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Dossier Così l’evoluzione tecnologica cambia il Dna dell’automobile

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    Dossier | N. 101 articoli Speciale guida autonoma e sistemi ADAS

    Così l’evoluzione tecnologica cambia il Dna dell’automobile

    La concept car  Bmw Vision iNext che prefigura la prossima elettrica bavarese
    La concept car Bmw Vision iNext che prefigura la prossima elettrica bavarese

    Auto e tecnologia, due mondi che si guardano da tempo e che si stanno fondendo. Cruscotti digitali, infotainment con mega schermi touch, tanto software e silicio da fare invidia a un centro di calcolo. E poi ancora, guida autonoma, elettrificazioni e porte che si aprono con lo smartphone. L’auto è cambiata e sta cambiando ancora, ma bisogna fare attenzione: la direzione non è quella che molti analisti ipotizzavano qualche anno fa. L’auto non è e non diventerà uno smartphone su ruote. È un oggetto ben più complesso, più articolato e difficile da sviluppare. Le major dell’hi-tech non hanno, infatti, soverchiato le case automobilistiche, non si è verificata la “disruption” ipotizzata da grandi società (americane per lo più) di analisi di mercato e consulenza.

    Apple avrebbe dovuto, secondo dotti rumors e indiscrezioni di tre anni fa, lanciare un’auto elettrica e a guida tutta autonoma nel 2019. Evidentemente questo non è successo. La Mela non è diventata il leader della guida autonoma e neppure Google ha costruito un’automobile. Ma Big G ha seguito l’ondata giusta: mettersi al servizio delle case automobilistiche e offrire, come nel caso di Fca alleata con Waymo (la società per la guida autonoma di Alphabet / Google), tecnologia, ricerca e sviluppo. Anche le macchine che guidano da sole di Uber sono rimaste mero storytelling. E anche quelle volanti non si sono viste.

    Del resto a guidare la trasformazione hi-tech sono e restano le case automobilistiche che non sono diventate per nulla assemblatori di automobili, bensì creatori di autovetture, sviluppatori (anzi co-sviluppatori insieme ai produttori di componenti come Bosch o Continental) di tecnologie nonché incubatori di idee.

    Il risultato è palese: i modelli lanciati in questi ultimi mesi vantano di serie (o in opzione, purtroppo) sistemi di guida assistita davvero evoluti. No, non è l’auto che guida da sola, ma una macchina smart che salva la vita, dove un’intelligenza di software e silicio frena al posto nostro al momento giusto, tiene la distanza di sicurezza e permette di porre rimedio alle distrazioni anche in curva. Le mani però vanno tenute sempre sul volante. La guida assistita è ancora di Livello 2 (secondo la tabella della Sae, Society of automotive engineers).

    E a bordo? Le plance sono diventate quasi dei tablet e qui occorre fare una riflessione. L’interfaccia touch su display capacitivi è di moda, è quella degli smartphone ai quali siamo abituati da oltre 11 anni, dalla rivoluzione dell’iPhone, ma in auto si sta un po’ esagerando. Display spesso grandi e invasivi, interfacce utente mal concepite per essere usate durante la guida e una integrazione con lo smartphone che deve fare ancora un po’ di strada per evolvere e diventare davvero efficace. E qui entrano in gioco i comandi vocali.

    La svolta è avvenuta lo scorso anno con Mbux di Mercedes introdotto dapprima su Classe A, che integrando online e offline funziona abbastanza bene e comprende il linguaggio. Bmw ha replicato con una tecnologia simile e intanto stanno arrivando gli assistenti vocali dei big della tecnologia: Google Assistant, Amazon Alexa e adesso Samsung cerca di far salire a bordo il suo Bixby; nato sugli smartphone, ha avuto poco successo e ora grazie alla controllata Harman potrebbe avere una nuova vita in automobile. E con l’integrazione via CarPlay o Android Auto i sistemi vocali come Siri si diffondono a vantaggio della sicurezza.

    Tra i fenomeni hi-tech intriganti di questi ultimi mesi c’è quello dei retrovisori digitali. Hanno iniziato Audi e Lexus a sostituirli con telecamere e display in portiera e probabilmente si diffonderanno, al pari delle retrocamere sempre più indispensabili quando si fa manovra. Grazie infatti a videocamere montate in coda, modelli come la nuova Range Rover Evoque o Toyota Rav4 sono in grado di garantire visioni perfette direttamente dallo specchietto retrovisore in ogni situazione.

    Il 2019 verrà anche ricordato per l’arrivo di un nutrito numero di modelli elettrici, a partire dalla messa su strada della Audi E-Tron fino al debutto della Porsche Taycan, novità ricche di contenuti tecnologici. La vera svolta per quanto riguarda l’elettrificazione coinciderà con l’introduzione delle prime batterie allo stato solido, soluzione che permetterà finalmente autonomie alla pari con le versioni a gasolio, dimensioni ridotte e tempi di ricarica contenuti. La transizione all’elettrico è ancora lontana e non “dietro l’angolo” come spesso costruttori e uffici marketing vogliono far credere. Secondo uno studio realizzato da PwC bisognerà aspettare il 2030 per avere il 44% delle nuove immatricolazioni a zero emissioni, percentuale che scende al 20% negli Stati Uniti e che sale invece a circa il 50% in Cina.

    Un altro dato interessante arriva dalle infrastrutture, con una rete di punti di ricarica pubblici sufficiente per rispondere alle esigenze degli automobilisti attesa circa nel 2025. Altra stima sorprendente arriva sul fronte della guida autonoma. Per arrivare al 25% del parco circolante europeo composto da auto con livello 4/5 di autonomia, sempre secondo l’analisi PwC, si dovrà attendere il 2030 e all’interno di questo dato rientrano anche i robotaxi destinati all’utilizzo in aree specifiche. Entrambi gli studi sottolineano per l’ennesima volta come elettrificazione e guida autonoma saranno sicuramente il trend futuro dell’automotive, ma in un orizzonte temporale non così vicino in grado di generare dubbi sul tipo di vettura da acquistare.

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