Norme & Tributi

Città metropolitane: a Roma e Torino rischio…

  • Abbonati
  • Accedi
nuovi Enti locali

Città metropolitane: a Roma e Torino rischio «coabitazione» Pd-M5S

(Afp)
(Afp)

Oltre a riaprire continuamente i giochi sulla legge elettorale, la geografia tripolare dalla politica italiana rischia di complicare parecchio gli assetti anche nelle Città metropolitane. Il caso più delicato, ancora una volta, è Roma, dove le urne aperte oggi possono ratificare un «consiglio metropolitano» di colore opposto rispetto alla sindaca Virginia Raggi, che oltre al Campidoglio guida anche l’ente di area vasta.

CITTÀ METROPOLITANE AL VOTO: TUTTI I NUMERI

Ma andiamo con ordine, per illustrare una questione che al momento è chiara solo a pochi addetti ai lavori. Oggi 10.500 amministratori locali di 717 Comuni nelle ex province di Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli sono chiamati a votare i nuovi rappresentanti nel consiglio metropolitano, l’assemblea che ha sostituito il consiglio provinciale con i nuovi enti creati dalla legge Delrio. Questo voto di secondo livello serve ad assegnare 108 posti (senza indennità) nelle assemblee (24 seggi ciascuno a Milano, Roma e Napoli, 18 a Torino e Bologna), mentre il «sindaco metropolitano» resta quello del Comune capoluogo. Per non farsi mancare niente, alcuni Statuti prevedono l’elezione diretta, ma mancano le regole attuative.

A Torino e Roma, guidate dai Cinque Stelle che però hanno pochi rappresentanti negli altri Comuni, si incontrano i casi più probabili di disallineamento fra sindaco e consiglio. Ma è soprattutto la Capitale a rischiare la paralisi per lo scontro continuo che oppone M5S e Pd, mentre a Torino fra i due partiti non mancano ponti istituzionali . Il risultato però non è scontato, e per capirlo bisogna svelare un altro arcano di queste elezioni: l’indice di «ponderazione», che pesa il voto degli amministratori sulla base della popolazione dell’ente di provenienza. Quello dei consiglieri di Roma vale 918, per cui i 29 esponenti grillini hanno a disposizione 26.622 “voti”, a cui si aggiungono le maggioranze a Cinque Stelle di Anguillara Sabazia, Genzano, Marino e Nettuno. L’exploit rimane complicato, ma se i consiglieri M5S andranno a votare in massa e quelli del Pd diserteranno le urne qualche sorpresa potrebbe spuntare. In ogni caso, dal voto di oggi uscirà per Virginia Raggi un quadro migliore di quello attuale, prodotto dalle elezioni del 2014 che portarono in consiglio solo un pentastellato.

Più che dalle alchimie politiche, comunque, la sorte delle Città dipende dai conti. Per il 2017 è già in programma un taglio ulteriore di 250 milioni, dopo quello sventato in extremis quest’anno, che rischia di essere ingestibile per i bilanci già molto traballanti : i sindaci sperano nella replica del «contributo» che finora ha puntellato le entrate, ma nella manovra gli spazi sono pochi e la concorrenza è agguerrita.

© Riproduzione riservata