E’ vero: le prime consegne avvengono nel 1990 iniziato ma, siccome la presentazione era avvenuta alla consueta conferenza stampa del 14 Dicembre del 1989 (anniversario della fondazione della Casa), noi vogliamo festeggiarne ora l’entrata a pieno titolo tra le auto da collezione. Il motivo è che siamo ansiosi di parlare, poiché ne siamo innamorati, di questa auto folle che rappresenta praticamente il lascito automobilistico di Alejandro De Tomaso: personaggio certamente discusso, ma che nella sua attività di costruttore ha sempre dimostrato vera passione per l’automobile; il fatto, poi, che la Maserati Shamal sia stata presentata quando già il 49% del pacchetto azionario della Casa del Tridente era passato alla Fiat, suggella anche temporalmente l’importante contributo dato dall’imprenditore argentino al mondo delle auto amatoriali.
Abbiamo definito questa macchina un po’ folle, e lo ripetiamo con il sorriso sulle labbra, poiché già l’idea di trapiantare un mostruoso V8 sovralimentato da 3,2 litri e 325 CV nel vano motore di quella che, neanche tanto in fondo, è una Maserati Biturbo, poteva apparire azzardata; ma farlo addirittura sul telaio accorciato (ben undici cm in meno) della Spyder ha proprio tutti i crismi della follia. E infatti la “bestia” non è che fosse molto amichevole: lo 0-100 veniva sbrigato in poco più di cinque secondi che sembravano, però, più lunghi dato l’impegno richiesto per mantenere in traiettoria quest’auto dal passo cortissimo messa in difficoltà dall’enorme mole di coppia (44 kgm) che si riversava sulle ruote posteriori già dai 3.000 giri; il tutto snocciolando solo le prime due marce del robusto cambio Getrag a sei marce che oltretutto, molto modernamente, presenta la sesta di riposo per le lunghe galoppate autostradali a velocità fotonica.
L’auto supera, infatti, i duecentosessanta chilometri orari ed è avvicinandosi a questi elevatissimi limiti che ci si può rendere conto dell’accuratezza con la quale è stata progettata sotto il profilo aerodinamico: è una macchina che non presenta vistosi alettoni ma solo una serie di sovrastrutture, tutto sommato abbastanza discrete, che riescono comunque a gestire in maniera ottimale i flussi d’aria evitando qualsiasi fenomeno di portanza pur con linee apparentemente così poco profilate.
Certamente un grande aiuto all’ottenimento di tanta efficacia a tutte le andature proviene dalle nuove sospensioni attive a controllo elettronico, studiate in collaborazione con la Köni, aventi la possibilità, da parte del pilota, di selezionare quattro impostazioni predefinite capaci di trasformare la Shamal da rude attrezzo per la pista fino a paciosa compagna per la spesa al supermercato. Relativamente al suo aspetto, non propriamente discreto ma estremamente efficace nel comunicarne le intenzioni bellicose, sono ancora le sovrastrutture aerodinamiche a caratterizzare così fortemente l’estetica di quest’auto: anche in questo caso una sorta di Biturbo rivisitata da Gandini che la firma con due primizie che userà ancora: il passaggio ruota posteriore asimmetrico (vedi Cizeta V16T, Lamborghini Diablo e Maserati Quattroporte ’94) e lo spoiler alla base del parabrezza (un’idea che venne ripresa sul restyling della De Tomaso Pantera del 1990 e sulla Maserati Racing del 1990).
All’interno atmosfera tipicamente Maserati del periodo, praticamente uguale a quella ritrovabile sulla Maserati 2.24 ma con meno legno, confinato su di un pomello del cambio di rara bellezza, e adeguatamente più “maschio” viste le prestazioni, in funzione delle quali i sedili hanno dovuto essere maggiormente imbottiti nei punti strategici per contenere al massimo i movimenti del corpo nella guida impegnata; ciò riduce ancor di più lo spazio, già non abbondante, disponibile sulla Spyder Biturbo ed i seggiolini posteriori diventano così puramente decorativi.
Rimane, lo vogliamo sottolineare, il bellissimo orologio ovale a centro plancia che per anni ha nobilitato gli abitacoli di queste Maserati: che hanno avuto il pregio impagabile di traghettare questo glorioso Marchio fuori dalle secche incontrate dopo il periodo Citroën fino all’abbraccio di mamma Fiat. Che, sfruttando la nobilissima meccanica di questa nostra odierna protagonista, lanciò quella 3200 GT che rappresenta la prima Maserati dell’era moderna. Sotto il suo cofano il V8 arrivò a sviluppare circa 370 CV solo in virtù di una serie di interventi di messa a punto che, riteniamo, potrebbero anche essere trasferiti sulla Shamal così da ritrovarsi tra le mani un missile ancora più veloce: è un’idea, forse malsana, che ci è venuta da bravi “petrolhead” quali siamo poiché in effetti di “birra” ce n'è già abbastanza e se vi avanzano una sessantina di migliaia di Euro potrete rendervene conto di persona.
L’acquisto è fortemente consigliato e regala gioia di vivere, può dare dipendenza ma è a prova di svalutazione: di queste magnifiche belve ne sono state costruite solamente 369 esemplari fino al 1995.
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