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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2012 alle ore 15:07.
Praticamente tutti i sindaci si ricordano degli anziani lungodegenti, quasi nessuno dedica un pensiero ai residenti all'estero, e sulle agevolazioni per canoni concordati o liberi (in quest'ultimo caso, in realtà, sotto forma di penalizzazioni per le case sfitte) si fa quel che si può con le risorse disponibili. Risorse che limitano anche la "fantasia" locale sugli sconti per categorie diverse, non previste dalla legge nazionale ma possibili in virtù dell'autonomia regolamentare.
In molte città delibere e regolamenti Imu sono ancora in corso di elaborazione (e giusto ieri l'associazione nazionale dei Comuni è tornata a chiedere al ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri un nuovo rinvio dei termini per l'approvazione dei bilanci preventivi, oggi fissato al 30 giugno), ma il quadro delle decisioni al riguardo emerge abbastanza chiaro dalle scelte già assunte oppure in via di definizione nei capoluoghi.
Anziani e disabili
La possibilità di assimilare all'abitazione principale le case non locate di proprietà di anziani o disabili che risiedono in strutture di lungodegenza, prevista dal correttivo introdotto con la legge di conversione al decreto fiscale, è stata resa operativa solo dalla circolare 3/2012 del dipartimento Finanze: la norma, infatti, non univa la possibilità di assimilazione alla decadenza della quota erariale, con un meccanismo che avrebbe portato i Comuni a dover rinunciare praticamente a tutto il gettito su questi immobili. Grazie all'intervento del dipartimento Finanze, le assimilazioni scelte dai Comuni equiparano del tutto gli immobili di anziani o disabili lungodegenti alle abitazioni principali, per cui questi soggetti pagheranno integralmente al Comune l'imposta prodotta da aliquota agevolata e detrazione di 200 euro. Una situazione, questa, che si sta verificando nella stragrande maggioranza delle città: a Bologna e Palermo la delibera non lo prevede ma l'agevolazione può essere disciplinata anche dal regolamento Imu.
Residenti all'estero
Molto diversa la situazione che si prefigura per questa categoria di contribuenti. L'assimilazione è totale anche per le loro case (anche in questo caso, purché non locate), ma le amministrazioni locali che hanno deciso di applicarla sono una ristretta minoranza. Tra le città censite nella tabella che pubblichiamo qui a fianco, solo Ancona ha già previsto espressamente questa misura, che potrebbe comunque riproporsi in altri regolamenti. Sembra evidente, comunque, che la condizione dei proprietari che risiedono al l'estero per motivi di lavoro appaia politicamente meno delicata di quella di anziani o disabili ricoverati.
Case in affitto
Sulle locazioni, e in particolare quelle a canone concordato, le scelte comunali possono al massimo intervenire a ridurre il danno prodotto dalle regole generali dell'Imu, che equiparano (al rialzo) tutte gli immobili diversi dalla prima abitazione. Nel tentativo di graduare il prelievo, alcuni Comuni stanno introducendo aliquote su misura per i canoni concordati, ma l'effetto dipende ovviamente dalla distanza rispetto alle aliquote generali: a La Spezia, per esempio, i canoni concordati pagano il 4,6 per mille, contro il 6 per mille dei canoni liberi destinati ad abitazione principale del conduttore e il 9 per mille degli altri (10,6 per mille per le case sfitte), mentre ad Arezzo o a Milano lo sconto di aliquota che si profila è intorno all'1 per mille, e ha quindi un valore più politico che economico. Oltre alle regole ad hoc per le locazioni destinate a prima casa (anche Trieste è tra le città che le prevede) più di un Comune sta inoltre introducendo aliquote differenziate per le case concesse gratuitamente a familiari.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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