Norme & Tributi

Dirigenti Entrate, soluzione in vista

  • Abbonati
  • Accedi
fisco

Dirigenti Entrate, soluzione in vista

Stretta finale per arrivare a una soluzione sui dirigenti delle agenzie fiscali. Il dossier è atteso oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri per cercare una via d'uscita in tempi rapidi all'impasse causata dalla sentenza 37/2015 della Consulta, che ha dichiarato incostituzionali le norme sui circa 1.200 (di cui 800 alle Entrate) funzionari «incaricati» di ruoli dirigenziali.

All'attenzione del premier, Matteo Renzi, saranno sottoposte le ipotesi discusse durante il vertice notturno di mercoledì scorso a cui hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e i direttori delle Entrate, Rossella Orlandi, e delle Dogane, Giuseppe Peleggi (si veda anche «Il Sole 24 Ore» del 2 aprile). Ipotesi che prevedevano, di fatto, una sorta di doppio binario: da un lato una soluzione ponte per gestire l'emergenza con deleghe di funzione o reggenze, dall'altro l'emanazione di un provvedimento per sbloccare il concorso ma senza la corsia preferenziale dei titoli e dunque aperto a tutti.

Uno schema che potrebbe passare poi da un duplice intervento normativo. In prima battuta, un decreto legge in grado di individuare (e reperire) le risorse finanziarie necessarie per consentire le cosiddette deleghe di funzione, in modo da colmare (solo parzialmente, però) il gap retributivo subito dai funzionari «decaduti» da incarichi dirigenziali. In seconda battuta, invece, il Dpcm per sbloccare il concorso già bandito sia delle Entrate per 403 dirigenti di ruolo sia delle Dogane, anche se realisticamente potrebbero occorrere anche un paio d'anni per completarlo. Secondo quanto discusso nel vertice della scorsa settimana, nel concorso non dovrebbero contare i titoli già maturati. Ma per venire incontro ai dirigenti «decaduti», potrebbero essere previste «posizioni organizzative speciali» (le cosiddette Pos) alle quali accedere con un sistema di interpelli per la progressione di carriera. Fin qui le proposte. Spetterà, però, al premier, Matteo Renzi, la decisione finale su come risolvere la questione, che sta assumendo risvolti particolarmente intricati alla luce delle nuove attività a cui è stata chiamata l'agenzia delle Entrate dalle ultime novità normative.

A destare maggiori preoccupazioni è soprattutto la gestione dell'operazione relativa al rientro dei capitali. Pur non essendo ancora stato quantificato il gettito complessivamente recuperabile, secondo le stime (riportate nell'intervista al Sole 24 Ore di domenica) del capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera, Marco Causi, a rischio ci sarebbero tra i 3 e i 7 miliardi di euro. Senza dimenticare che 671 milioni sono stati già ipotecati dal decreto Milleproroghe per sterilizzare l'aumento delle accise sulla benzina dal 1° gennaio e, se non arrivassero, in autunno scatterebbe l'incremento degli acconti d'imposta a carico delle imprese. A questo si aggiungono, poi, altre partite importanti da gestire e per cui è necessario che le agenzie fiscali siano pienamente operative: è il caso, per esempio, del nuovo ravvedimento operoso e della presenza nei contenziosi tributari in cui sono in ballo gli accertamenti con cifre più elevate.

Sullo sfondo c'è poi una riorganizzazione complessiva della macchina dell'amministrazione finanziaria. In tale direzione, il sottosegretario al Mef e segretario di Scelta civica, Enrico Zanetti, ha già fatto pervenire a Renzi e Padoan un piano che contempla, oltre alla riduzione dei dirigenti, la necessità di ripristinare le funzioni originarie delle agenzie riportando alcune competenze al Mef.

© Riproduzione riservata