DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES - Come previsto, la Commissione europea ha annunciato che una procedura per debito eccessivo ai danni dell'Italia
«è giustificata». A questo punto il dossier passa ai governi europei che dovranno dire la loro e chiedere l'apertura formale
di un iter mai utilizzato finora. Se lo vorrà, il governo Conte dovrà negoziare una via di uscita, rimettendo in careggiata
le finanze pubbliche per evitare una procedura imbarazzante. Bruxelles chiede tra le altre cose nel 2020 una riduzione della spesa pubblica netta dello 0,1% con un aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil.
Il rapporto approvato dal collegio dei commissari è di 23 pagine, una radiografia tanto minuziosa quanto deprimente non solo
dell'andamento del debito pubblico, ma anche delle scelte controverse adottate dai più recenti governi italiani, in particolare
l'esecutivo guidato dal premier Giuseppe Conte e sostenuto da una maggioranza Lega-M5S. Limitare l'indebitamento è un impegno
di ogni paese per garantire la stabilità finanziaria della zona euro.
SCOPRI DI PIÙ / Ecco le conseguenze di una procedura Ue sul debito
Parlando in una conferenza stampa qui a Bruxelles, durante la quale la Commissione ha annunciato l'uscita della Spagna dalla procedura per deficit eccessivo, il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha notato nel 2018 un forte aumento dei costi per il servizio
del debito, anche per via del nervosismo sui mercati provocato dal governo Conte: 65,0 miliardi di euro rispetto ai 62,8 miliardi
di euro preventivati all'inizio dell'anno scorso.
Moscovici: aperti al dialogo
Dal canto suo, il commissario agli affari monetari Piere Moscovici ha voluto sottolineare che la procedura per debito eccessivo
inizierà solo se e quando lo vorranno I paesi membri: «Non c'è bisogno di speculare (…) Siamo pronti a guardare a nuovi dati».
Ha poi aggiunto: «La mia porta rimane aperta (…) Siamo favorevoli a a una applicazione intelligente del Patto di Stabilità.
Non meccanica, non legalistica, ma intelligente, utile alla crescita, all'occupazione e a conti pubblici in buona salute».
In novembre procedura evitata dopo le modifiche
«Spetta all'Italia dare le informazioni necessarie. Spetta all'Italia mostrare come si possa evitare una procedura», ha ancora
precisato l'esponente politico francese. Il vice presidente Dombrovskis ha rilanciato, sottolineando come il governo Conte
debba «rivedere la traiettoria del debito pubblico». Già nell'autunno dell'anno scorso Bruxelles aveva ritenuto giustificata
l'apertura di una procedura per debito eccessivo. Misure di bilancio prese in extremis permise di evitarla.
SCOPRI DI PIÙ / Ue: debito italiano in crescita anche per le scelte del governo
Procedura giustificata per almeno 3 ragioni
Nella relazione la Commissione giunge alla conclusione che una procedura per debito eccessivo «è giustificata» per almeno tre ragioni: il non rispetto del risanamento minimo dei conti pubblici previsto dalle regole europee; un peggioramento del debito pubblico
solo in parte spiegabile dal rallentamento economico del 2018; e infine «un progresso limitato» nell'adottare le raccomandazioni-paese
dell'anno scorso, cosi come un allentamento delle riforme favorevoli alla crescita adottate in precedenza.
Il rapporto contiene dati eclatanti. Molti sono noti, altri invece non lo sono. In una tabella, l'esecutivo comunitario calcola il divario tra gli impegni di
riduzione del debito e gli obiettivi raggiunti o da raggiungere. Le cifre sono impressionanti. Il gap è stimato del 5,8% del
PIL nel 2016, del 6,7% nel 2017, del 7,6% nel 2018, del 9% nel 2019, e infine del 9,2% sempre del PIL nel 2020. In buona sostanza,
il ritardo nel risanare i conti è un impegno mancato che il paese si trascina da anni.
Dubbi su pensioni e privatizzazioni
Tra le altre cose, Bruxelles sottolinea come la riforma pensionistica, che permette il pensionamento anticipato, comporterà incrementi di spesa nel 2019 dello 0,3% del prodotto interno lordo,
tali da aumentare ulteriormente un costo pensionistico che è valutato dall'OCSE al 15% del prodotto interno lordo potenziale.
Il rischio, secondo le autorità comunitarie, è «di mettere ulteriormente in dubbio la sostenibilità a lungo termine del debito
italiano».
Dubbi, la Commissione esprime anche per quanto riguarda la capacità del governo Conte di introdurre le previste operazioni
di privatizzazione. Nel 2018, il governo italiano puntava su ricavi pari allo 0,3% del PIL, mentre il risultato finale è stato vicino allo zero.
Per questo motivo, Bruxelles è cauta sugli obiettivi per il 2019. Il ministero dell'Economia punta su ricavi dell'1,0% del
PIL, mentre l'esecutivo comunitario si aspetta entrate per appena lo 0,1% del PIL.
Peraltro, l'Italia ha fatto poco per riformare l'economia, condizione per rilanciare la crescita e ridurre il debito. Come tale, agli occhi di Bruxelles, il rallentamento economico
registrato nel 2018 spiega solo in parte l'aumento del debito pubblico negli ultimi anni. Nel 2004-2018, la crescita italiana
è stata pari allo 0,1% annuo, rispetto a una crescita media nel resto della zona euro dell'1,5%. In filigrana, la Commissione
fa capire che senza una riduzione del debito la crescita è destinata a rimanere terribilmente flebile.
La parola passa ai ministri
Come detto, la partita ora diventa politica. Il rapporto sarà analizzato a livello tecnico dai tesori nazionali e poi dagli
stessi ministri delle Finanze (che prenderanno la decisione per maggioranza qualificata senza il voto italiano). La trafila è lunga e tortuosa, e l'esito finale dipenderà dalle scelte italiane. Difficile agire
sul passato. Per sperare di evitare il peggio, il governo dovrà mettere mano ai conti pubblici di quest'anno e presentare
una Finanziaria convincente per l'anno prossimo. Lo vorrà? Lo potrà? Anche i mercati saranno chiamati a dire la loro.
© Riproduzione riservata