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Marchionne, il piano Fca: 9 miliardi di investimenti nell’auto…

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IL CAPITAL MARKETS DAY

Marchionne, il piano Fca: 9 miliardi di investimenti nell’auto elettrica

BALOCCO (Vercelli) - Il giorno più lungo, per l’ultimo piano industriale del rifondatore di Fiat e di Chrysler. A Balocco Sergio Marchionne ha annunciato, come prima cosa, la posizione finanziaria netta positiva di Fca a fine giugno. Quindi, ha illustrato un piano industriale che, entro il 2022, dovrebbe assorbire la rivoluzione tecnologica composta dall’elettrificazione dei motori e dall’autonomous driving. Infine, ha definito gli obiettivi finanziari dei prossimi cinque anni.

È la condizione debt-free a risultare la premessa logica e materiale a ogni evoluzione che, impostata adesso da lui, dovrà poi essere attuata l’anno prossimo dal suo successore, in uno del cambi manageriali più scrutati della storia dell’industria e della finanza. Nell’annunciare di essere a un passo dalla posizione finanziaria netta positiva, ha mostrato ai presenti una cravatta blu ben annodata al collo: segnale che il target tanto ambito verrà senz’altro centrato.

«Come diceva Oscar Wilde una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita. Ci siamo decisamente guadagnati il diritto di essere presi sul serio», ha dichiarato il manager dopo aver ricordato come nel 2014, quando annunciò questo obiettivo, furono in molti a esprimere perplessità per un target ritenuto non solo “ambizioso ma anche irrealizzabile”.
Certo, ha spiegato il Ceo, “resta ancora lavoro da fare” ma, ha aggiunto Marchionne, “sono convinto che ce la faremo”. E questo rende Fca “un gruppo speciale”, capace di essersi levato di dosso una zavorra che ha pesato per anni. Quanto al futuro, Fca dovrà essere, per forza di cose, sempre “proiettata in avanti”. «Il miglioramento continuo è una parte fondamentale della nostra cultura. Non ci adageremo mai sugli allori». In questo senso il piano che verrà, quello al 2022 che è stato presentato a Balocco, conta di rispondere «alle forze di cambiamento che stanno ridefinendo il settore dell’auto».

Ancora una volta Marchionne ha rivendicato il manifesto sul comparto presentato ad aprile 2015, nel quale teorizzava la necessità di un consolidamento per far fronte alle enormi necessità di capitale. «La tesi di allora è ancora più valida oggi», ha detto il ceo sottolineando come la rivoluzione tecnologica dell’auto vada affrontata cercando un punto di equilibrio che non porti a “sprechi di capitale”. E infine anche l’impegno per l’ambiente: «Intendiamo giocare un ruolo importante nella riduzione complessiva dei gas a effetto serra». Il piano sarà evidentemente la realizzazione di queste sfide.

Sul versante industriale, l’obiettivo è quello di investire 45 miliardi di euro in tutto nei prossimi cinque anni: 9 miliardi sull’elettrificazione e 13,5 miliardi di euro nel rinnovo della gamma. L’elettrificazione costituisce il primo pilastro dell’edificio della nuova Fca: l’altro pilastro è rappresentato dall’alleanza con Waymo, la cui estensione prevede anche la possibile produzione di un veicolo prodotto da Fca per il mercato finale.

Sotto il profilo della strategia di portfolio, il marchio principale resta Jeep, che rimane l’elemento con cui continuare la crescita fortissima negli Stati Uniti, incrementare lo sviluppo in Europa e provare a giocare una partita decisiva anche in Cina. Il secondo marchio globale è Ram. Il terzo asse è rappresentato da Alfa Romeo e da Maserati che, nonostante i ritardi e gli obiettivi mancati nel piano industriale 2014-2018, rimangono risorse industriali e commerciali, tecnologiche ed estetiche da sviluppare: l’obiettivo è arrivare, entro il 2022, a 400mila Alfa Romeo e a 100mila Maserati.

Per quanto concerne la realtà produttiva italiana, non c’è ancora l’attribuzione del modello con gli stabilimenti, anche se Marchionne ha garantito che nessun sito verrà chiuso e che la bussola resta la piena occupazione. Sotto il profilo manifatturiero, l’amministratore delegato di Fca ha mantenuto – nei confronti dell’incognita geopolitica – un atteggiamento equilibrato, nel senso che ogni valutazione in merito ai rischi neoprotezionistici andranno verificati alla prova degli effetti reali, senza paure e senza preoccupazioni preventive.
La sintesi di tutto è rappresentata dagli obiettivi finanziari: entro il 2022, il free cash flow industriale dovrebbe essere compreso fra 7,5 e 10 miliardi di euro, l’Ebit fra 13 e 16 miliardi di euro (fra il 9 e l’11% dei ricavi) e l’utile per azione fra 5,9 e 7,3 euro (con una distribuzione di dividendi, nell’intero arco del piano industriale, pari a 6 miliardi di euro).

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