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Dossier Rientro dei capitali: regole complesse e costi elevati ma la…

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    Dossier | N. 27 articoliIl rientro dei capitali

    Rientro dei capitali: regole complesse e costi elevati ma la «voluntary» inizia a piacere

    Giovedì 29 gennaio, il direttore dell'agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, non ha nascosto l'ottimismo rispetto alle aspettative della voluntary disclosure: «Dai primi segnali - ha dichiarato in apertura dei lavori del Telefisco 2015 - ci aspettiamo un'adesione massiccia. Stiamo attrezzando gli uffici e formando il personale». Il giorno successivo è arrivato il rilascio del modello e delle istruzioni definitive ed è così partita ufficialmente la “collaborazione volontaria” con il fisco per regolarizzare capitali o patrimoni detenuti all'estero (o anche in Italia) in violazione delle norme fiscali.

    Sarà un ottimismo ben riposto, quello del direttore? «Il Sole 24 Ore» ha provato a verificarlo con un sondaggio in sette domande, inviate a professionisti e operatori del risparmio. E l'esito sembra confortare la posizione delle Entrate. Del resto, i roadshow e i convegni che si stanno svolgendo in queste settimane in molte città d'Italia per illustrare la novità fanno spesso il tutto esaurito. All'appuntamento milanese organizzato ancora a fine gennaio da Mps con gli esperti del Sole 24 Ore si sono presentati in 600 (il roadshow prosegue in altre città, date e sedi sono visibili su www.eventi.ilsole24ore.com/mps). E incontri di formazione e informazione vengono organizzati anche nella vicina Svizzera, che è stata per decenni meta privilegiata per i capitali desiderosi di sottrarsi al fisco italiano.

    I risultati del sondaggio
    Analizzando le risposte raccolte dal sondaggio, la voluntary risulta sicura destinataria di un elevato interesse e accreditata di considerevoli aspettative di successo. Più contenuta è l'attenzione per il rimpatrio solo giuridico e molto ridotta la curiosità per l'emersione del “nero” domestico. Sono questi, in estrema sintesi, i giudizi che emergono dai risultati visibili in queste due pagine.

    Il sondaggio è stato condotto presso un centinaio di professionisti, tra notai, commercialisti, esperti di diritto tributario, consulenti finanziari, responsabili di grandi istituti di credito e società di gestioni finanziarie (l'elenco su www.ilsole24ore.com, all'interno del dossier dedicato al rientro dei capitali). Ma ecco i dettagli.
    Per quanto riguarda la prima domanda, l'interesse è innegabile: in 31 (su cento rispondenti) lo percepiscono elevato tra la loro clientela e in 17 molto elevato (quasi la metà). Che lo strumento abbia ottime possibilità di partecipazione lo confermano le risposte al secondo quesito: in 40 hanno risposto positivamente e in 6 molto positivamente. Se si aggiungono i 35 che si aspettano un risultato medio, si supera l'80% di aspettative ottimistiche. Più contenuta la propensione alla voluntary disclosure con rimpatrio giuridico, cioè lasciando i patrimoni all'estero, dopo averli riportati in chiaro. E molto più bassa la predisposizione alla “sanatoria” domestica, cioè relativa agli investimenti e alle attività di natura finanziaria detenuti in Italia: in questo caso, meno di un quarto ha rivelato qualche interesse.

    Quanto alle motivazioni che potrebbero spingere ad aderire, vincono di larga misura gli «accordi internazionali per lo scambio di informazioni». A una certa distanza seguono l'opportunità di garantirsi una «tutela dagli accertamenti dell'amministrazione finanziaria» (18 risposte) o una «copertura per i reati tributari e l'autoriciclaggio» (15).

    L'elemento che invece più fa da freno è il notevole costo dell'operazione (47 interpellati su 100), seguito dal timore per la propria “privacy fiscale”. Un orientamento confermato dall'ultimo quesito, quello sul rapporto costi/benefici, dove quasi la metà degli esperti interpellati giudica l'adesione «costosa», mentre il 40% la definisce «equa».

    A ciascuno la sua disclosure
    A margine del sondaggio, emergono poi chiaramente alcune caratteristiche della disclosure 2015, segnalate anche dalle schede che presentiamo in queste due pagine e richiamate negli altri articoli. In primo luogo, le differenze con gli scudi fiscali degli anni zero, rispetto ai quali la voluntary si presenta senza il tratto dell'anonimato e con costi notevolmente più alti.

    Ma proprio dal lato dei costi emerge un'altra caratteristica importante: è di fatto impossibile poter stimare un costo medio dell'emersione per tutti i contribuenti. Le variabili nei conteggi di imposte e sanzioni, le infinite vicende che possono aver interessato patrimoni e capitali negli anni da considerare fanno sì che la procedura possa essere definita “sartoriale”.

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