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Dossier L'adesione diventa la strada obbligata

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    Dossier | N. 27 articoliIl rientro dei capitali

    L'adesione diventa la strada obbligata

    Con l'entrata in vigore della voluntary disclosure è giunto il momento delle scelte. Che in molti casi devono considerarsi sostanzialmente obbligate, visto il mutamento del quadro internazionale, che renderà le disponibilità riservate all'estero sempre più distanti e sempre meno disponibili.

    Il fenomeno è la risultante di numerose concause. In primis, la crisi economica che ha colpito i Paesi occidentali ha aumentato esponenzialmente il disvalore sociale dell'evasione fiscale, accelerando processi di trasparenza su base globale.
    La normativa statunitense Fatca, inizialmente guardata con profondo scetticismo, è diventata realtà dal 1° luglio, confermando che gli intermediari finanziari internazionali si sono schierati compatti (e interessati) a sostegno dello sforzo dei governi verso la trasparenza fiscale totale.

    Al Fatca si è ispirato, in ambito Ocse lo Standard for automatic exchange of information in tax matters, pubblicato il 21 luglio 2014 (Crs), che disegna un sistema comune per la raccolta da parte degli intermediari finanziari e lo scambio automatico di tutte le informazioni rilevanti ai fini fiscali (tra cui le informazioni sui titolari effettivi raccolte in adempimento alle norme antiriciclaggio).

    A fine ottobre, a Berlino, 58 Paesi si sono formalmente impegnati ad adottare come standard lo scambio automatico di informazioni a partire dal 2017. Dall'anno successivo si aggiungeranno altre 34 Paesi, per un totale di 92. Tra questi anche la Svizzera, il cui Consiglio Federale ha approvato l'impegno il 19 novembre 2014, pur subordinandolo alla stipula di accordi bilaterali con gli Stati partner (l'Italia è in prima fila). Tra gli aderenti della prima ora (o che si sono impegnati ad aderire) figurano numerosi Paesi tradizionalmente considerati benevoli verso le disponibilità riservate detenute da non residenti, quali le Isole Cayman, il Liechtenstein, le Isole del Canale, Bermuda, Hong Kong e Singapore.

    Confrontando la mappa dei Paesi che hanno stipulato accordi intergovernativi con gli Stati Uniti in materia di Fatca con quella dei Paesi che hanno aderito, o si sono politicamente impegnati ad aderire, al Crs, è evidente che l'area della trasparenza fiscale totale sia destinata a estendersi molto rapidamente.

    Tra i Paesi che invece mantengono un atteggiamento attendista (o opportunista), non impegnandosi ad adempiere entro una data ravvicinata, si segnalano ormai solo Panama e alcuni Paesi periferici e privi di un sistema finanziario credibile (o rispettabile).
    Ai progressi in materia di trasparenza e collaborazione internazionale tra Stati si aggiunge il mutato atteggiamento di tutti i maggiori istituti finanziari tradizionalmente vocati al mondo private, che già da alcuni anni mostrano di respingere i clienti che non possono dichiararsi pienamente adempienti in materia fiscale, in primis nei confronti del proprio Paese di provenienza.
    Con tale scenario è quindi evidente come la scelta di non aderire alla voluntary disclosure rappresenti una soluzione estrema, destinata ad allontanare gli interessati dalle disponibilità che sceglieranno di mantenere occultate all'estero.
    Una scelta che non può quindi prescindere da una attenta ponderazione delle conseguenze della procedura, soprattutto extra-fiscali.

    Il costo della voluntary disclosure in termini di imposte e sanzioni potrebbe infatti rivelarsi comunque inferiore al pregiudizio rappresentato dalla progressiva indisponibilità del patrimonio. Che pare essere solo questione di tempo.
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