«Gentlemen start your engines»: una frase leggendaria che risuona nell'ovale di Indianapolis in occasione della 500 Miglia; la facciamo nostra allo scoccare del ventesimo compleanno della Maserati 3200 GT (lancio in Ottobre 1998) per invitare tutti gli interessati all’acquisto a scattare con la stessa prontezza dei piloti sulla griglia del circuito dell'Indiana. La macchina, infatti, è rara, solo 4.795 esemplari fino al 2002 e non tutti sopravvissuti, e contemporaneamente bellissima, fruibile, magica da guidare e, attualmente, ancora accessibilissima; ce n’è più che abbastanza perché a breve si scateni la corsa all’accaparramento.
Commentiamo un po’ quanto testé affermato iniziando dall’affermazione maggiormente opinabile, quella relativa allo stile. Ebbene: pulito e levigato come pochi ma caratterizzato contemporaneamente da spunti da vero artista come i fanalini posteriori a boomerang (uno dei primi esempi di tecnologia led applicata all’auto) questo, secondo noi, è uno dei migliori disegni di Giorgetto Giugiaro finalizzati alla costruzione in serie. Delle giuste dimensioni, l’auto non è né troppo piccola né, soprattutto, troppo grande (come accade immancabilmente oggi) e con un allestimento dell’abitacolo, concepito da Enrico Fumia allora apprezzato direttore del Centro Stile Lancia, con stile e materiali, come la Pelle Frau stesa un po’ dappertutto, degni della migliore tradizione italica nel settore, la Maserati 3200 GT forma un unicum estremamente seducente; unico componente fuori posto di tutto il comparto stilistico, il dozzinale volante preso dalla Lancia Dedra contenente un ingombrante airbag dell’epoca.
Fruibilità: pur offrendo due posti più due del tutto sufficienti per una famiglia con coppia di figli preadolescenti con i relativi bagagli, la nostra GT mostra dimensioni esterne compatibili con le normali autorimesse e gli stalli dei parcheggi pubblici; dispone inoltre di una meccanica molto docile in ogni circostanza, code comprese; ecco che le gite domenicali ed i raduni di marca possono conciliarsi senza problemi con un uso quotidiano dell’auto anche cittadino (l’auto è Euro 2) e limitato solo dal desiderio di preservare cotanta inimitabile auto.
Piacere di guida: 370 CV erogati da un V8 sovralimentato da due turbocompressori che non mancano di sferrare un poderoso calcio nella schiena quando entrano in funzione a pieno regime, cambio manuale a sei marce, controllo di trazione escludibile, impianto frenante Brembo con dischi forati, sospensioni a parallelogramma: pensiamo sia un elenco sufficiente a «scaldare i motori» di qualsiasi appassionato della guida ancor prima di segnalare che Quattroruote aveva attribuito cinque stelle alle voci: motore, accelerazione, ripresa, cambio, freni, tenuta di strada e stabilità.
Per chi, poi, non si accontentasse ancora e fosse un frequentatore dei «track days», segnaliamo che esiste anche una versione «Assetto Corsa» tirata in duecentocinquanta esemplari e dotata, come dice il nome, di sospensioni modificate in funzione quasi agonistica; decisamente più costosa rispetto ai venticinque/trentamila Euro richiesti per una versione normale, riteniamo possa interessare un pubblico molto più ristretto e profondamente diverso.
E, pur con tutto il rispetto per le sue prestazioni ancora migliorate, non ci sentiamo di consigliarla particolarmente perché, anche dal punto di vista collezionistico, non riteniamo possa offrire, a lungo termine, molto di più di una 3200 GT «standard»: sono comunque auto velocissime su ogni percorso ed il maggior numero di esemplari costruiti di queste ultime è stato, come accennato, decurtato a cagione, soprattutto, del loro motore che, per quanto estremamente evoluto e perfezionato, rimane pur sempre un erede della famigerata famiglia dei «Biturbo»; derivato strettamente da quello che aveva debuttato sulla «mostruosa» Shamal del 1989, anche questo V8 ha sempre dovuto essere trattato con i guanti e solo i più appassionati hanno avuto l’accortezza di scaldarlo prima di ogni affondo di acceleratore, di farlo girare al minimo per un minutino prima di spegnerlo dopo una tirata e di tagliandarlo con pignola tempestività.
La maggioranza non lo faceva e così molte 3200 GT, causa anche qualche problema di troppo con l’elettronica di bordo, sono state abbandonate al loro destino principalmente a causa delle ripetute defaillances dei loro motori che, pur non avendo nulla più a che vedere con le epidemie delle prime Biturbo, non hanno mai presentato, ed è corretto dirlo, la granitica affidabilità dei sei cilindri Porsche: i loro più diretti avversari, ai semafori come sul mercato.
In ogni caso, nonostante i venti anni appena compiuti riducano per il momento i vantaggi fiscali al minimo e solo per i primissimi esemplari, il consiglio di acquisto, per tutti i motivi su esposti e tenendo presente che nessuna di loro sarà mai più maltrattata, poche volte è stato più caloroso.
© Riproduzione riservata