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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2012 alle ore 15:09.

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Si affaccia all'orizzonte la nuova proroga al termine di presentazione dei bilanci preventivi di Comuni e Province, che trascina in avanti anche la scadenza per aliquote e regolamenti tributari. Dal Governo arrivano conferme sul fatto che la richiesta avanzata dai Comuni nei giorni scorsi (si veda Il Sole 24 Ore del 9 maggio) sarà accolta, e il nuovo termine dovrebbe essere fissato al 31 agosto.

Si pareggerebbe così il record dell'anno scorso, reso horribilis per chi si occupa di finanza locale dalle incertezze legate alla costruzione del federalismo. Congelata in larga parte dall'emergenza finanziaria, quella riforma è stata sostituita dal cantiere dell'Imu nella produzione di punti interrogativi sui bilanci, e da qui nasce l'esigenza della nuova proroga: a complicare la vita di chi deve far quadrare i conti dei Comuni è soprattutto l'obbligo di accertamento convenzionale del gettito Imu stimato dal ministero dell'Economia, che in molti Comuni potrebbe scostarsi da quello effettivo spingendo i bilanci a poggiare su basi lontane dalla realtà di cassa.

L'ennesimo rinvio allunga però i tempi per le decisioni fiscali dei sindaci, in fatto di Tares (e di tributi «minori» sbloccati) oltre che di Imu. Per alcune categorie, le delibere definitive dei sindaci possono modificare anche gli obblighi di pagamento dell'acconto. Per l'abitazione principale, infatti, le decisioni dei Comuni di abbassare l'aliquota (come sta accadendo per esempio da Trieste a Novara) o di aumentare la detrazione base potrebbe azzerare l'imposta su immobili che invece sarebbero soggetti al pagamento in base alle aliquote standard. Le abitazioni sfitte di disabili e anziani lungodegenti, così come quelle dei residenti all'estero, possono poi essere assimilate all'abitazione principale, consentendo così di sfruttare fin da giugno aliquota agevolata e detrazione.

In punta di diritto, assimilazioni e sconti sono efficaci solo dopo l'approvazione definitiva da parte del consiglio comunale, mentre i tempi lunghi dell'iter stanno portando la maggioranza degli enti a sforare questa data. Per quest'anno, tuttavia, il decreto fiscale (articolo 4, comma 5 del Dl 16/2012) ha tolto di mezzo l'applicazione di sanzioni e interessi per chi effettua un pagamento in misura diversa da quella prevista applicando le regole generali. La clausola è stata introdotta per evitare di sanzionare chi sbaglia la misura dell'acconto per le incertezze collegate a un'imposta al debutto, ma può tornare utile per i casi citati sopra. Un pagamento, tuttavia, secondo la norma va sempre effettuato: nel caso degli immobili di anziani o disabili lungodegenti, quindi, nei Comuni che hanno annunciato l'intenzione di effettuare l'assimilazione è già possibile pagare l'acconto con aliquota ridotta e detrazione, sanando poi il tutto a saldo senza maggiori oneri se l'idea dell'assimilazione non trovasse spazio nella delibera definitiva.

Lo stesso canale potrebbe tentare da chi per carenza di liquidità ha problemi a pagare l'acconto pieno (ieri il leader Cisl Raffaele Bonanni ha lanciato l'allarme su «famiglie e pensionati»). Se la pratica dovesse diffondersi, però, potrebbe erodere parzialmente il gettito, contribuendo a far scattare il meccanismo che consente allo Stato di aumentare le aliquote standard in caso di frutti meno ampi del previsto: un problema che dovrebbe far riflettere anche chi in questi giorni ha bruciato per protesta gli F24 dell'acconto.

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