Un anno interessante per il mercato dell’auto. I primi due mesi, in genere avari di segni rilevanti, hanno invece già battuto un colpo importante. Tra i costruttori di volume, il leader di mercato ha parlato con i fatti, affermando che le targhe sono importanti, ma i margini di più. Concetto poi ribadito in occasione del recente salone di Ginevra, per chi assolutamente non voleva leggere le statistiche.
Non serve più svenarsi per immatricolare Fiat oltre misura, quando nei due mesi Jeep ha quasi raddoppiato volumi e quota e Alfa Romeo cresce di oltre il 23% in volume e molto più in valore, visto che il prezzo di Stelvio non è quello della Giulietta. Nonostante le dichiarazioni d’intenti di tutti i costruttori a fine 2017, quando le stime dell’Unrae, l’associazione dei costruttori, prevedevano un 2018 con meno ricorso ai chilometri zero, questo inizio d’anno ha sorpreso un po’ tutti. Il segnale era arrivato a gennaio, con Fiat che immatricolava 3.000 macchine meno dello stesso mese 2017, cedendo oltre 2 punti di quota. Poi il concetto è stato ribadito a febbraio, con oltre 6.000 targhe in meno (ma tutto il mercato è calato) e 3,4 punti di quota persi. Sarà questo il leit motiv dell’anno, con un ritorno a quantità di km0 in linea con il passato, distanti dal picco toccato lo scorso anno? È presto per dirlo, visto che sempre tra i grandi generalisti c’è chi sembra andare nella direzione opposta. Il Gruppo Psa, ad esempio, sta spingendo molto con i marchi Peugeot e Citroen, che insieme hanno guadagnato nel bimestre quasi due punti di quota, ben oltre quanto servisse per bilanciare Opel, che ha lasciato sul campo più di 2.000 macchine.
Quali che siano le strategie delle Case, che impatto può avere un minor ricorso alle forzature di fine mese? La conclusione più ovvia è che le reti di concessionari tirerebbero un po’ il fiato, per agevolare quel “bisogno di smaltimento degli stock di km0” cui fa riferimento la stessa l’Unrae. Ma non sempre la conclusione più ovvia è quella giusta e quasi mai è l’unica. È prematuro, ma alcuni segnali sembrano indicare che in realtà molti concessionari potrebbero non gradire la riduzione di queste vendite a prezzo scontatissimo, che permettono loro di soddisfare la domanda di una clientela particolarmente sensibile al prezzo. Speriamo davvero che non sia così.
Più in generale, la politica commerciale appare comunque più attenta alla qualità delle vendite (ai margini) rispetto all’anno scorso, grazie alla costante ascesa dei suv, più che raddoppiati dal 2014 (296.000 unità, pari a una quota del 22%) al 2017 (609.000 e 31% di quota). Si tratta di un fenomeno molto più ampio e non solo italiano. A livello globale, stando a un’analisi di Jato Dynamics, una società di consulenza, le vendite di questi modelli sono passate dai quasi 17 milioni del 2014 ai circa 28 dell’anno scorso, con la quota che è balzata dal 22 al 34%.
Questi modelli, che hanno mediamente un prezzo maggiore rispetto alle tradizionali station wagon e 5 porte, hanno consentito lo scorso anno al nostro mercato di superare con 38,6 miliardi netti (secondo le prime anticipazioni del Centro Studi Fleet&Mobility) i 38,1 miliardi del 2008, prima della crisi, nonostante siano state immatricolate 200.000 macchine in meno.
Il premium price dei suvaccettato dalla clientela sta avendo anche un altro effetto di marketing. Fino a pochi anni fa la premiumness (ossia il riconoscimento di un valore superiore) era associata al posizionamento del brand, di cui tutti i suoi modelli beneficiavano, mentre gli altri (cosiddetti “generalisti”) si accontentavano di ricavare tuttalpiù il giusto dalla vendita. Oggi possiamo affermare che ogni brand, anche quelli posizionati sulla convenienza (value for money), riescono a spuntare un premium price per i suv che offrono, rispetto ai corrispettivi modelli classici. Tra l’altro la quota di mercato dei suv a livello mondiale va verso il 40 per cento e proprio sugli sport utility di taglia media e piccola che si sono concentrati i lanci degli ultimi sei mesi.
Va detto che in alcuni mercati molte case hanno deciso di mollare la presa sui modelli tradizionali per spingere sui ruote alte. Ad esempio Vw sostiene che il T-Roc sarà il nuovo best seller scalzando la Golf. un dato questa che la dice lunga sulla suvvizzazione in corso del mercato automobilistico europeo.
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