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Trent’anni di Audi 80, ma è un’auto pensata per il terzo…

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anniversari

Trent’anni di Audi 80, ma è un’auto pensata per il terzo millennio

Abituati a vedere gli ultimi esemplari circolanti di questa automobile, quasi irriconoscibili per gli anni ed i chilometri percorsi, in mano a venditori ambulanti di varia nazionalità, ci siamo stupiti nel vedere a Technoclassica, una delle più importanti mostre d'Europa dedicate al nostro mondo, uno stand ove alcuni esemplari in condizioni pari al nuovo catturavano gli sguardi degli appassionati.

Ma è stato un attimo, abbiamo capito subito che ciò è perfettamente naturale data la carica innovativa di questo progetto non disgiunto, è giusto dirlo, dalla posizione che il Marchio Audi ha saputo conquistare nel mercato delle auto di prestigio; posizione al raggiungimento della quale, un modello come questa serie della 80, denominata B3, non è certamente estraneo.

Nato in autunno del 1986, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nei confronti della iper classicheggiante progenitrice; in particolare sul piano estetico dove enfatizza lo stile e le conquiste ottenute con la Audi 100 del 1982 in termini di silenziosità di marcia ed economia di carburante: un Cx di 0,29 per una berlina ha, infatti, bisogno di ben pochi commenti ma solo di alcuni cenni sui modi con cui è stato ottenuto: linee arrotondate, coda corta da due volumi e mezzo, cristalli a filo della carrozzeria, parabrezza e lunotto incollati, maniglie delle porte incassate.

Anche la cura per la sicurezza è quasi da terzo millennio grazie alle cinture di sicurezza con attacco ad altezza regolabile sui montanti e, soprattutto, al sistema brevettato Procon-Ten (Programmed Contraction-Tension) montato di serie. In un'epoca in cui l'elettronica degli airbag era ritenuta ancora non totalmente affidabile l'Audi pensò di posizionare dietro al motore, sfruttando la sua posizione anteriore longitudinale e piuttosto avanzata, una fune di acciaio collegata con il piantone dello sterzo e con gli avvolgitori delle cinture; in caso di un impatto in grado di fare arretrare il motore, questo andava a tendere tale fune che, grazie al suo particolare andamento, riusciva ad allontanare il volante dal guidatore ed a bloccare le cinture dei sedili anteriori: semplice, efficace, affidabile; in una parola: geniale.

La scelta dei motori, inizialmente, fu leggermente penalizzante: valido il diesel 1,6 turbo da 80 CV (disponibile dal 1987) ma poco performanti invece sia l'1,6 (75 CV) che l'1,8 (90 CV) a benzina; l'unico motore in grado di imprimere prestazioni in linea con le pretese dell'auto era la versione ad iniezione di quest'ultimo: una vecchia conoscenza di provenienza VW Golf GTI in grado di sviluppare 112 CV con consumi bassissimi e di consentire anche sulla 80 l'opzione della classica trazione integrale “Quattro” dell'Audi aggiornata con differenziale centrale autobloccante “Torsen”.

A metà del 1990 viene lanciata la versione 2.0 E 16V con potenza di 140 CV: il massimo livello di motorizzazione raggiunto sulla Audi 80 B3; è con la B4, il restyling del settembre 1991 esposto al Salone di Francoforte, che le cose si fanno interessanti anche in questo settore: al vertice della gamma si posiziona, infatti, un poderoso V6 2.8 da 174 CV che, abbinato obbligatoriamente alla trasmissione “Quattro”, fa della rinnovata Audi 80 un'ammiraglia in sedicesimo; pochi mesi dopo novità interessanti anche per i rappresentanti di commercio: la turbo D, che monta il nuovo frugalissimo 1.9 ad iniezione diretta da 90 CV, uno dei primi ad essere montato su di un'automobile e silenzioso come nessun altro.

Fu un best seller, soprattutto se montato sulla versione station wagon “Avant” che nasce anche lei nel 1992, quando, in era pre SUV, il gradimento per questo tipo di carrozzeria era alle stelle anche nel caso, come questo, in cui le capacità di carico non sorpassavano di molto quelle della berlina.

Fino a qui il consiglio non è di acquisto ma, semmai, di non rottamazione di queste rivoluzionarie Audi se in buone condizioni: in fin dei conti sono le ultime della famiglia 80 (poi inizierà quella delle A4) e sono tutte storiche in quanto le ultime Avant sono del 1995.

Dove comincia l'appetibilità collezionistica è con la “S2” del 1993 e, ancor più, con la “RS2 Avant” del 1994; di questa gemma abbiamo già parlato e quindi, in questa occasione, vogliamo spendere due parole sulla prima: si tratta di una Audi 80, berlina o Avant, equipaggiata con la intera meccanica della Coupé S2, già sul mercato dal 1990 quale capostipite delle “S”: ancora oggi versioni sportive non esasperate (lì subentrano le RS) di ogni modello della Casa di Ingolstad; si parla di motore cinque cilindri 2,2 litri venti valvole sovralimentato con turbocompressore sviluppante 230 CV per oltre 240 km/h e di cambio manuale a sei marce. Il peso della trazione integrale, che aggiunge una sicurezza fuori del comune ad una bomba del genere, non riesce poi a mortificarne l'accelerazione che rimane sotto i sei secondi nello 0-100; affidabile, sobria, elegante e perfettamente rifinita come solo un'Audi sa essere, può essere ancora oggi la vostra unica auto.

In Italia sembrerebbe, secondo certi listini, di potersela assicurare per meno di cinquemila Euro; non è vero: ce ne vogliono almeno quindicimila, per un buon esemplare, ma sono soldi ben spesi.

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