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AUTO 2.0

Audi sfida Uber e punta sui servizi di mobilità per diventare una «digital car company»

Rupert Stadler
Rupert Stadler

PORTO - «Non temo la competizione, ma la accetto e la affronto per interpretare i cambiamenti in corso nell'industria dell'auto e della mobilità». Rupert Stadler, numero uno di Audi, risponde con sicurezza al Sole 24 Ore alla domanda se teme di più l'assalto competitivo di nuovi player del palcoscenico hi-tech come Uber o di quelli storici e tradizionali come Bmw all'interno di uno scenario in forte evoluzione.

“Uber - dice - non costruisce automobili ma offre una piattaforma digitale. Audi vuole puntare anche su questo: diventare un fornitore di servizi globale di mobilità. Puntiamo sulla digitalizzazione anche con iniziative per il business delle mappe digitali (importante anche per la guida autonoma) come la partecipazione in Here insieme a Bmw e Daimler. Here (ex Nokia/Navteq)1 è infatti una cordata tutta tedesca da quasi 3 miliardi per arginare gli appetiti sull'automotive dell'industria hi-tech californiana cioè le “attenzioni” di quelli che Stadler definisce “frenemies” i friend – enemy, gli amici nemici con i quali fare i conti in un scenari digitali e in vista di innovazioni disruptive (per usare un termine caro ai guru dell'hi-tech e ai sedicenti tali) come l'auto che guida da sola.

Audi, infatti, si trova ad affrontare dilemmi fondamentali: in un mondo futuro di auto che guidano da sole e, magari, in “condivisione” ci sarà ancora spazio per prodotti premium, fortemente personalizzabili e di immagine di marca? Si andrà verso l'uso di vetture-commodity dove il marchio e i suoi valori fondanti contano poco o nulla? Audi, e altre case automobilistiche, rischiano forse di fare la fine che, negli anni scorsi, hanno fatto alcuni produttori di computer e hardware, che pur scommettendo sui servizi (come Hp, ma anche Ibm) non sono riusciti a reiventarsi del tutto in un mercato “mobile” e digitale dove l'hardware, eccezione fatta (finora) per gli smartphone di fascia alta, è una commodity a basso margine?

Audi - spiega Stadler - non intende fare da spettatore ma vuole cavalcare l'innovazione diventando un “digitale car company” in grado di affrontare le nuove esigenze di mobilità indotte per esempio dalle megacity.

“Ci stiamo trasformando in fornitori di servizi, ma ovviamente per noi l'hardware, la macchina, è e resta fondamentale. E sono convinto che la gente vorrà anche in futuro autovetture ben costruite, personalizzabili e di elevate prestazioni. Riusciremo a fare tutte e due le cose: belle auto e servizi di mobilità. Nei prossimi dieci anni, l'automobile sarà reiventata cambierà più che negli ultimi trenta e non siamo pronti per questa trasformazione e vogliamo prendere spunto anche dalla velocità di esecuzione esibita dalle start-up e che colossi come Google stanno perdendo”.

In questo percorso evolutivo sono cruciali le istanze ambientali e dell'elettrificazione e automatizzazione dell'automobile. Audi conferma il lancio del suv, nel 2018, totalmente elettrico e la roadmap in vari step per la guida autonoma, ma a preoccupare Stadler non ci sono solo gli scenari competitivi dove nella filiera dell'auto entrano attori nuovi come Tesla o protagonisti dell'hi-tech come Google e forse Apple, ma anche problemi, nel breve termine, come la volatilità dei mercati, la crisi europea dei profughi che mette sotto stressi i sistemi socioeconomici e per il quale, dice “occorre trovare una soluzione umana finanziariamente sostenibile” e il rischio Brexit che potrebbe avere “effetti imprevedibili”. Infine, per il 2016 il numero uno dei Quattro anelli non avanza previsioni precise ma sostiene che le vendite cresceranno rispetto agli 1.8 milioni di auto del 2016. E questo è un ulteriore segnale che il dieselgate del gruppo Vw non ha avuto un impatto significativo sull'immagine della marca di Igolstadt.

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