istituto centrale europeo ha una potenza di fuoco ridotta dai massicci interventi degli anni scorsi. Al meeting di giovedì, gli osservatori prevedono decisioni sul fronte delle banche, perché siano in grado di mantenere il flusso di credito all’economia reale.

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Sul lungo termine, le previsioni per i prossimi cinque anni non sono incoraggianti, dal momento che si fermano all’1,3%. Lo scenario è complicato dalle incertezze sul fronte commerciale, che stanno coinvolgendo un numero sempre più alto di Paesi e regioni.

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